mercoledì 28 febbraio 2024

Franco l'australiano




 

Mi giungono queste immagini dall'Australia. Me le invia il mio amico Franco Montarese che, con scelta coraggiosa, alla soglia dei settant'anni è andato a vivere definitivamente in Australia con la famiglia, per raggiungere una figlia là sposata. Mio compagno di liceo nonché atleta come me alla Società Varesina di Ginnastica e Scherma (lui faceva sollevamento pesi), Franco mi ha confessato che prova un po' di nostalgia per la sua terra natìa. 

Alex on ice


 





Stamani, mercoledì 28 febbraio, alle 9 ero già al Palazzo del ghiaccio di Varese. Non volevo perdermi la sfida Italia-Slovacchia di Para ice hockey, gara del 'Memorial Ciaz', torneo a quattro squadre per ricordare Andrea Chiarotti, faro della nazionale di Para ice hockey, morto prematuramente. Era la prima volta che assistevo ad un match di questo sport dal vivo. Con me centinaia di alunni delle scuole primarie e secondarie di Varese, che ad un certo punto, alla presentazione delle squadre, hanno gridato 'Alessandro, Alessandro...' Certo, anch'io ero lì soprattutto per Alessandro Andreoni detto Alex, mio ex alunno Vidoletti, numero 27 degli azzurri. Un ragazzo esemplare, ottimo nello sport e nello studio (ha appena ricevuto un premio per queste due qualità, lui, studente al Politecnico di Milano). Ho potuto ammirare la velocità, la grinta, diciamo anche il coraggio di questi atleti. E' stato commovente. L'Italia purtroppo ha perso 3 a 1, ma il torneo non è finito. Ci saranno le semifinali venerdì 1 marzo, e la finale sabato 2. Vi terrò informati.
Alex on ice...avanti così!

martedì 27 febbraio 2024

Foto Noemi


 

Sono sempre felice quanto ritrovo miei ex alunni che si fanno largo nella loro professione, soprattutto se si tratta di lavori o hobby che mi appartengono. Naturalmente Noemi Pagani è una fotografa professionista, io sono un superdilettante, ma amiamo entrambi la Canon.

domenica 25 febbraio 2024

Acqua che scorre

 

                                           Torrente verso il rifugio Barba-Ferrero


Acqua che scorre

di Arnaldo Bianchi


Acqua che scorre 

e canta

acqua che cade, precipita

e ribolle

ombra che scorre, si acquieta

ristagna

nella luce verde

che sorprende la sera.


Auguri a Giovanna e Adriano


 Felice anniversario di nozze ai miei amici Giovanna e Adriano. 

sabato 24 febbraio 2024

Passeggiata di fine Ottocento


 

Si è conclusa oggi pomeriggio, sabato 24 febbraio, la serie di incontri organizzati da APS Cavedio, in collaborazione con la Biblioteca Civica di Varese, nell'ambito del progetto Sparking Pages. Momenti davvero interessanti sulla Varese di fine Ottocento-inizi Novecento, sino alla Grande Guerra. Un grazie quindi a chi ha regalato alla città questo tuffo nel passato, e cioè (foto da sinistra) Angela Borghi, Laura De Filippo, Annarosa Confalonieri e Alessandra Stifani, del Cavedio. A parte l'incontro sui Carnevali varesini (tenuto da Mario Chiodetti con il Grande Orfeo), gli altri sono stati curati da loro. Oggi il meteo non favorevole ha portato ad un cambio di programma, che prevedeva una passeggiata nel centro di Varese, immaginando i luoghi di fine Ottocento. L'immaginazione è quindi stata ulteriormente messa alla prova, dato che l'incontro si è tenuto in Sala Morselli alla Biblioteca. Ha fatto da guida, dimostrando passione e competenza, Angela Borghi: la dottoressa-scrittrice si è avvalsa anche delle immagini e di una mappa dell'epoca, che è stata distribuita in cartaceo ai presenti (vedi foto). 

Chi, come me, ha una certa età e ama Varese, non ha avuto difficoltà a seguire Angela Borghi attraverso le sei porte del borgo, le vie e le piazze con nomi diversi dagli attuali, edifici sgretolati dal tempo ma soprattutto dalla mano degli uomini, il torrente Vellone ormai seppellito sotto l'asfalto, tanti aneddoti che i varesini (non solo quelli di una certa età) dovrebbero conoscere, per conoscere e apprezzare la loro città, la sua storia e ciò che la storia lascia in eredità all'oggi e al domani.

