giovedì 30 giugno 2022

L'ultima bruttura


 

Si è soliti paragonare il tramonto con il tramonto della vita, ma c'è una differenza abissale: il tramonto è un momento magico, la morte è un dramma. Le progressive brutture psicofisiche causate dall'invecchiamento, se pensate da giovani, fanno rabbrividire, ma quando arriva il nostro turno si accettano, diventano sopportabili, inevitabili, certo non amate ma accolte. Sarà così anche per l'ultima bruttura? Lo spero vivamente...ma dubito.

Una morte atroce


 

La mia nuova abitazione ha un ampio giardino, nel quale abbondano le lucertole, che non hanno affatto vita facile. Ieri una piccola lucertola è stata letteralmente mangiata da centinaia di formiche. Oggi una lucertola già grandicella è finita in una ragnatela e un ragno gli ha fatto la festa. Una morte atroce. Natura matrigna.

mercoledì 29 giugno 2022

100 salite, tanti amici



 Chiacchierare può far rima con pedalare, se a pedalare con te ci sono degli amici che non puntano alla prestazione. Non ero solo questa sera sulle rampe della salita al Campo dei Fiori. Per la mia centesima salita del 2022 si sono uniti alcuni amici, che ringrazio. Ma soprattutto ringrazio il Dio dei ciclisti (che è poi il Dio di tutto) che ancora mi concede il lusso del pedalare. 

martedì 28 giugno 2022

Paola, Paolo, Pietro.....


 

Felice onomastico ai molti miei amici che si chiamano Paola, Paolo, Pietro, Giampaolo....In foto mio fratello Paolo, eccellente organista.

Il lago, le alghe e i gobbini


 

2 luglio 2022, una data destinata ad entrare nella storia, sebbene solo in quella locale: dopo una sessantina d'anni, torna balneabile il lago di Varese. Per ora solo un paio di mesi e in alcuni punti. Un esperimento, poi si vedrà se l'ecosistema regge all'impatto turistico. Spero di esserci e di fare un bagno, una sorta di immersione nel Gange delle Prealpi per purificare la malinconia della vecchiaia, rinverdendo gli anni giovanili, quando i miei genitori ci portavano alla Schiranna a fare il bagno. La foto (siamo nel 1961, ho 5 anni) mi ritrae non sul nostro lago ma in colonia, in Liguria, però gli anni dei miei tuffi nel lago sono quelli, primi anni Sessanta, costume ascellare alla Fantozzi, niente cuffia, niente occhialini, niente ciabattine da scogli né pinne, solo la raccomandazione: "Mi raccomando, non bevete l'acqua del lago." Non sapevo ancora nuotare, mi limitavo a qualche tuffo dove toccavo, ma ricordo che tenevo gli occhi aperti, vedevo alghe e piccoli pesci, probabilmente gobbini. Poi i pesci rimasero a pancia all'aria, il lago morì, i bagni pure. Alla Schiranna costruirono la piscina, agli inizi degli anni Settanta.


lunedì 27 giugno 2022

La centesima rinviata a domani


 

Visto il meteo non favorevole, la centesima salita in bici al Campo dei Fiori è rinviata a domani, mercoledì 29 giugno, ritrovo sempre alle 18 cancello Villa Toeplitz.

domenica 26 giugno 2022

Auguri a Luisa e Riccardo


 

Felice anniversario di nozze ai miei amici 'sposini' Luisa (detta Lella) e Riccardo (detto Ric).

Il Gruppo Folk a Santa Maria Maggiore



Il Gruppo Folkloristico Bosino ha portato oggi, domenica 26 giugno, la tradizione varesina a Santa Maria Maggiore.

venerdì 24 giugno 2022

La vita...dentro Anna Negri


 



Erano i primi anni Novanta, da giovane giornalista del settimanale cattolico ‘Luce’ di Varese (oggi Rmfonline ha preso il suo posto) partecipavo alle riunioni di redazione, con il direttore don Gilberto Donnini e un bel gruppo di giornalisti (Monti, Prando, Fassi, Oprandi, Farfaletti, Costa, Mentasti, Velati…). Ricordo che dal tradatese arrivava Ugo Marelli e insieme a lui alcune giovani collaboratrici, felici di poter far pratica al settimanale di via Crispi. Caporedattrice, allora, era Maria Teresa Antognazza, una fra le prime giornaliste professioniste di ‘Luce’. Fra le giovani – veniva da Venegono Inferiore – si distingueva Anna Negri. La persi di vista, salvo risentire tragicamente il suo nome nei primi anni del nuovo millennio: la dottoressa Negri, mamma di tre bimbe, era morta a soli 37 anni, l’11 luglio del 2005.

