sabato 20 maggio 2017

Assaggio



Qualche riga d'assaggio del mio nuovo romanzo.





...Per la verità nel mio quartiere Massimo era già venuto, coinvolto in partite di pallone. Si giocava nel primo pomeriggio, a tutte le ore d’estate. Si attendeva l’uscita delle due sole auto posteggiate, una Anglia e una Nsu Prinz, bianca l’una, verdina l’altra, quindi bimbumbam, le squadre, una porta era evidente, i pali erano i due piloni in cemento dell’ingresso del quartiere, l’altra porta, a sud, era fatta di pietre e maglioni. Si litigava per l’altezza, mancando la traversa i gol erano sempre in discussione, brevi litigi perché vincente era il desiderio di correre, di segnare una rete in più degli avversari. Il Dido, il Gianni, l’Emilio, il Nando, i miei fratelli, il Bruno, l’Attilio, questi gli indigeni, poi arrivavano i rinforzi dalle case vicine, il Luciano, l’Oliviero, infine Massimo, niente di speciale con la palla fra i piedi. Aveva i piedi piatti, nel nuoto era il migliore. Quando si giocava al pallone non si parlava della cantina, né circolavano ragazze a fare il tifo, se ne fregavano di ragazzetti sudati che si rincorrevano fra parolacce e strattoni, pedatoni e versi esagitati dopo un gol. Ogni tanto appariva dal balcone di un palazzo vicino la ragazza della casa color cioccolato, principessa inarrivabile anche per via della distanza: era lontana, non si è mai degnata di scendere ai piani bassi, di percorrere i gradini e di affrontare la penombra. La rimiravo come si osserva una stella lucente in una notte perfetta: semplicemente irraggiungibile.
Portai Massimo in cantina ma gli amici ci fecero il bidone. Non ne avevo fatto parola, fu casualità. Non si vide nessuno, eppure l’ora era quella, il luogo anche, l’odore pure.

“Che puzza di piscia” aveva detto Massimo, scendendo le scale con baldanza. E dopo una ventina di minuti: “Ma dove sono le fighe?” E già il fatto che avesse usato quell’espressione per me impronunciabile marcava la nostra distanza e la sua destrezza nel maneggiare la materia. Massimo era così: un piccolo lord inglese, ben vestito, di buona famiglia, capace di grande educazione, rispettoso del galateo, abile nel mostrare all’improvviso la sua seconda natura, sfacciata e trasgressiva... 

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