Fra i presenti in sala abbiamo riconosciuto Fiorenzo Croci, anima del Cavedio, che da anni (nel suo 'multiforme ingegno' di editore-scrittore-organizzatore di eventi) valorizza la nostra città.  

Imito, dunque sono?


 




Antonio Bandirali, dinamico artista della fotografia, presidente del Circolo degli Artisti, ha 'regalato' a Varese un incontro davvero interessante, certamente d'attualità. E' stato presentato questo pomeriggio, sabato 24 febbraio, in sala Montanari, il libro 'Imito, dunque sono?' cioè il primo libro italiano scritto da un'intelligenza artificiale sull'Intelligenza Artificiale. Il volume, edito da Bietti, è stato curato da Paolo Bottazzini. Presenti sul palco (vedi foto in alto) da sinistra Ludovica Manusardi Carlesi (direttrice della collana Sestante), Matteo Inzaghi (direttore di Rete 55) e il coautore Paolo Bottazzini. Presente anche Giampiero Tartaglia, per l'Associazione Culturale Europea, e Carlo Massironi, commissione ambiente della Fondazione Cariplo. Dopo i saluti del sindaco di Varese Davide Galimberti (foto in basso), Ludovica Manusardi ha spiegato il perché l'editore Bietti ha voluto inaugurare, non molti anni fa, una collana scientifica, che ben volentieri ha ospitato questo volume rivoluzionario. In dialogo con il giornalista Matteo Inzaghi, il curatore Bottazzini ha illustrato l'opera, divisa in tre parti: un saggio sul cammino dell'intelligenza artificiale, una strada iniziata nel 1956. Quindi la fatica è toccata alla macchina, a chat GPT-4, che ha scritto la sua autobiografia. Infine la terza parte è un'intervista di Bottazzini all'intelligenza artificiale.    

Odio i corvi


 

Saranno anche gli uccelli più intelligenti, ma i corvi li odio. Come per gli umani, intelligenza non coincide con simpatia. Distruggono il mio giardino. Eccolo pronto a balzare sul mio prato, col suo becco coriaceo. Rimpiango la pistola Oklahoma, con la quale giocavo da ragazzo. Una pistola ad aria compressa, che sparava piccoli proiettili di gomma. 

venerdì 23 febbraio 2024

Libertà e schiavitù


 

Considerazioni in un giorno di pioggia. Pensavo che chi scrive romanzi in genere vive questi due opposti: da un lato il romanzo è una delle massime espressioni di libertà, tu puoi far dire alla storia e ai tuoi personaggi ciò che vuoi. Nello stesso tempo sei schiavo di un padrone 'cattivo', cioè l'ispirazione, quel particolare stato che ti permette di scrivere con velocità e - si spera - con buoni risultati. Questo stato non viene a comando, non è questione di buona volontà. Arriva, e quando arriva bisogna esserci. Così pensavo all'età della pensione: è un'età che in genere regala tanto tempo libero, alcuni nodi si sono sciolti e si potrebbe vivere bene, ma ancora una volta siamo 'schiavi' di un padrone poco generoso, cioè la voglia di fare le cose, la passione.  Anche in questo caso non basta (anzi, non serve) la buona volontà. Ci vuole altro. 

 

giovedì 22 febbraio 2024

Auguri, Stefano



 Felice compleanno al mio amico Stefano.

Fuggiaschi

 


Ecco il mio nuovo romanzo. Lo presenterò sabato 23 marzo, ore 16.30, Sala Morselli alla Civica Biblioteca di Varese, in via Sacco. Dialogherà con me l'artista Nicoletta Magnani.