Diciassette anni dopo incontro nuovamente la ragazza di Venegono, grazie al libro che racconta la sua storia, scritto proprio da Maria Teresa Antognazza (con Mario Negri), anche lei di Venegono, che molto meglio di me ebbe modo di conoscere Anna, e di considerare meritevole la sua breve avventura esistenziale. Titolo del libro: ‘La vita dentro’ (IPL edizioni), che è stato presentato ieri sera nella cripta sotto la chiesa di Masnago. Con l’autrice hanno dialogato Mons. Luigi Stucchi (che ne firma la prefazione), Massimo Mentasti e la giornalista di Varesenews Alessandra Toni. Ed ecco allora la storia di Anna, classe 1968, grande passione per il giornalismo, che la porta a laurearsi in lettere e a completare la formazione sino a diventare giornalista professionista, con un primo incarico ad ‘Avvenire’. Incontra Enrico Valvo, si sposa e lo segue nella sua carriera diplomatica, rinunciando alla tanto amata professione: Roma, la Turchia, la nascita di tre bimbe, Silvia, Irene e Rita. Anna è incita della terza figlia quando le viene diagnosticato un tumore allo stomaco, il consiglio medico è chiaro: un aborto e quindi, immediatamente, le cure. Anna rifiuta la proposta, accetta solo le cure compatibili con la vita della nascitura, Rita nasce settimina, la mamma inizia subito con la chemio e la radioterapia ma due mesi dopo il tumore ha il sopravvento. E oggi il libro. Si legge in quarta di copertina questo pensiero del papà di Anna, Mario Negri, che rivive i funerali: “Tutta quella gente accorsa per salutare nostra figlia, tutta quella commozione, e le parole così forti, mi hanno dato la certezza che la sua vita, anche se breve, era stata preziosa e importante per chiunque l’avesse incontrata. E’ stato forse in quel preciso istante, con la chiesa gremita e immersa in un silenzio di pietra, che ho capito davvero chi fosse la mia ‘bambina’.”

“La vita di Anna merita di essere ricordata” ha detto Maria Teresa Antognazza “non tanto e non solo per la sua coraggiosa scelta finale, ma per tutta la sua vita, la vita di una donna entusiasta, positiva, capace di non deprimersi mai ma di trovare sempre la forza per valorizzare ogni scelta, ogni decisione, fosse pure la rinuncia ad un progetto.” Una giovane donna con la vita dentro (ecco il senso del titolo), nel duplice significato: la vita come apertura alla maternità, ma più in generale la vita nella sua pienezza.

“Ad esempio” ha detto Antognazza, “seguendo il marito, ambasciatore in Turchia, Anna imparò il turco, il francese – la lingua della diplomazia – insegnò italiano all’università; una scelta contraria alla sua volontà diventava occasione per qualcosa di nuovo, senza recriminare, senza lamentarsi.”

“Anna ha scelto ed è andata alla radice della responsabilità nei confronti della vita” ha detto il vescovo Mons. Stucchi, “quando e dove questa è più fragile e indifesa. La sua decisione ultima non poteva che essere così come è stata, lineare, indiscussa, fermissima perché la sua umanità aveva questa impronta.”

La storia di Anna richiama la vicenda di santa Gianna Beretta Molla: entrambe hanno dato la vita per la vita nascente, ma quella è stata la scelta finale di un’esistenza segnata dalla passione per la vita.

 

 


I fiori appassiti


 

Stamani, mentre pedalavo, ho sentito un odore forte e non gradevole. Mi sono voltato alla mia destra, una siepe di gelsomino mostrava i fiori appassiti, giallastri, che emanavano un odore pessimo, lontano ricordo del dolce profumo del gelsomino, quando è nel pieno della sua giovinezza. Non solo: molti fiori depauperati della loro bellezza erano caduti a terra, sporcando la via. Tutta questa bruttezza non devo far dimenticare la bellezza, anzi, è un richiamo a non sprecarla, quando ad essa ci avviciniamo nel tempo favorevole. 


giovedì 23 giugno 2022

Respiri dopo la tempesta


 

Dopo il prezioso e rinfrescante temporale di ieri sera (che mi sono preso in testa scendendo in bici dal Campo dei Fiori), stamani si respira. Bisogna approfittare di questo momentaneo stato di benessere, prima che torni il caldo a sfiancare il corpo e la mente. 

