martedì 31 gennaio 2017

Un concerto per Lino


Lino Conti non si dimentica. La sua amata musica ce lo riporterà sabato 4 febbraio, 5° concerto in sua memoria, organizzato dal ‘Comitato per ricordare Lino Conti’. Alle ore 21, in Basilica San Vittore, per la direzione di Gabriele Conti, si esibiranno il Coro da Camera di Varese e l’Orchestra Sacro Monte. In cartellone il requiem KV 626 di Mozart (per soli, coro e orchestra), e ‘In furore iustissimae irae’ di Vivaldi (per soprano, archi e basso continuo). Soprano: Francesca Lombardi Mazzulli; contralto: Marta Fumagalli; tenore: Davide Fior; Basso: Tae-Joong Yang.
Ingresso libero.



lunedì 30 gennaio 2017

Auguri, Tommaso


Auguri Tommaso, nipotino mio, oggi spegni la tua prima candelina. Evviva!

Il Sacro Monte di Lorenzo Luini

Sala Veratti, Varese5 febbraio | 12 marzo 2017Inaugurazione sabato 4 febbraio 2017 | ore 17.00

Visioni verso il SublimeIl Sacro Monte di Lorenzo Luini

Il fascino della salita lungo il Viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese è invariato da più di quattrocento anni. I misteri del Rosario, la natura che avvolge il cammino, il paesaggio mozzafiato che si gode dalla cima, ne fanno un'esperienza unica che ogni volta si rinnova come se fosse sempre “la prima volta”. Il Sacro Monte di Varese continua a suscitare nuove e contemporanee ispirazioni e in questa visione si inserisce l'ultimo e suggestivo lavoro di Lorenzo Luini che presenta un ciclo di opere dedicate proprio alla Montagna Sacra tanto cara ai varesini.
Le tele reinterpretano in modo nuovo ed originale la sua personale esperienza nata dalle numerose camminate lungo la salita, da solo o in compagnia, e dall'ispirazione suscitata da quei sassi calpestati centinaia di volte.
La mostra in corso alla Sala Veratti di Varese dal 5 febbraio al 12 marzo presenta oltre una cinquantina di opere in cui il dinamismo impresso alla materia pittorica trasmette il senso del tempo che passa e del continuo agitarsi del genere umano in mezzo alle contraddizioni ed all'insicurezza dell'esistenza.
Il progetto poetico ed appassionato di Luini appare in tutta la sua consistenza progettuale e profondità di pensiero, ove le venature coloristiche lasciando emergere le pulsioni più nascoste dell'anima.
La mostra sarà inaugurata sabato 4 febbraio 2017 alle ore 17.00.
Il suo percorso artistico di Lorenzo Luini parte dalla pittura, con un approfondimento della relazione tra luci e ombre. Oggi l'artista, stimolato dalle nuove tecnologie, ha rinunciato all’esperienza pittorica classica per cercare nuove emozioni nell’arte digitale raggiungendo risultati ricchi di armonia e di grande spettacolarità. Nel 1974 ha fondato la Fotolito Cromoflash, azienda tuttora all’avanguardia nel settore delle arti grafiche. Vive a Gavirate.
Lorenzo Luini T +39 335.7236120
La mostra organizzata in collaborazione con il Comune di Varese, l'Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese e l'Associazione Amici del Sacro Monte.
Testi in catalogo di Marcello Morandini, Ettore Ceriani, Ambrogina Zanzi.

Visioni verso il SublimeIl Sacro Monte di Lorenzo Luini5 febbraio | 12 marzo 2017inaugurazione sabato 4 febbraio 2017 | ore 17.00Sala Veratti, via Veratti 20 - VareseOrari: da martedì a domenica 9.30 - 12.30 | 14.00 – 18.00. Lunedì chiuso
Press Erika La Rosa erikalarosa05@gmail.com 339.8547025 


Auguri, Marco


Felice compleanno al mio ex alunno Marco Trevisanut (al centro). Ho avuto migliaia di alunni, lui è il solo che è sceso sotto i 3 minuti nei 1000 metri, ed è fra i pochissimi che ha optato per il sacerdozio come scelta di vita. Augurissimi!