Così si legge nel risvolto di copertina:

Seguendo le indecifrabili vie del destino (o della Provvidenza), risalendo lungo il corso degli anni, dal 1917 al 1981, due famiglie e tanti personaggi che fuggono dall’apatia della vita alla fine si incontrano, forse per fuggire di nuovo, o per abbracciarsi in una storia d’amore. Il marchigiano Giorgio e il varesino Luigi, amici di fuga nell’ultimo anno della Grande Guerra, si salutano sotto il cielo rosso di bombe e di sangue, ma non sarà un addio. Seguirà un’altra guerra, nuove fughe sui campi e nei cieli, ali di aerei ed evasioni solo sperate, il secondo dopoguerra, gli anni Settanta e l’amore che si rinnova e riempie di sogni la giovinezza. Un diario ritrovato compirà il miracolo di vie che portano nella medesima direzione, che intrecciano legami, che consolidano un comune sentire: siamo fatti per una meta, eppure la meta chiede nuove avventure.

Carlo Zanzi, come nel suo precedente romanzo ‘Sassolungo’, risale i tornanti della storia, storia locale e storia nazionale, storia familiare e storia di tutti, sessant’anni di vita italiana, dalla costa adriatica alle prealpi lombarde. La sua scrittura scarna, essenziale, ci prende per mano senza costringerci a tappe impegnative, brevi capitoli che si rincorrono come i passi lenti di un camminatore di montagna. Siamo tutti fuggiaschi, perché chi non scappa per necessità, per fame, per paura, lo fa seduto sopra un divano con un libro fra le mani, inginocchiato nella penombra di una chiesa, davanti ad un programma televisivo che non ci interessa e che ci porta al sonno; siamo tutti alla ricerca di un qualcosa in più, di diverso, di desiderabile. In fuga dalla noia. Sospesi a braccia aperte, ali distese nel cielo di una speranza futura.       

martedì 20 febbraio 2024

Auguri, Silvano


 

Felice compleanno al mio amico e collega Silvano Danzi detto guru (per le sue abilità nello scoprire talenti della corsa di resistenza). Ho scelto una foto d'archivio, un suo arrivo vittorioso ad una campestre scolastica. All'arrivo un altro mio amico, il prof. Enrico Pellegrini.

lunedì 19 febbraio 2024

Pallavolo alla Vidoletti

 







Interessante mattina di pallavolo giovanile oggi, lunedì 19 febbraio, presso la bella palestra dell'IC Varese 3 - Vidoletti di via Manin. In programma i GSS per le scuole medie, sia maschili che femminili. Grazie alla disponibilità dei docenti di Scienze Motorie della Vidoletti, i ragazzi hanno potuto giocare in un campo adeguato, vivendo attimi indimenticabili. E naturalmente non potevo mancare con la mia Canon. Vediamo in maglia rossa le due squadre Vidoletti con i prof, poi la storica rivale 'Dante Alighieri' del prof. Nico Genovese (maglia arancione), una fase della partita Dante-Vidoletti e i ragazzi con il prof. Carlo Pirani (cappello a larghe falde), già docente alla Vidoletti e tennista master fra i migliori in circolazione. Ho potuto salutare anche Cecco Lenotti e altri colleghi, respirando a pieni polmoni l'aria salubre della 'mia' palestra. 
Per la cronaca: passano il turno le ragazze della Vidoletti e i ragazzi di Azzate.
Forza Vidoletti!



domenica 18 febbraio 2024

Dal mio cielo sereno

 


Stamani il sole all'alba regalava al fumo di un camino un colore dorato. Fra i tanti miei pensieri, uno triste: un tetto in fiamme.



Dal mio cielo sereno

 

 

Dal mio cielo sereno è piovuta la guerra

sotto forma di bombe e di corpi dolenti;

tutto questo è accaduto al tiggì delle venti.

Ho zittito la tele. Non amo la terra

 

dove l’uomo si ammazza e la donna si uccide

mentre addento la mela e gusto il caffè;

e se proprio succede te lo tieni per te,

voglio gente serena, che ama e sorride.

 

Ma che ho fatto di male per vedere lo strazio?

Dal mio giorno in divano non intendo scansarmi;

finché ho un soffio di fiato avrò cura di amarmi,

tutto il marcio del mondo non intacchi il mio spazio.

 

E se proprio insistete vi dirò una preghiera:

che ci vuole a implorare verso il cielo di Dio?

Padre Nostro che regni, non sciupar ciò che è mio

e risolvi i disguidi, rendi quieta la sera.

 

Nel mio cielo sereno s’è acceso un gran fuoco,

è partito dal tetto, ha bruciato il divano,

i miei piedi, le braccia, la pancia, una mano;

del mio corpo tranquillo è rimasto ben poco.