I tempi della pittura - 5


 

Termino questa breve descrizione della mostra 'I tempi della pittura' con due parole sui curatori: Serena Contini e Fabio Carapezza Guttuso.

La dottoressa Contini è responsabile della Ricerca e della Valorizzazione del patrimonio culturale e museale del Comune di Varese. Il dottor Carapezza Guttuso, figlio adottivo del maestro, è responsabile degli Archivi Guttuso.

La mostra al Castello di Masnago resterà aperta sino al 20 novembre. Per info: 0332-820409    0332-255485



 

Il grande amore


 

Sul letto di morte ma anche prima, nel tempo impietoso delle domande riassuntive di una vita, certo ci si chiederà: 'Ma il mio è stato un grande amore?' Verrebbe da rispondere: 'Domanda superflua, chi ha vissuto un grande amore lo sa!' E invece no, la domanda non è peregrina perché che significa grande amore? L'amore che strappa i capelli ma poi si perde (De Andrè) è da considerarsi grande, oppure per meritarsi l'aggettivo l'amore deve essere anche duraturo, fedele ed eterno? Ma può un amore resistente essere anche grande, oppure il prezzo della fedeltà è la perdita di grandezza? Il grande amore è per natura obbligato a rinnovarsi in altri amori oppure esistono i grandi amori che restano tali, dall'inizio alla fine? La domanda iniziale è la classica domanda che genera solo altre domande e non ha risposta. Dipende. Qualcuno, vedendo la compagna o il compagno che arriva per offrirgli una tazza di camomilla (mentre costui è nel letto a porsi la domanda) pensa: 'Sì, il mio è proprio un grande amore, a prova di camomilla!'. Per altri ci vorrebbe ben altro....Dipende.

mercoledì 22 giugno 2022

La centesima insieme


Martedì 28 giugno, ore 18, cancello di Villa Toeplitz in via Vico, ritrovo per gli amici che hanno piacere di salire con me in bici al Campo dei Fiori, in occasione della mia centesima salita al Campo dei Fiori del 2022.

Vi aspetto.

Tempo previsto per la salita di 9 km: un'oretta.
 

L'ultimo saluto a nonna Angela


 

Oggi pomeriggio ero nella chiesa parrocchiale di Casbeno, per i funerali di Angela, mamma del mio caro amico Claudio, una donna profondamente religiosa che non ho avuto il piacere di conoscere bene. La chiesa era affollata, segno che la signora Angela era conosciuta. All'omelia ho saputo che, durante la gravidanza di Claudio, Angela dovette affrontare una grave malattia, e si affidò alla Madonna della Schirannetta. Anche per questo il figlio Claudio, uomo di fede, porta nel cuore la piccola chiesa campestre. E' stata una cerimonia davvero intensa, impreziosita dalle note dell'organo, suonato dal maestro Cesare Castiglioni.  

Uno sport europeo


 

Stamani altro benefico bagno nella gioventù, grazie ai carissimi colleghi Piera Macchi e Dario Pollicini (eccoli in foto, con Claudia Giordani, vicepresidente Coni nazionale), che mi hanno invitato alla Festa dello sport europeo, cioè alle gare di fine anno delle classi quinta elementare - prima media della Scuola Europea varesina. Quasi duecento ragazzi, la pioggia (così rara di questi tempi) prima a minacciare e poi a trattenersi, per permettere gare e premiazioni, una bellissima festa di fine anno scolastico, come al solito ottimamente organizzata dai prof della scuola multilingue del Montello. 