Quell'unico concerto in Salone Estense



Ho avuto la fortuna e l’onore di presentare molti miei libri in Salone Estense, nel Palazzo Comunale di Varese. Una sala prestigiosa, che amo anche perché lì si tenne il solo concerto di pianoforte di mia mamma Ines, nel 1952. Ieri, con commozione, ho voluto fotografare il manifesto di quell’evento e il diploma in pianoforte di mia mamma, ottenuto nel prestigioso Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano, nel luglio del 1949. Si sposò nel 1953, nel 1954 nacque Guido, nel ’56 io….poi Marco e Paolo, pochi soldi, salute malferma, addio pianoforte e sogni di gloria. Solo i concerti familiari, per il piacere nostro e, sono certo, anche suo. Anni e anni di studi, un solo evento pubblico. Probabilmente avrebbe potuto fare la concertista, scelse la famiglia, ottenendo comunque soddisfazioni come prof. di musica. Eccoci davanti al pianoforte nero, il suo strumento. Su quei tasti saltellava felice….

domenica 29 gennaio 2017

Luisa, poetessa bosina 2016

                                                                      ph carlo zanzi



Quest'anno la poetessa Luisa ha scelto la bosinata classica, seguendo gli esempi dell'inarrivabile Speri della Chiesa Jemoli e del bravissimo Natale Gorini. E ha vinto. Ecco il testo e la motivazione, scritta da Livio Ghiringhelli, presidente della Giuria del Poeta Bosino.


Prima classificata   Luisa Oprandi   ‘Na nòtt in ringhéra

L’enigma sulla funzione ‘professionale’ del protagonista (ul cess da ringhéra) si scioglie solo all’ultimo verso, ma sotto sotto si va rivelando grazie a una galleria scelta di personaggi, che la struttura comica del componimento va sapientemente svelando con tocchi d’evidenza particolare. La versificazione in quartine di decasillabi, con rime del tipo baciato aa/bb, ad eccezione della quinta strofa a rima unica, dà compattezza al racconto. Si sa che dalle bocche plebee escono battute al limite della convenzione, oscenità, ingenuità infantili, pur nel rispetto della verità, ma queste inclinazioni risultano comunque riscattate da quel motto di spirito che restituisce alla situazione la dignità del reale.



‘Na nott in ringhéra

Ul ciel l’è anmò scur, quand senti un frecass
e mi che runfavi, prufund cumè un sass,
da culp me disèdi e pensi “Se gh’è?”
pö vedi la porta derviss daparlée

Ho minga fai a temp a capì cusé gh’era
che senti un burdel, li da föra in ringhèra:
“ L’ è culpa di fung, evan marsc, minga bun”
disevan in cor la Teresa e ul Luisun

intant che strüsavan, vüna chi e vün de là,
ul Clement marussée cui büsecc tüutt risciàa
che, pasitt a pasitt, muresin muresina,
al rivava in de mi ai do ur de matina..

e quand l’ha capì finalmente de vess sdentar
l’a fini de tegnì cint i mann strecc ul ventar:
tütt a ‘n bott l’è partida ‘na sunada in bemoll,
che se devi cüntala, trövi nanca i paroll…

un’ottava da sura, un’ottava da sott,
la pareva ‘na festa cul spümant e cui bott
e cui corni e tambür, trumbuni e fagott
ul cuncert de Vienna, al cunfrunt,  l’è nagott.

Finalment dopu un pu’, cui büsecc tütt bei nett,
ul Clement l’è turnà a durmì nel so lett
e anca mi, tüt sturnì per la gran sinfonia,
sevi smort cumé un strasc e cunscià de trà via.