 

 

Le mascherine vincenti

 




Ecco la classifica della Mascherina d’oro 2024:

 

1° - Francesca Deidda

‘Primavera green – sboccia il riciclo’  Quando bottiglie di plastica diventano fiori

 

2° - Nicolò e Sebastian Porcini

‘Lego band’

 

3° - Julien Abbatescianna Ferrero

‘Aiuti…amo il pianeta’






sabato 17 febbraio 2024

Sabato grasso: carri e gruppi

 







Ultimo atto del Carnevale bosino 2024, la premiazione dei carri e dei gruppi folkloristici. Ecco la classifica:

 

Carri allegorici

1 – Irlanda di Caravate

2 – Mamme alla frutta di Olgiate Comasco

3 – Dumbo di Lurate Caccivio

 

Gruppi folkloristici

1 – Cascinao Meravigliao

2 – La casa del giocattolo solidale

3 – Maschere veneziane


Il discorso del Re

 


Discùrs dul Re Busìn par ul carnavàl 2024

 

Donn e tusàn, óman e fiö, gént da Varées,

di tücc i Castelànz, dul céntro e di paés:

Busìtt, mi va salüdi! L’è mia ‘na busìa

sa dìsi ca ma pias truvass in cumpagnìa,

anmò sto sàbat grass, cun tücc i varesìtt,

sia giùin e sia vécc, sia grand che piscinìtt.

 

Sa sèmm chi a fà baldòria; gh’è mia da pentìss.

Par un quài dì, ogni tant, l’è bóna divertìss:

ul carnavàl al ven dumà ‘na volta a l’ann,

un bóff, pö sa pàssa a burlà dent in di grann.

Parchè da quèi ghe n’è sèmpar in gran bundànza

e gh’hemm un ann intrégh par fà la peniténza!

 

Però vöj mia tiràla lunga e perd ul temp,

cumìnci sübit, dùnca, dal primm di argumént:

pàrli di böcc in tèra... in giir ga n’è ‘n vagùn,

pìcul e grand, prufund, da tütt i dimensiùn.

A ‘nà ‘n gìir a pé o in bìci ga vör paziénza.

Gh’hinn ànca di tumbìn sfundàa: l’è ‘n’indecénza!

 

Un vécc pruèrbi ‘l dis, par mia ris’cià di guài:

‘na pèzza malmetüa l’è méi che ‘n böcc ben fài,

inscì però gh’hinn stràa vestìi ‘mè l’Arlechìn,

o ‘mè i vacc négar pezzàa dul cantùn Tisìn.

Fìna in la "Tré vall" i stràa évan tütt cunsciàa:

‘na figüra mia tropp bèla par la cità!

 

E al nòst càar Sìndich un cunsìli vöri dà:

quand sa sàra sü i böcc e sa cudrùna i stràa

gh’è mia da pèrd tròpp tèmp, ma sübit fà in manéra

da fà ‘ndà ‘l tràfich cunt i sò bèi ségn par tèra.

Sénza zebre e mezzarìi sa fà cunfusiùn

cunt i màchin ca s’incùntran e cu’i pedùn.

 

L’è da quand sun Re ca sa parla du la casèrma,

du la fin di laurà mi spéri la cunférma.

L’è ‘n gran spàzzi a la cultüra dedicàa,

inscì l’è almén la pruméssa par la cità.

Ma quèll ca cünta hinn mia i méter quadràa

quantu quèll che gh’è déntar e la sò qualità.

 

Bögn bé che i cantiér podan vess saràa sü ‘n prèssa,

l’è la mè speranza e dul Sindich la prumèssa.

Dul Largo Flaian l’è ‘péna finì ‘l laurà

che par un para d’ann l’ha fai tant tribülà.

Sperémm che cu’l tràfich sa tìra sü ‘n pù ‘l fiàa

e pa’i àltar mestée sa póda dass da fà.

 

Cari Busìtt: ga vör paziénza, e educaziùn!

Gh’è ‘na ròba ca l’ha ma fài vegnì ‘l magùn:

par fà ‘n dispètt, tacàa a la Madunìna in Pràa,

la cüna e ‘l Bambìn dul presépi hann fin rubàa:

‘un zifulòtt da ménta la pruvucaziùn

e un tòrt insübìi da ra nòstra tradiziùn?