Claudia Giordani sposa il progetto-Brinzio


 
                                           Da sin. Piera Macchi, Walter Sinapi e Claudia Giordani


Negli anni Settanta sulla neve scendevano valanghe azzurre…ma anche rosa, e la reginetta della valanga rosa era Claudia Giordani, capace di vincere un argento alle Olimpiadi di Innsbruck 1976, più volte prima ai mondiali, sciatrice elegante che primeggiava dalla libera al gigante allo speciale. Con lei, allora, vestiva la maglia azzurra anche la varesina Piera Macchi, che non è stata in grado di seguirla solo per un grave infortunio agli arti inferiori. Ed è stata proprio la professoressa Macchi, oggi docente di educazione fisica alla Scuola Europea del Montello, ad invitare l’amica Claudia alle premiazioni dei Giochi di fine anno, che hanno visto stamani, mercoledì 22 giugno, al campo atletica di Calcinate degli Orrigoni quasi duecento ragazzi di quinta elementare e prima media divertirsi praticando sport. La campionessa è stata accolta, fra gli altri, anche dal fiduciario del Coni varesino, Walter Sinapi. Occasione propizia per fare qualche domanda alla Giordani, prima donna in Italia ad essere stata nominata vicepresidente del Coni nazionale. Coni, cioè sport di vertice, cioè atleti che devono dedicare ore ed ore agli allenamenti. Ore rubate allo studio?

“Niente affatto” dice l’olimpionica. “Anzi, porto un esempio recentissimo, le dichiarazioni di ieri di Benedetta Pilato, campionessa mondiale dei 100 rana, che ha chiuso l’anno scolastico con il nove abbondante di media. Lo sport aiuta a sapersi concentrare, a programmare, a dare il meglio di sé. Gli sportivi anche ad alto livello sono spesso ottimi studenti. Il Coni si sta impegnando per favorire poi la dual carriear, cioè incentivare sia la pratica sportiva di vertice che lo studio universitario.”

Anche in questo caldo soffocante, una domanda sulla neve è inevitabile: cosa pensa del progetto Brinzio per lo sci nordico, che prevede cannoni sparaneve e una pista che si prolungherà sino alla Mottarossa?

“Sono al corrente del progetto e lo appoggio pienamente” dice la figlia di Aldo Giordani, grande giornalista sportivo Rai, noto per le sue cronache ai tempi della grande Ignis di basket. “Trovo che questo bisogna fare per incentivare la pratica dello sci per tutti, approfittando delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.”

Claudia Giordani sposa quindi il progetto-Brinzio: non resta che attuarlo.

 

 

 


Il tempo della pittura - 4



 Al Castello di Masnago non si troveranno, esposti, solo documenti e immagini dalla collezione di Nino Marcobi, ma molte tele, che hanno diverse provenienze: Eredi Marcobi, Fondazione Francesco Pellin e non poche Collezioni private, che si sono rese disponibili, per arricchire ulteriormente la mostra.

4 - continua

martedì 21 giugno 2022

E' uscito il mio nuovo romanzo



E' uscito oggi il mio nuovo romanzo, 'La strada per le stelle' (Robin edizioni), del quale ho già abbondantemente parlato qui. A Varese lo presenterò in ottobre, non ho ancora la data. Chi non vuole attendere sino all'autunno, può sempre ordinarlo online. Fra gli altri siti, sul sito www.maremagnum.com sconto del 5% e spedizione gratuita. Ma mi pare che altri siti riservino lo stesso trattamento. 

 

I tempi della pittura - 3


 

Scritto della mostra al Castello di Masnago, scritto del rapporto fra il pittore Guttuso e Velate, parliamo ora di Amilcare Marcobi detto Nino, che vediamo in foto insieme all'artista. Classe 1921, fratello di quel Walter morto da eroe partigiano il 5 ottobre 1944 (una via varesina lo ricorda), agli inizi degli anni Sessanta conobbe Guttuso e dal quel momento gli fu amico, confidente, persino modello, dedicandogli ogni attimo del suo tempo libero. Sempre presente quando Guttuso era a Velate (da metà maggio a metà ottobre), fotografò il lavoro del maestro, tenne appunti, commenti, cronache precise delle fasi di lavorazione, tutto materiale inedito che trova oggi spazi nella mostra al castello. E a fine giornata, Nino Marcobi era uno dei quattro che giocava a scopa con Guttuso, come è testimoniato dal quadro 'Giocatori di scopone'. Nino compare anche nella grande tela 'Spes contra spem'. Morì prematuramente a 61 anni, nel 1982, ma grazie al suo materiale (che gli eredi hanno donato al nostro Comune) è possibile approfondire ed arricchire la conoscenza di uno fra i pittori più noti del secondo Novecento italiano.

