Carlo
Meazza commosso? Sì, e anche molto. Saranno gli 80 anni (la debolezza da
commozione aumenta con l’età), sarà la sala Montanari colma in ogni ordine di
posti (ieri sera, venerdì 5 dicembre 2025), sarà la gratitudine che si prova quando
si accoglie la nascita di un nuovo libro (oltre 80 volumi per il fotografo
varesino), sarà quel che sarà, siamo certi che Meazza a lungo ricorderà le
emozioni che ha vissuto ieri, alla presentazione di ‘Carlo Meazza 80 – Sguardi sul
mondo’. “Ottant’anni” ha detto Carlo “un bel numero, 3 zeri, due uno sopra l’altro
e uno da solo. E proprio per i miei ottant’anni ho pensato di riassumere la mia
attività di fotografo, lunga sessant’anni…” Ecco allora il libro, nato grazie
alla collaborazione fra Carlo Meazza e la Pallacanestro Varese, in particolare ‘Il
basket siamo noi’, meritorio gruppo di sostegno al basket varesino, in festa
(anche la palla a spicchi) per gli 80 anni. 80 + 80 fanno un volume che davvero
merita. Stupende foto a colori e in bianco e nero, testi di numerosi autori, una
summa fotografica, uno spaccato di una vita dedicata a quest’arte, oggi forse
un poco inflazionata dalla 'protervia' del digitale. Gli oltre 200 presenti hanno
potuto gustare un video, realizzato da Cesare Gandini. Ma prima i saluti dell’assessore
alla cultura Enzo Laforgia (presente anche il sindaco Davide Galimberti) e, per
la Pallacanestro Varese, di Antonio Bulgheroni detto Toto. Sì, perché per anni
Meazza è stato fotografo ufficiale della Ignis vincitutto. Dopo il video la bella
testimonianza di Marta Morazzoni e di Giuseppe Cederna (foto). Una serata
memorabile, dedicata ad un artista dello scatto che sin dal principio, anni
Settanta, ha scelto la via più difficile, quella che segue i tornanti dell’idealità,
della passione senza badare a stipendi fissi e compromessi. Avrebbe potuto
raccogliere il testimone di suo padre Giuseppe, sedersi in via Tamagno,
giornalista professionista, perché il posto per lui c’era. Ma non era da
fotografo. Così ha detto no, ha cominciato a pubblicare libri (Sacromonte, Castiglione
Olona…), ha trovato Il Sabato, giornale grazie al quale ha girato il mondo da
fotoreporter. Ma anche quell’avventura si è conclusa forse troppo presto e
Carlo ha scelto: vita ‘nomade’, ricapitolata in volumi importanti. Oggi dice
grazie, con il groppo in gola e le lacrime a bordo occhi, a tutti coloro che
hanno creduto in lui. Un abbraccio particolare alla sua famiglia, ai figli
Rachele e Pietro, al dono di essere nonno, perché è bello girare il mondo ma i
legami decisivi scaldano e rassicurano, quando gli anni sono tanti.
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