Sevi drè a pesà i pomm, già cui occ bei seráa
e bufavi me quand sun lì prunt per runfà…
quand, d’un bott, da luntan senti là nella via
ul Tumas ch’el vegn scià da una nott d’usteria…

E ‘l strafoja paroll, cun vuss straca e impastada,
tant ch’el dunda scià e là per la cioca ciapàda
Ma mi ‘l so, quand s’incorg che ‘l sarà rivà a cà,
dervirà la me porta par vegnim a truà
Al ga met quasi ‘n ura, tütt bel cióc mè un minin,
e dai büss de la pell manda spüzza de vin..
ma l’è pien, inscì pien, sto por Crist, sto panposs
che la rungia la fa nei calzun tüta adòss

e pó stracc, indurment, nel cantun, por umett
al cumincia a runfà me ‘l füdess ‘n angiulett
e ‘l se insonga de vess a nudà in canottiera
dent a un mar de Lambrüsc, de Nebbiolo e Barbera.

Fin che la riva lè….cul so fa da cuntessa,
la zitèla Palmira, che la va a prima messa:
la ved minga ul Tumas, bütà giò lung tirà,
che cui brasc in del sogn...segütava a nudà…

e la ciapa un stremizzi, pö na gran scarpüsciada,
la finiss giö pa tèra e l’è tüta intrunada;
gialda e verda de rabbia e cun vuss da galina
la sguigniss “Fö di ball che mi sun signorina

e i me comud ai fò senza lü e de per mi,
svergungà, balabiott, vaga a svelt via de chi”
e nel ment che ghe dà la burseta sül cò
na scurlèra impruvisa dai calzett la va giò…

“ Oh Signur l’è già tard, ho capì lasi stà”
Strepenàda me l’è, gira i tacc e la va…
E m’incorgi che intant gh’è uramai föra ul su,
de durmì, par incö, se ne parla già pü…

ma del rest l’è quest chi che mi fo de mesté:
al saress n’altra roba vess brümista o trumbée.
La me vida, sa sa, l’è da sempar inscì:
in estàa, se l’è frecc, quand l’è nott o del di…

gent che riva e che va, dent e fö a tutt i ur,
respirà l’aria grama, sentiss mà per l’udur…
Ognintün g’ha un destin e per mi l’è quest chi:
sunt un cess da ringhèra, l’avarì ben capì





















7 di fila


Certo, capisco che il record assoluto di Mancini all'Inter (17 vittorie di fila nel campionato 2005/2006) è ancora molto lontano, ma dopo la settima vittoria di fila della mia amata Inter non posso non esporre questa immagine, con la mia vecchia maglia (sponsor Misura) che purtroppo non trovo più. La Juve è ancora lontana, la fortuna-bravura può cambiare direzione, ma intanto: forza nerazzurri! 

Epigone



Ogni tanto qualche soddisfazione arriva. Ho incontrato un mio amico sul viale delle Cappelle, mi ha detto che gli ho dato uno spunto, quest’anno ha deciso di porsi un obiettivo sportivo: 100 salite a piedi al Sacro Monte nel 2017. Rassicurato per il fatto che non potrà mai eguagliare il mio record (345 salite nel 2014), gli ho fatto i complimenti: ‘Bravo, mi fai sentire utile, il mio esempio fa proseliti.’ Sono particolarmente felice perché questo amico (come direbbe Carletto Pirani, non faccio nomi, faccio cognomi: Ermoli) qualche annetto fa deve essersi guardato allo specchio: aumento adiposo, stress e lavoro sedentario, pressione in netto rialzo, qualche acciacco. Quindi si è messo a camminare. Ora addirittura un obiettivo di un certo peso. Bravo Ermoli, ti ho qui riprodotto decapitato, per rispetto del privato, ma qualcuno ti riconoscerà lo stesso!