3 - continua

lunedì 20 giugno 2022

Mario Visco romanziere


 

Accolgo sempre con interesse la nascita di un nuovo romanziere varesino, di un ‘collega’. Ancor più se è un personaggio che conosco, e in questo caso certo che conosco Mario Visco, storico giornalista del quotidiano ‘La Prealpina’. Penna raffinata, corsivista, uomo colto, si è di recente esposto sul delicato terreno della narrativa lunga, al pari di altri giornalisti di via Tamagno: Barbara Zanetti, Federico Bianchessi Taccioli. Max Lodi si è cimentato nei racconti, come Riccardo Prando. E poi abbiamo molti saggisti, da Gianni Spartà a Fausto Bonoldi, dal compianto Maniglio Botti a Diego Pisati (certamente ho dimenticato qualcuno). Bene, ora si aggiunge Mario Visco, che ha presentato il suo primo romanzo: ‘Francesco III e il braccialetto di bosso’ (Macchione editore). Ed eccolo Mario, pronto a raccontarci l’essenziale di questa nuova avventura: “Alexandra Bacchetta, la mia compagna, ha realizzato una statua, inizialmente destinata ad un castello in Francia, un’opera che riprende il mito di Artemide e Atteone, un giovane fauno cervino sul cui grembo siede una giovinetta. Insieme abbiamo pensato se non fosse possibile trovare un collegamento fra la statua e Varese. Ho approfondito la figura di Francesco III d’Este, signore di Varese sino al 1780, ed ho immaginato il nostro sovrano due giorni prima di morire, nel letto che si trovava dove oggi sorge a Palazzo l’ufficio del sindaco, intento a raccontare al medico di corte e al suo segretario una favola ambientata in Borgogna, tramandata dalla nonna materna. La favola è il pretesto per ripercorrere la sua vita, e qui entra la parte storica del romanzo.”

A questo proposito, che immagine emerge di Francesco III?

“Certamente non quella, un po’ superficiale, di un sovrano gaudente. E’ vero, amava il nostro vino, ma era una personalità complessa, un uomo molto istruito che ha dato una spinta innovativa alla cultura giuridica, alle belle arti e alla politica del suo tempo.”

Che effetto fa pubblicare un romanzo?

“Questo libro mi è costato almeno due anni di lavoro. Sono emozionato, come per ogni esordio, ma nemmeno più di tanto, perché era arrivato il momento di scriverlo, e quando si è pronti a dare qualcosa agli altri lo si capisce, e diventa quasi naturale farlo.”

Probabilmente la statua di Alexandra Bacchetta cambierà destinazione: non più il castello ma un luogo molto più vicino a noi, una collocazione all’interno dei Giardini Estensi. Vuol essere un dono alla nostra città e un inno all’amore.

Leggerò con interesse il romanzo di Mario Visco ma, sull’abilità di scrittore, posso mettere la mano sul fuoco, anche se – vista la calura – preferirei metterla sul ghiaccio.

 


I tempi della pittura - 2



 Già, ma come mai Renato Guttuso arrivò a Velate, visto che era siciliano e attivo in ambienti romani? La moglie Mimise ebbe in eredità una villa dai nonni materni, una bella villa con vista privilegiata a Velate, e i due arrivarono un giorno per venderla. Ma Guttuso restò incantato dal paesaggio, dalla quiete, un luogo così diverso dalla Sicilia, sicché tennero la villa (riscattando gli altri eredi) e l'artista cominciò la frequentazione varesina, in primavera ed estate. In principio lo studio era nell'abitazione, poi le stalle divennero il suo atelier. Il pittore amava dipingere attorniato da amici, e fra questi Nino Marcobi.

2 - continua

domenica 19 giugno 2022

Alfredo Oriani mi somiglia



 Da quasi quarant'anni non nascondo le mie velleità letterarie. Ebbene, i primi 5 anni della mia vita li ho trascorsi in via Ugo Foscolo. Poi gli altri venti in viale Belforte, al quartiere Garibaldi, e si sa che l'eroe dei due mondi qualcosa ha pure scritto. Poi per 41 anni ho abitato in via Giambattista Vico, un filosofo che molto ha scritto. E ora sono in via Alfredo Oriani, un personaggio che mi somiglia. Nato nel 1852, morto nel 1909, ha scritto da storico, romanziere, giornalista e poeta. Ciò che mi avvicina a lui è soprattutto il suo romanzo 'La bicicletta', cronaca di un giro di 600 km (dislivello di 6000 metri) che Alfredo visse agli albori del Novecento, fra Emilia e Toscana, in sella ad una Bremiambourg a scatto fisso. Un vero precursore di Luigi Ganna e soci. Come me, inoltre, ha avuto successo solo postumo. Quasi sconosciuto in vita, il suo libro 'La lotta politica' spesso si trovava negli zaini dei combattenti alla Prima Guerra Mondiale. Per le sue idee nazional-popolari venne esaltato dal fascismo (Mussolini lo nominò poeta della Patria) ma anche da Gramsci, che vedeva in lui un intellettuale vicino al popolo. Nel secondo dopoguerra venne nuovamente dimenticato, ma venne riscoperto negli anni Settanta da intellettuali quali Spadolini...

