lunedì 20 giugno 2022

Mario Visco romanziere


 

Accolgo sempre con interesse la nascita di un nuovo romanziere varesino, di un ‘collega’. Ancor più se è un personaggio che conosco, e in questo caso certo che conosco Mario Visco, storico giornalista del quotidiano ‘La Prealpina’. Penna raffinata, corsivista, uomo colto, si è di recente esposto sul delicato terreno della narrativa lunga, al pari di altri giornalisti di via Tamagno: Barbara Zanetti, Federico Bianchessi Taccioli. Max Lodi si è cimentato nei racconti, come Riccardo Prando. E poi abbiamo molti saggisti, da Gianni Spartà a Fausto Bonoldi, dal compianto Maniglio Botti a Diego Pisati (certamente ho dimenticato qualcuno). Bene, ora si aggiunge Mario Visco, che ha presentato il suo primo romanzo: ‘Francesco III e il braccialetto di bosso’ (Macchione editore). Ed eccolo Mario, pronto a raccontarci l’essenziale di questa nuova avventura: “Alexandra Bacchetta, la mia compagna, ha realizzato una statua, inizialmente destinata ad un castello in Francia, un’opera che riprende il mito di Artemide e Atteone, un giovane fauno cervino sul cui grembo siede una giovinetta. Insieme abbiamo pensato se non fosse possibile trovare un collegamento fra la statua e Varese. Ho approfondito la figura di Francesco III d’Este, signore di Varese sino al 1780, ed ho immaginato il nostro sovrano due giorni prima di morire, nel letto che si trovava dove oggi sorge a Palazzo l’ufficio del sindaco, intento a raccontare al medico di corte e al suo segretario una favola ambientata in Borgogna, tramandata dalla nonna materna. La favola è il pretesto per ripercorrere la sua vita, e qui entra la parte storica del romanzo.”

A questo proposito, che immagine emerge di Francesco III?

“Certamente non quella, un po’ superficiale, di un sovrano gaudente. E’ vero, amava il nostro vino, ma era una personalità complessa, un uomo molto istruito che ha dato una spinta innovativa alla cultura giuridica, alle belle arti e alla politica del suo tempo.”

Che effetto fa pubblicare un romanzo?

“Questo libro mi è costato almeno due anni di lavoro. Sono emozionato, come per ogni esordio, ma nemmeno più di tanto, perché era arrivato il momento di scriverlo, e quando si è pronti a dare qualcosa agli altri lo si capisce, e diventa quasi naturale farlo.”

Probabilmente la statua di Alexandra Bacchetta cambierà destinazione: non più il castello ma un luogo molto più vicino a noi, una collocazione all’interno dei Giardini Estensi. Vuol essere un dono alla nostra città e un inno all’amore.

Leggerò con interesse il romanzo di Mario Visco ma, sull’abilità di scrittore, posso mettere la mano sul fuoco, anche se – vista la calura – preferirei metterla sul ghiaccio.

 


Nessun commento:

Posta un commento