ph carlozanzi
Ieri, con la lettura finale del Barone rampante ai Giardini Estensi, da parte di Gioele Dix, si è conclusa la prima edizione del Festival del Paesaggio, una settimana fra le ville, la letteratura, i parchi pubblici, i dibattiti sulla bellezza paesaggistica di Varese, non più Città Giardino ma Città nel giardino, luogo dal paesaggio incantato (la splendida vista, dice mia nipote Rebecca Zoe). Molto bene. I politici e gli amministratori che hanno voluto l'iniziativa gongolano: tutto ok, meteo super e tanti varesini agli eventi. Addirittura si parla di un Festival che ha stimolato un dibattito a livello nazionale. Del resto molte risorse sono state investite, soldi, volontari, idee, progetti. 'Cun nient sa fa nient' dice sempre mio padre. E' giusto che chi ha seminato, raccolga.
Per parte mia non avevo certo bisogno di questo Festival per innamorarmi del paesaggio della mia città. Ho assistito solo alla lettura di Calvino a Villa Toeplitz, quindi non posso dare giudizi sull'evento. In genere amo ammirare il paesaggio dall'alto, Sacro Monte e Campo dei Fiori. Chi mi conosce lo sa bene. Ieri infatti, mentre Gioele leggeva la storia del Barone salito sull'albero per vedere meglio le cose, io me ne stavo sulla panchina sopra il Mosè, ammirando il paesaggio della Varese al tramonto (foto). Una vista che i miei occhi 'vecchi' ancora non si sono stancati di gustare.
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