lunedì 22 dicembre 2025

Il racconto di Simone

 

Réclame.

 

Pioveva da due giorni, e pioveva forte.

Camminando velocemente, con l'ombrello inclinato in avanti, la ragazza percorreva il marciapiedi di una strada di periferia, costeggiata da una serie di muri interrotta solo dai cancelli delle case. Incurante del fatto che dalla strada poteva beccarsi una lavata ad ogni passaggio di un mezzo, stava considerando tra sé come due soli giorni di pioggia avessero generato nei suoi colleghi, al lavoro, uno stato di lamentela permanente ed effettivo.

Tutti, invariabilmente, si lasciavano andare ad espressioni del tipo “Non se ne può più”. Come se piovesse da settimane. Anzi, mesi. Sì, certo, era fastidioso camminare così, e sentire che non era comunque evitabile bagnarsi i piedi. In fondo, però, non le dispiaceva il profumo che la pioggia faceva sprigionare alle fronde delle piante che sporgevano dai muri, e nemmeno la vista di quella nebbiolina sospesa nell'aria che respirava.

Così pensando, arrivò al cancello che le interessava, e suonò il citofono. Dopo un discreto lasso di tempo, dall'interno arrivò la solita richiesta di identificazione e lo scatto dell'apertura. Attraversato il vialetto, si presentò quindi all'ingresso di una casetta graziosa quanto bisognosa di una sistemata, dove l'aspettava un uomo anziano.

“Ciao, zio Carlo!”, e si chinò per dargli un bacio. Non perché l'uomo fosse particolarmente basso, ma per il fatto che era in sedia a rotelle. “Come stai oggi?”

“Benissimo! Oggi pomeriggio sono rimasto da solo, e ho potuto dedicarmi a una mia ricerchina...”

“Ma se si sente il televisore acceso in sala, dai! E poi, come mai ti sei dato alla tv oggi pomeriggio, di solito non la guardi...?”

“Sto facendo una ricerca sulla pubblicità, a mio uso e consumo. Lo sai che, ogni tre spot, uno riguarda le malattie o i fastidi?”

“Ah. E questo ti diverte?”

“No. Mi infastidisce. Quando ero giovane c'era una bella canzoncina, che insegnavano ai bambini del catechismo...”

E si mise a canticchiare “... i cinque precetti, i quattro evangelisti, i Santi tre Re Magi, l'asino e il bue, bambino nella culla la luna e il sol...”

Riprese, ridendo, il normale eloquio: “E adesso? I sei segni della gastrite, i quattro della caduta dei capelli...”

La ragazza scoppiò a ridere, ammirata dalla forza d'animo di quello zio, costretto ad essere aiutato in tutto ma sempre attivo e contento, nonostante i medici lo considerassero un miracolo ambulante. Perché come il Dottor Spiletti di Don Camillo, a rigor di scienza, doveva essere già andato a far compagnia alla moglie al camposanto.

“Ma non c'è solo questo” riprese, facendosi serio. “Ogni volta che quelli ti propongono qualche pasticca per il mal di denti, o qualche altro intruglio per un malessere, tirano fuori la frasetta.”

“Quale frasetta?”

E la giornata può continuare! E puoi vivere ogni momento!

Silenzio.

“Come se non fosse vita, con un po' di mal di testa, o che so...con un ginocchio malandato. Come se uno come me dovesse rassegnarsi ad aspettare la morte tappato in casa. Io non voglio mica vivere così, voglio alzarmi la mattina e chiedermi cosa mi attende di buono e di bello, e pazienza se devo sopportare anche qualcosa di brutto, o qualcuno pesante come la peperonata a colazione. Tu cosa ti aspetti dalla vita?”

“Eh zio, bella domanda! Io sono fortunata; lavoro, ho qualche amicizia, il mio tempo libero...”

“Sei contenta? Ti basta?”

“Contenta sì, dai. Bastare...”

“Ecco. Questo è il punto. E meno male, che non ti basta. Fermarsi mai. Ricordatelo. Altrimenti finisci come quelli della pubblicità, oppure come chi vive secondo quello che dicono le statistiche.”

“Beh dai, cosa c'è di male nelle statistiche?”

“Di per sé, nulla. Ma è quando i politicanti da strapazzo le truccano per ottenere il risultato che desiderano, che iniziano i guai. Perché si nascondono dietro a quei numeri per giustificare le loro azioni; quando poi se ne vedono le conseguenze trovano sempre il modo di dare la colpa agli altri. Verrà il giorno che sarà qualche diavoleria artificiale a decidere se puoi andare avanti a respirare o devi tirare le cuoia. La realtà non si può ridurre a questo. Secondo loro, lo sai, io dovrei essere morto da anni. E invece son qui che aspetto un altro Natale, e ogni anno mi pare una cosa nuova; perfino lo sguardo del Bambino che tiro fuori dalla scatola lo è, anche se è una statuina che ha più anni dei miei.”

L’uomo si era un po’ infervorato, e quindi lei cercò di cambiare discorso: “A proposito, non mi hai poi detto se ti è piaciuto lo spettacolo al parco comunale...”

“Mah..” borbotto’ “Tante luci, belle. Ma nello spettacolo il personaggio che impersona il padre si scusa per il suo ritardo attribuendolo a una perdita di tempo al Presepe Vivente, e questa è una delusione. Il senso delle cose non deve essere nascosto. Tanta pubblicità, in fondo. Musiche divertenti, ma io ho bisogno di altro. E quindi, cosa facciamo domani sera? Mi porteresti tu al concerto di Natale in parrocchia? Il programma musicale del Quaresima” (aveva ribattezzato così il direttore del coro) “quello sì che mi aiuta a riempire il cuore di bellezza. Dai andiamo: alla faccia della réclame delle medicine.”

La nipote, sorridendo, riprese: “Io ti porterei volentieri, ma con questa pioggia...”

“Smette, domani smette. Il gomito destro me lo sta dicendo chiaramente...”

Più tardi la ragazza percorreva la strada in senso inverso, con l'ombrello inclinato in avanti e l'animo leggero.

Pioveva da due giorni. Pioveva forte.

“Ma smette...se l'ha detto il gomito....”

 

Simone Mambrini



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