Réclame.
Pioveva
da due giorni, e pioveva forte.
Camminando
velocemente, con l'ombrello inclinato in avanti, la ragazza percorreva il
marciapiedi di una strada di periferia, costeggiata da una serie di muri
interrotta solo dai cancelli delle case. Incurante del fatto che dalla strada
poteva beccarsi una lavata ad ogni passaggio di un mezzo, stava considerando
tra sé come due soli giorni di pioggia avessero generato nei suoi colleghi, al
lavoro, uno stato di lamentela permanente ed effettivo.
Tutti,
invariabilmente, si lasciavano andare ad espressioni del tipo “Non se ne può
più”. Come se piovesse da settimane. Anzi, mesi. Sì, certo, era fastidioso
camminare così, e sentire che non era comunque evitabile bagnarsi i piedi. In
fondo, però, non le dispiaceva il profumo che la pioggia faceva sprigionare
alle fronde delle piante che sporgevano dai muri, e nemmeno la vista di quella
nebbiolina sospesa nell'aria che respirava.
Così
pensando, arrivò al cancello che le interessava, e suonò il citofono. Dopo un
discreto lasso di tempo, dall'interno arrivò la solita richiesta di
identificazione e lo scatto dell'apertura. Attraversato il vialetto, si
presentò quindi all'ingresso di una casetta graziosa quanto bisognosa di una
sistemata, dove l'aspettava un uomo anziano.
“Ciao,
zio Carlo!”, e si chinò per dargli un bacio. Non perché l'uomo fosse
particolarmente basso, ma per il fatto che era in sedia a rotelle. “Come stai
oggi?”
“Benissimo!
Oggi pomeriggio sono rimasto da solo, e ho potuto dedicarmi a una mia
ricerchina...”
“Ma se
si sente il televisore acceso in sala, dai! E poi, come mai ti sei dato alla tv
oggi pomeriggio, di solito non la guardi...?”
“Sto
facendo una ricerca sulla pubblicità, a mio uso e consumo. Lo sai che, ogni tre
spot, uno riguarda le malattie o i fastidi?”
“Ah. E
questo ti diverte?”
“No. Mi
infastidisce. Quando ero giovane c'era una bella canzoncina, che insegnavano ai
bambini del catechismo...”
E si
mise a canticchiare “... i cinque precetti, i quattro evangelisti, i Santi tre
Re Magi, l'asino e il bue, bambino nella culla la luna e il sol...”
Riprese,
ridendo, il normale eloquio: “E adesso? I sei segni della gastrite, i quattro
della caduta dei capelli...”
La
ragazza scoppiò a ridere, ammirata dalla forza d'animo di quello zio, costretto
ad essere aiutato in tutto ma sempre attivo e contento, nonostante i medici lo
considerassero un miracolo ambulante. Perché come il Dottor Spiletti di Don
Camillo, a rigor di scienza, doveva essere già andato a far compagnia alla
moglie al camposanto.
“Ma non
c'è solo questo” riprese, facendosi serio. “Ogni volta che quelli ti propongono
qualche pasticca per il mal di denti, o qualche altro intruglio per un
malessere, tirano fuori la frasetta.”
“Quale
frasetta?”
“E
la giornata può continuare! E puoi vivere ogni momento!”
Silenzio.
“Come
se non fosse vita, con un po' di mal di testa, o che so...con un ginocchio
malandato. Come se uno come me dovesse rassegnarsi ad aspettare la morte
tappato in casa. Io non voglio mica vivere così, voglio alzarmi la mattina e
chiedermi cosa mi attende di buono e di bello, e pazienza se devo sopportare
anche qualcosa di brutto, o qualcuno pesante come la peperonata a colazione. Tu
cosa ti aspetti dalla vita?”
“Eh
zio, bella domanda! Io sono fortunata; lavoro, ho qualche amicizia, il mio
tempo libero...”
“Sei
contenta? Ti basta?”
“Contenta
sì, dai. Bastare...”
“Ecco.
Questo è il punto. E meno male, che non ti basta. Fermarsi mai. Ricordatelo.
Altrimenti finisci come quelli della pubblicità, oppure come chi vive secondo
quello che dicono le statistiche.”
“Beh
dai, cosa c'è di male nelle statistiche?”
“Di per
sé, nulla. Ma è quando i politicanti da strapazzo le truccano per ottenere il
risultato che desiderano, che iniziano i guai. Perché si nascondono dietro a
quei numeri per giustificare le loro azioni; quando poi se ne vedono le
conseguenze trovano sempre il modo di dare la colpa agli altri. Verrà il giorno
che sarà qualche diavoleria artificiale a decidere se puoi andare avanti a
respirare o devi tirare le cuoia. La realtà non si può ridurre a questo.
Secondo loro, lo sai, io dovrei essere morto da anni. E invece son qui che
aspetto un altro Natale, e ogni anno mi pare una cosa nuova; perfino lo sguardo
del Bambino che tiro fuori dalla scatola lo è, anche se è una statuina che ha
più anni dei miei.”
L’uomo
si era un po’ infervorato, e quindi lei cercò di cambiare discorso: “A
proposito, non mi hai poi detto se ti è piaciuto lo spettacolo al parco
comunale...”
“Mah..”
borbotto’ “Tante luci, belle. Ma nello spettacolo il personaggio che impersona
il padre si scusa per il suo ritardo attribuendolo a una perdita di tempo al
Presepe Vivente, e questa è una
delusione. Il senso delle cose non deve essere nascosto. Tanta pubblicità, in
fondo. Musiche divertenti, ma io ho bisogno di altro. E quindi, cosa
facciamo domani sera? Mi porteresti tu al concerto di Natale in parrocchia? Il
programma musicale del Quaresima” (aveva ribattezzato così il direttore del
coro) “quello sì che mi aiuta a riempire il cuore di bellezza. Dai andiamo:
alla faccia della réclame delle medicine.”
La
nipote, sorridendo, riprese: “Io ti porterei volentieri, ma con questa
pioggia...”
“Smette,
domani smette. Il gomito destro me lo sta dicendo chiaramente...”
Più
tardi la ragazza percorreva la strada in senso inverso, con l'ombrello
inclinato in avanti e l'animo leggero.
Pioveva
da due giorni. Pioveva forte.
“Ma
smette...se l'ha detto il gomito....”
Simone Mambrini
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