 

Però, a la fìn, Bambin e cüna hinn stai truvàa:

mia trà vìa, ma sóta ‘n ulìiv, quell tacàa

a ‘n’àltra gésa a la Madona dedicàva,

quéla di puarìtt; che a san Fermu l’è situàva.

Che ‘l sìa stai pròpi ‘l Bambin a vuré cercà

un sìit püssée cunfùrma a la sò puertàa?

 

L’Omm al nass lìbar, ma l’è in cadénn induasessìa;

‘mè ‘l diséva un pensadùur da filusufìa.

(n.d.a.: Jean Jacques Rousseau)

Un quaivün da incadenà ‘l Fiö l’ha vüü l’idéa,

in manéra che nissün pudéss purtàl vìa:

Diu vuréss mia che ‘l Bambin ‘l végna mettüü

in cadénn, fìna in la cüna, ‘péna nassüü!

 

In dul dì d’incöö dul duman gh’è mia certézza!

sa po mia però fà sénza d’ra sicürézza

in dul céntru d’ra cità, suratütt la sìra,

quand in gìir gh’è mia nissün, aspàrt... ‘n quài ligéra.

L’è capitàa an’mì, da passà a mia tàrda ura

in piàzza dul Garibaldìn e végh paüra!

 

Par mia parlà da quéll ca sa tröva par tèra

in di stràà e in di piàzz: da nòtt l’è ‘na rüéra.

Ma a part du la gént la catìva educaziùn,

gh’è ànca un quài prublema da manütenziùn,

dìsi, par esémpi, di marciapè di stràa:

‘na fréga da cestìn e tumbìn mai svuià.

 

Sa di lüüs da Natàal nissün l’ha vüü da dì

L’è ‘n ségn che quèi da quest’ann hinn stai preferìi.

Ul spetàcul l’éva stai grandiùus l’ann passàa,

ma forzi par Natàl l’éva mia tròpp detàa.

Ul bel giügh da diségn e culùur piciuràa

la belézza del Palàzz l’ha fai risaltà.

 

Sügüra di giardìtt l’ha mia pensàa al decòr

chi l’ha piazzàa i cartèi ‘mè ‘na càcia al tesòr

par fà finì quèi poarcrìst ca la ga scàpa

in d’un cèss cun la pòrta, da ‘n bel tòcch, saràda:

parchè anca i gent da Varés gh’hann i sò sögn,

ma, dabùn, ‘na quài vòlta gh’hann i sò bisögn!

 

La finìssi chì, andé innànz a fà baldòria,

e par ‘na quài ura lassée fö d’ra memòria

i rogn e ‘l malandà ca gh’è in stò mund risïàtt,

indùa roban, màzzan, dann tànti fö da matt!

Indùa fìna par i robb bèi gh’è mia rispètt:

par la natüra, par i donn e i tusanétt!

 

Busìtt, mi va salüdi! tùrni a ‘nà luntàn,

ma prima da lassàv va stréngi a tücc la man.

E tegnìi a mént: stassìra, ‘n bun bicér da vin

a la salüüt vòstra e dul vòstar… Re Busìn!

 

 

 

Discorso del Re Bosino per il Carnevale 2024

 

Donne, ragazze, uomini e ragazzi, gente di Varese,

di tutte le Castellanze, del centro e dei paesi:

Bosini, io vi saluto! Non è una bugia

se dico che mi piace essere in vostra compagnia,

ancora questo sabato grasso, con tutti i varesini,

sia giovani che vecchi, sia grandi che piccini.

 

Siamo qui a far baldoria; non c’è da pentirsi.

Per qualche giorno, ogni tanto, è cosa buona divertirsi:

il carnevale arriva solo una volta l’anno,

un soffio, poi si torna a finire nei fastidi.

Perché di quelli ce n’è sempre in abbondanza

e abbiamo un anno intero per far penitenza!

 

Però non voglio tirarla per le lunghe e perder tempo,

comincio subito, perciò, dal primo degli argomenti:

parlo dei buchi in terra... in giro ce n’è una quantità,

piccoli e grandi, profondi, di tutte le dimensioni.

