foto carlozanzi
Nepal: un altro terremoto in questo mondo meraviglioso e terribile. Migliaia di morti, sofferenza inaudita, domande.
Uno: donare del danaro è, per la stragrande maggioranza della gente, il minimo ma anche il massimo. Dipende poi da quanto si dà.
Due: il terremoto, più ancora di altre disgrazie, innesca in me il meccanismo 'vitale' della dimenticanza, quella disumanità essenziale per non soccombere alla crudeltà dell'esistere. Chi può sostenere il pensiero di ciò che sta succedendo in Nepal? Al massimo lo scudo difensivo si crepa un po', e da lì filtra la nostra 'generosità'. Quando la vita ci prova personalmente, allora può capitare che lo scudo s'indebolisca, si frantumi, siamo nudi e più sensibili all'umano soffrire. E non si deve pensare che la disumanità aumenti con la distanza del dramma. Non credo sia così. Più il dramma si avvicina, più si fa personale, più siamo costretti a dimenticare ciò che ci attende. Per non soffrire oltre le nostre forze.
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