Elogio dell'imperfezione


Penso ad una giovane coppia: il loro amore sarà perfetto, saranno diversi dagli altri. Penso ad una giovane coppia di sposi: la loro casa sarà perfetta, non si accettano crepe. Penso a due giovani genitori: il loro bambino diventerà grande con le migliori cure parentali, educato e impeccabile. E’ doloroso, poi, dover accettare l’imperfezione. Ma è il cammino di tutti, sino ad arrivare all’elogio dell’imperfezione, non come meta ambìta, ma come pane quotidiano. 

sabato 28 gennaio 2017

Non basta



Non basta essere intonati per fare il cantante. Non basta saper scrivere correttamente per fare il narratore. Non basta saper rimare e osservare la metrica per fare il poeta. Né basta saper disegnare per fare il pittore. E’ come se uno progettasse un ponte perché sa fare quattro conti, o operasse un malato perché sa tenere in mano il bisturi. Ma mentre i falsi ingegneri e medici farebbero danni devastanti, i danni dei presunti artisti sono certamente meno gravi. Ma restano piccoli danni da eccesso di pretese. Che sia anche per me un costante richiamo a evitare intromissioni, dove non sono affatto invitato!  

Rughe antipatiche



Quando ero giovane mi stava simpatica la mia età. E mi stavano simpatici gli anziani. Oggi, che sono un quasi anziano, mi sta antipatica la mia età e mi stanno antipatici quelli più anziani di me. Alla faccia della maturità e della saggezza dell’età. Non mi piacciono le mie rughe, e quelle più profonde di altri mi fanno sprofondare nella mestizia da futuro poco promettente. Così mi trovo costretto ad inventarmi giovane, a bloccare l’attimo, a sospendere le visioni protese in avanti. Con tutto ciò non sono né depresso né triste. Consapevole…e certamente desideroso di amare la mia età…e quella che verrà.  

Amelie




Di solito partecipo al concorso Poeta Bosino con due poesie. Oltre a 'Stasìra', ho inviato anche questa, dedicata alla mia gattina Amelie, morta nel 2016, dopo undici anni con noi. Eccola il primo giorno a casa nostra, ottobre 2005, quando davvero era lunga una spanna, come si dice nel testo. 


Amelie
di carlo zanzi


Dàsi dàsi ‘na carèza sü la cùa
e n’altra süra ‘l fiàa ch’al bòfa pü.

Te se rivàva lünga me ‘na spana,
tigrèta bela, cumpàgn d’una matàna
in trìi dì i tò ùng su l’utumàna
m’hann fai capì, selvadiga Amelie,
che ‘na tempesta sfularmàva in cà,
piscinina, gatìna da mazà.

Adasi ‘na carèza sul tò màa,
la mòrt l’è lì,
la gabièta l’è par ti.

Ul salüd in düü òcc senza ‘legrìa,
‘na cùa ca bàla.
L’è ùra.
Sü, ‘némm via.


                       
Amelie

Adagio adagio una carezza sulla coda
e un’altra sopra il fiato che non arriva più.

Sei arrivata lunga come una spanna,
tigretta bella, come un evento un po’ folle
in tre giorni le tue unghie sulla poltrona
mi hanno fatto capire, selvaggia Amelie,
che una tempesta infuriava in casa,
piccolina, gattina da ammazzare.

Adagio una carezza sul tuo male,
la morte è lì,
la gabbietta è per te.

Il saluto sono due occhi senza allegria,
una coda che balla.
E’ ora.
Su, andiamo via.