Andando in giro a piedi o in bici ci vuol pazienza.

Ci sono anche tombini sfondati: è un’indecenza!

 

Un vecchio proverbio dice, per non rischiare di aver guai:

una pezza malmessa è meglio che un buco ben fatto,

così però ci son strade vestite come Arlecchino,

o come le vacche nere pezzate del Canton Ticino.

Persino nella Tre valli le strade erano tutte malmesse:

una figura non troppo bella per la città!

 

E al nostro caro Sindaco voglio dare un consiglio:

quando si chiudono le buche e si asfalta la strada

non c’è da perder tempo, ma fare subito in modo

di regolare il traffico con adatte indicazioni per terra.

Senza zebre e mezzarie si fa confusione

con le macchine che si incontrano e coi pedoni.

 

Da quando sono Re si parla della caserma,

spero nella conferma della conclusione dei lavori.

È un grande spazio dedicato alla cultura,

così almeno si promette alla città.

Ma quello che conta non sono i metri quadri

quanto quello che vi è contenuto e la sua qualità.

 

Bisogna bene che i cantieri si possano chiudere in fretta,

è la mia speranza e del Sindaco la promessa.

Del Largo Flaiano è appena finito il lavoro

che per un paio d’anni ha fatto tanto tribulare.

Speriamo che col traffico si possa tirare un po’ il fiato

e per gli altri lavori ci si possa dar da fare.

 

Cari Bosini: ci vuole pazienza ed educazione

C’è una cosa che mi ha fatto venire il magone:

per far dispetto, di fronte alla Madonnina in Prato,

perfino la culla e il Bambino del Presepio hanno rubato:

la provocazione di uno stupidotto

e un torto fatto alla nostra tradizione?

 

Però, infine, Bambino e culla sono stati trovati:

non gettati via, ma sotto un ulivo, quello adiacente

ad un’altra chiesa dedicata alla Madonna,

quella dei poveri che a san Fermo è situata.

Che sia stato proprio il Bambino a voler cercare

un posto più conforme alla sua povertà?

 

L’uomo nasce libero e ovunque è in catene

come diceva un pensatore di filosofia.

(n.d.a.: Jean Jacques Rousseau)

Qualcuno ha avuto l’idea di incatenare il Bambino,

in modo che nessuno potesse portarlo via:

Non voglia Dio che il Bambino venga messo

in catene, già nella culla, appena nato!

 

Al giorno d’oggi del doman non v’è certezza!

non si può fare a meno però della sicurezza

in centro città, soprattutto alla sera,

quando non c’è in giro nessuno, a parte ... qualche vagabondo.

È capitato anche a me, passando ad ora non tarda

per la piazza del Garibaldino e aver paura!

 

Per non parlare di quello che s’incontra per terra

nelle strade e nelle piazze: di notte è un immondezzaio.

Ma a parte la mala educazione delle persone,

c’è anche qualche problema di manutenzione,

parlo, ad esempio, dei marciapiedi delle strade:

una quantità di cestini e tombini da vuotare.

 

Se di luci di Natale nessuno ha avuto da dire

è un segno che quelle di quest’anno sono state preferite.

Lo spettacolo era grandioso l’anno scorso,

ma forse per Natale non era molto adatto.

La proiezione del bel gioco di disegni e colori

ha fatto risaltare la bellezza del Palazzo.

 

Certamente non ha pensato al decoro dei giardini

chi ha piazzato i cartelli come una caccia al tesoro

per far finire qualche poveraccio con un bisogno fisiologico

in un bagno con la porta serrata da un bel pezzo:

perché anche i varesini hanno i loro sogni,

ma, davvero, qualche volta hanno i loro bisogni!

 

Finisco qui, andate avanti a far baldoria,

e per qualche ora lasciate lontani dai pensieri

le rogne e il malandare che c’è in questo modo rissoso,

dove si ruba, si ammazza, tanti dan fuori di matto!

Dove persino per le cose belle non c’è rispetto:

per la natura, per le donne e le giovinette!

 

Bosini, io vi saluto! me ne ritorno lontano,

ma prima di lasciarvi stringo a tutti la mano.

E mi raccomando: stasera, un buon bicchier di vino

alla salute vostra e del vostro... Re Bosino!