Parlo
qui non dei grandi narratori, dei narratori bravi, che non hanno bisogno di
frasi ad effetto (come John Williams). Tutto il loro scrivere è ad effetto. Frase dopo frase. Parlo
qui dei narratori mediobassi, categoria che forse nemmeno raggiungo. Ebbene,
costoro dovrebbero sforzarsi di utilizzare, almeno ogni una-due pagine una
frase ad effetto. Di che si tratta? Sono quelle frasi che spesso neppure chi le
scrive capisce, vengono di getto, oppure sono volutamente studiate per ottenere
l’effetto ‘interesse’. Il lettore non comprende subito (forse non comprenderà
mai) però non si fa l’idea che anche lui saprebbe scrivere così, prova una
benefica (per lo scrittore) sudditanza psicologica, si incuriosisce, prosegue. Meglio
se la frase ad effetto è ad inizio capitolo (se i capitoli sono brevi). Si può
inventare di sanapianta, può nascere da un’intuizione che non si ha la pazienza
(o l’abilità) di scavare e rendere comprensibile, oppure è veramente un
momentaneo colpo di genio. Che finisce lì.
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