Cronaca di una festa

                                                                       ph Aceti



Festa du ra Giobia 2017 e Poeta Bosino 2016

Nell’inusuale cornice del ristorante Vecchia Riva alla Schiranna, la Famiglia ha festeggiato, giovedì 26 gennaio 2017, la Giobia. Centoventi presenze, le autorità (il sindaco Davide Galimberti, il prefetto Giorgio Zanzi, i carabinieri Gerardina Corona e Claudio Cappello, il comandante della polizia locale Emiliano Bezzon), il Gruppo Folk Bosino, ottima cena e torta finale: una bella serata davvero. Contento il regiù Luca Broggini, che ha diretto la festa antica, articolata in vari momenti. Lidia Munaretti, in abiti tradizionali, ha spiegato il significato della Festa du ra Giobia e ha letto una poesia (Capìss) dedicata ai nipoti. Giobia, cioè festa delle donne, quindi un riconoscimento è stato riservato a Flavia Brogini Magnoli, imprenditrice del settore moda (negozi Base Blu) aperta al sociale (fra le altre cose, ha ospitato la Libreria Del Corso in un suo spazio). E poi la premiazione del concorso Poeta Bosino, giunto alla 50^ edizione. Su tre premiati, ben due donne, sempre per far onore alla Giobia. Poetessa Bosina 2016 Luisa Oprandi (quarto titolo) con ‘Na nòtt in ringhera’, secondo Carlo Zanzi con ‘Stasìra’, terza Diana Ceriani con ‘Ur sunadur de strava’. Marco Broggini, nuovo segretario del Premio (un grazie all’ex, Ettore Pagani) ha ricordato che sono stati venti i partecipanti, con 36 poesie in gara: un numero che andrebbe certamente aumentato, ma non sarà facile. Un grazie anche alla Giuria del Premio: Livio Ghiringhelli, Robertino Ghiringhelli, Paola Barlocci, Giovanna Gervasini e Giuseppe Carcano. E sempre per stare nell’ambito del dialetto, un riconoscimento è andato a Enrico Tediosi, nei panni di presidente del 'Cenacolo dei poeti e prosatori dialettali della Famiglia Bosina', che si impegna affinché il nostro bel dialetto non muoia definitivamente. Poi altri canti, la consegna da parte del dottor Aceti di una tesi, riguardante il campanile del Bernascone, oggi in fase di ristrutturazione anche grazie all’interessamento della Famiglia Bosina. Dulcis in fundo, la torta a forma di cuore.





Ur sunadur de strava

                                                                                                 ph carlozanzi


Alla sua prima partecipazione al concorso Poeta Bosino, Diana Ceriani già merita la medaglia di bronzo. La nota cantastorie lombarda, autrice di un corposo 'Almanacco della tradizione bosina', propone una poesia che ben rispecchia la sua personalità. Eccola premiata dal sindaco Davide Galimberti. A seguire, la poesia preceduta dalla motivazione, scritta dal prof. Livio Ghiringhelli.



Terza classificata   Diana Ceriani   ‘Ur sunadur de strava’

Da un quadro ben articolato di una società alienata dalla fretta e dall’affidamento inconsulto alla pura tecnologia, contrapposta brevemente alla frangia già sacrificata dall’invecchiamento biologico, si staglia netta la figura del suonatore di strada, ignorato e trascurato dall’indifferenza generale; ma nell’individualità dei suoi valori di curiosità intellettuale, aperta al mondo, e nel sorriso innocente della sua bontà, il protagonista trova riscontro nella sensibilità della poetessa: è la premessa di un riscatto verso una nuova società. Versificazione libera.

Ur sunadur de strava

In mezz ai gent che caminan par la strava
Tücc trafelaa, chissà in dua vöran andà
In mezz ai giuin che ciciaran da par luur
Cunt in man ur mund
Dentar a un marchingeni
Che I a ciapa fino in fund
In mezz a mia tant giuin cunt pass lent e ur bastun,
Gh’è un quei d’ün che l’è vardaa propri da nissün…..

Passen via impegnaa in de la via
Sa corgian mia
Che te sonet ‘na melodia
Ma ti te set cuntent istess
Te set l’ünic propri ades
Che te podat uservaa
I gent che in drè pasaa
Tücc i alter a san mia
Da dua la vegn la to melodia…..

ti te podat ammo usservà
ti te podat ammò pensà
te capisset, te cugnosset
tücc ur mund che a gira inturn
te ghet sempar un suris
ca ta fa andà sü i barbis
e i öcc dulz e curius
anca se te set mia famus….

ti te sonet par nissun
o te credet che al sia inscì
però furse te mia vist
ca te set drè sunà par mi.



venerdì 27 gennaio 2017

Ex alunne


Ogni tanto mi capita di incontrare mie ex alunne che (magari per pagarsi l'università) fanno le cameriere. Così ieri sera, al Vecchia Riva della Schiranna, eccone due (anzi, tre, ma una non è in foto). E il varesino d'antan, in abiti tradizionali, approva!