Il Coro Vidoletti stacca la spina


 



Una domenica di sole e di canti al Sacro Monte ieri. Nella rassegna SoleVoci Festival ecco Incanto, esibizione di corali che ha rallegrato Varese in vari punti della città, e anche sulla terrazza del Mosè. Fra i cori che si sono esibiti anche il Coro Angelo Vidoletti di Varese che, come tutte le realtà simili, ha dovuto a lungo penare durante la pandemia per non chiudere i battenti. Mesi di silenzio, prove sofferte online e poi la lenta ripresa in mascherina, con uno spettacolo a Sant'Ambrogio per il Natale 2021 e ora l'esibizione al Sacro Monte, prima di staccare la spina per la pausa estiva, con la ripresa a settembre.  
Il Coro Vidoletti, diretto dal maestro Cesare Castiglioni, va dunque in vacanza, anche se alcuni componenti, ad esempio i tenori Pippo e Umberto, in vacanza ci sono già stati, come si può notare dall'abbronzatura.
Un plauso agli organizzatori di Incanto e ai molti cori che si sono presentati al pubblico in questi giorni, appassionati capaci (come ha sottolineato una responsabile dell'evento), senza accompagnamento musicale, con le sole voci, di regalare forti emozioni.

sabato 18 giugno 2022

I tempi della pittura - 1


 

Dal 17 giugno al 20 novembre 2022 apre al Castello di Masnago (via Cola di Rienzo 40) una mostra dal titolo: 'Cronologia di alcune opere di Renato Guttuso dipinte a Velate: l'archivio di Nino Marcobi'

E' una mostra a cura di Fabio Carapezza Guttuso e Serena Contini.

Con questa mostra il Comune di Varese vuol far conoscere ulteriori aspetti di Renato Guttuso come uomo e pittore, svelando per la prima volta le fasi di idealizzazione e realizzazione di alcune sue importanti opere grazie all'archivio di Nino Marcobi, amico e uomo di fiducia di Guttuso nel suo studio di Velate. L'Archivio Marcobi è stato recentemente donato al nostro Comune dagli eredi.

1 - continua

I verdetti del Premio Chiara 2022


 

Avendo fatto parte per dieci anni (2000-2010) della Giuria che sceglieva la terna finalista, accolgo sempre con grande interesse, a giugno, la notizia dei tre libri finalisti al più importante premio letterario varesino. La Conferenza Stampa si è tenuta all'Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro, con il suo panorama godibile. Non son più i tempi del battello che partiva da Laveno e portava i giornalisti e gli invitati all'Eremo, con giro turistico sulle acque del Verbano. Sforbiciate, tagli, crisi economica, si fa quel che si può, ma Bambi Lazzati e Romano Oldrini fanno ogni fatica per mantenere vivo il premio. Che venerdì scorso ha dato i suoi primi verdetti. La terza finalista è così composta: Alessandra Sarchi con 'Via da qui' (Minimum fax); Antonio Pascale con 'La foglia di fico' (Einaudi); Michele Mari con 'Le maestose rovine di Sferopoli' (Einaudi). Einaudi fa quindi 2 su 3. Sono stati poi presentati i 32 scrittori in erba (15-20 anni) che hanno meritato, con il loro racconto, di finire nella raccolta 'Desiderio'. Infine la vincitrice del Premio Chiara per inediti, che è la giovane Camilla Gamberini, classe 1996. La sua raccolta di racconti verrà pubblicata da Pietro Macchione Editore. 

"Per la prima volta abbiamo una vincitrice che ha meno di trent'anni" dice Andrea Fazioli, presidente della Giuria del Chiara inediti. "Abbiamo voluto dare fiducia ad un giovane." 

Ora il plico con i tre libri finalisti e il libretto del Chiara giovani raggiungerà i 150 componenti della Giuria popolare, che decreterà il super vincitore. 

