sabato 6 dicembre 2025

Gli sguardi sul mondo di Carlo Meazza







Carlo Meazza commosso? Sì, e anche molto. Saranno gli 80 anni (la debolezza da commozione aumenta con l’età), sarà la sala Montanari colma in ogni ordine di posti (ieri sera, venerdì 5 dicembre 2025), sarà la gratitudine che si prova quando si accoglie la nascita di un nuovo libro (oltre 80 volumi per il fotografo varesino), sarà quel che sarà, siamo certi che Meazza a lungo ricorderà le emozioni che ha vissuto ieri, alla presentazione di ‘Carlo Meazza 80 – Sguardi sul mondo’. “Ottant’anni” ha detto Carlo “un bel numero, 3 zeri, due uno sopra l’altro e uno da solo. E proprio per i miei ottant’anni ho pensato di riassumere la mia attività di fotografo, lunga sessant’anni…” Ecco allora il libro, nato grazie alla collaborazione fra Carlo Meazza e la Pallacanestro Varese, in particolare ‘Il basket siamo noi’, meritorio gruppo di sostegno al basket varesino, in festa (anche la palla a spicchi) per gli 80 anni. 80 + 80 fanno un volume che davvero merita. Stupende foto a colori e in bianco e nero, testi di numerosi autori, una summa fotografica, uno spaccato di una vita dedicata a quest’arte, oggi forse un poco inflazionata dalla 'protervia' del digitale. Gli oltre 200 presenti hanno potuto gustare un video, realizzato da Cesare Gandini. Ma prima i saluti dell’assessore alla cultura Enzo Laforgia (presente anche il sindaco Davide Galimberti) e, per la Pallacanestro Varese, di Antonio Bulgheroni detto Toto. Sì, perché per anni Meazza è stato fotografo ufficiale della Ignis vincitutto. Dopo il video la bella testimonianza di Marta Morazzoni e di Giuseppe Cederna (foto). Una serata memorabile, dedicata ad un artista dello scatto che sin dal principio, anni Settanta, ha scelto la via più difficile, quella che segue i tornanti dell’idealità, della passione senza badare a stipendi fissi e compromessi. Avrebbe potuto raccogliere il testimone di suo padre Giuseppe, sedersi in via Tamagno, giornalista professionista, perché il posto per lui c’era. Ma non era da fotografo. Così ha detto no, ha cominciato a pubblicare libri (Sacromonte, Castiglione Olona…), ha trovato Il Sabato, giornale grazie al quale ha girato il mondo da fotoreporter. Ma anche quell’avventura si è conclusa forse troppo presto e Carlo ha scelto: vita ‘nomade’, ricapitolata in volumi importanti. Oggi dice grazie, con il groppo in gola e le lacrime a bordo occhi, a tutti coloro che hanno creduto in lui. Un abbraccio particolare alla sua famiglia, ai figli Rachele e Pietro, al dono di essere nonno, perché è bello girare il mondo ma i legami decisivi scaldano e rassicurano, quando gli anni sono tanti.  


 

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