Auguri, Marialgi


Felice compleanno alla mia amica ed ex collega Marialgi, ottima prof, grande ciclista scalatrice.

Le braccia aperte di Luca


C’è chi, di fronte a due genitori che hanno visto morire il loro figlio, scappa, rifiuta il pensiero: addentrarsi sarebbe insopportabile. C’è chi non riesce ad allontanarsi all’istante. Qualcuno, come me, deve avvicinarsi, ne sente il bisogno, ma a distanza di sicurezza. Così oggi pomeriggio, basilica di San Vittore, durante i funerali di Luca, ero presente a distanza di sicurezza, come chi si trova davanti ad un incendio e non può andare oltre un certo limite. Alle 15.15 i celebranti sono saliti sull’altare, accompagnati dal canto ‘Se tu m’accogli, Padre Buono’….. “pur nell’angoscia più profonda, quando il nemico assale, se la Tua Grazia mi circonda, non temerò alcun male…” Loredana e Marco, genitori di Luca, credono in Dio: questo potrebbe aiutarli molto, salvarli dalla disperazione. Hanno scelto, come immagine ricordo di loro figlio, Luca con le braccia aperte: non credo che il ragazzo pensasse alla croce, ora quel suo gesto è un segno di vittoria. Il passaggio dalla croce è un obbligo per tutti, non è giusto che avvenga così presto. Quando i celebranti hanno fatto il segno della croce iniziale, per me è stato quello finale: me ne sono andato. Ma il fuoco di Luca mi scalda ancora.   

Stasìra


Chi non ha mai provato la spiacevole, ansiogena sensazione di non sapere cosa fare, cioè ci sarebbero tante cose da fare ma non si ha voglia di far nulla. Si gira per casa come cani in gabbia, e più sale la malavoglia, più la positività della vita si appanna. Spesso la mia medicina si chiama aria aperta, sport, movimento. Così feci anche quella sera, una breve camminata verso la chiesa di Fogliaro, il sole, il silenzio, un muretto come sedia, il respiro sempre più quieto, il ritmo delle preghiere, gli occhi chiusi. Così è nata 'Stasìra', premiata ieri sera, seconda al Poeta Bosino 2016.


Stasìra
di carlo zanzi


Stasìra sun rivà in dul me cantùn,
sùra ‘l mürètt dula gésa da Fujè;
buià da can mes’cià cunt i uraziùn,
ul su bass, öcc sarà, senza vidè.

Stasìra l’ho truvàva la me pàas,
sùra ‘na prea ca spung, düra me ‘l giàzz;
ul cöör frècc dasi dasi l’è bumbàas,
e tàsan i penséer, brütt malcapàzz.

Stasìra vurarìa pudé sta chi,
brascià dumà dal su, senza la nott;
vöri ‘n tuchèll da quiétt par tütt i dì,
indùa crüzi e danée vàran nagòtt.


                       



Stasera

Stasera sono arrivato nel mio angolino,
sopra il muretto della chiesa di Fogliaro;
abbaiare di cani unito alle preghiere,
il sole basso, occhi chiusi, senza vedere.

Stasera ho trovato la mia pace
sopra una pietra che punge, dura come il ghiaccio;
il cuore freddo adagio adagio diventa bambagia,
e fanno silenzio i pensieri, brutti mascalzoni.

Stasera vorrei poter stare qui,
abbracciato solo dal sole, senza la notte;
voglio un pezzetto di quiete per tutti i giorni,
dove preoccupazioni e soldi non valgono nulla.