I baci al tempo del Covid


Gustoso episodio a me capitato qualche giorno fa. Durante un vernissage mi avvicino ad una signora a me nota e, forse con eccessiva foga, mi avventuro verso un doppio bacio sulla doppia guancia. Costei non rifiuta platealmente ma resta ad un tre centimetri buoni dal contatto epidermico, sia a destra che a sinistra, unendo a ciò un sorriso sofferto e qualche parola di circostanza. Resto sorpreso, per solito devo difendermi dai contatti femminili (scherzo, naturalmente). Non scherzo sulla sorpresa e penso: 'Accidenti, già, il Covid, l'amica vuol tenere distanze di sicurezza...Che sbadato...che sfacciato!' E faccio mea culpa. Qualche istante dopo vedo però la donna baciare senza alcun distacco, e con grande attacco emozionale, un graduato, forse un generale, accolto senza alcun riguardo antiCovid. Ferito nell'orgoglio, a capo chino, rifletto sulla sconfitta.  
 

giovedì 16 giugno 2022

In gabbia


 

Dio è per me una liberazione e una gabbia. 

Quando, nella mia protesta, voglio scappare da Lui, mi trovo rinchiuso, accerchiato. 

Vorrei scappare ma non so dove andare, quindi in fondo nella gabbia mi ci rimetto io. 

mercoledì 15 giugno 2022

martedì 14 giugno 2022

Il medagliere degli Special Olympics



 

Come già scritto su questo blog, si sono di recente conclusi a Torino gli Special Olympics, fase nazionale. La nostra città era presente con Asa Varese, in tre specialità: nuoto, bocce e bowling. Completo la cronaca con il medagliere: nel nuoto abbiamo vinto 1 oro, 3 argenti e 6 bronzi; nelle bocce 2 ori e 1 argento; nel bowling 2 argenti e 1 bronzo.

Nella foto in alto, con Valentina Marocco (presidente Asa e allenatrice di nuoto) vediamo Davide, il più giovane medagliato varesino.
Nella foto in basso ecco Cristian e Patrizia, cioè un esordio e un fine carriera.

Complimenti a tutti!

66


 

66: tutto passa così in fretta

domenica 12 giugno 2022

Paolo, all'organo da 44 anni

 




Era il 12 giugno del 1978 quando mio fratello Paolo, allora quindicenne, suonò per la prima volta l'organo in chiesa, durante una Messa. Si trattava della seconda Messa del nostro amico don Paolo Vesentini, ordinato prete il 10 giugno, Prima messa l'11 a Biumo Inferiore e seconda Messa, la prima feriale, nella piccola chiesa del Lazzaretto, che tenne a battesimo quindi don Paolo ma anche mio fratello Paolo all'organo. E oggi, 44 anni dopo, Paolo era lì, fedele come sempre ad un servizio ecclesiale essenziale e prezioso, per l'orgoglio soprattutto di mia mamma Ines (che su quell'organo ha suonato per anni). A cantare, seguendo le note precise, la Corale di Biumo Inferiore, dove ho ritrovato, fra gli altri, il mio amico e coetaneo Dino Lorefice, anche lui fedele corista da sempre, da quando insieme cantavamo, prove il sabato sera all'oratorio 'Molina'.
Bravo, Paolo. 

Don Mauro, un sacerdote a pezzi



 



                                                                                                 ph carlozanzi


Grande festa stamani nella chiesa dei santi Pietro e Paolo in Biumo Inferiore (la mia chiesa per vent'anni, dal 1961 al 1981), prima messa di don Mauro Ambrosetti. Tanti amici, sono tornato ai miei anni giovanili, che sembrano lì dietro l'angolo, che sono balzati fuori come un gatto sul topo e mi hanno amorevolmente 'graffiato'. 
Alla fine della Messa il prete novello (espressione che non amo, più adatta ad un vino), a mò della famosa canzone degli alpini (Il capitan della compagnia, è l'è ferito e sta per morir...) si è tagliato a pezzi, dividendosi ed affidando le sue parti a ricordi, persone, luoghi, momenti che lo hanno infine condotto a questa scelta decisamente fuori moda, rischiosa. Ma (come ha scritto nell'immaginetta): "Il Signore ne ha bisogno". E allora via. Da ieri abbiamo un nuovo prete. 
Sono vicino a lui (anche se non lo conosco) e ai suoi genitori, Fulvia ed Eugenio, che invece conosco.  
Ad multos annos...anzi, in aeterno.