venerdì 4 febbraio 2022

Calogero Marrone: un impiegato a Dachau


 



E’ stato presentato mercoledì 2 febbraio, alla Sala Morselli della Biblioteca di Varese, il libro ‘La porta della salvezza – Calogero Marrone, un impiegato a Dachau’ (Macchione editore). Ne hanno parlato l’assessore alla cultura del Comune di Varese, Enzo Laforgia, Margherita Giromini (coordinatrice della sezione varesina dell’Istituto Studi e Ricerche Calogero Marrone), il giornalista de ‘La Prealpina’ Paolo Grosso e l’editore Pietro Macchione. Il libro è stato scritto da Massimo Trifirò (assente per motivi di salute), nato e vissuta a Lecco, famiglia di origini siciliane, scrittore assai prolifico, cittadino benemerito della città lariana.

Se oggi Calogero Marrone, un siciliano nato a Favara, impiegato comunale arrivato agli uffici di Varese negli anni Trenta, morto deportato a Dachau nel febbraio del 1945, è Giusto fra le Nazioni, è ricordato a Varese con una via, lo si deve principalmente al libro di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, ‘Un eroe dimenticato’ (edizioni Arterigere), che agli inizi del nuovo millennio, grazie ad una ricerca accurata, resero di pubblico dominio le vicende di quest’uomo giusto, antifascista, che aiutò centinaia di ebrei e di bisognosi a fuggire dalla follia del razzismo nazista, dei campi di sterminio, della deportazione e da sicura morte. Un eroe siculo-varesino che oggi in molti conoscono, ma non tutti, e che dovrebbe diventare uomo di riferimento anche per i giovani. E in fondo il nuovo lavoro su Marrone, opera di Trifirò, più agile e ‘leggibile’ della essenziale ricerca di Giannantoni-Paolucci, dovrebbe essere destinato soprattutto a loro, letto nelle scuole.

Entriamo più nei dettagli, a partire dalla copertina, un quadro di Renato Guttuso, siculo-varesino come Calogero Marrone: è l’autoritratto dell’artista che potrebbe rappresentare un uomo malinconico di età matura avviato al suo destino.

Secondo di dieci figli, Calogero Marrone nasce a Favara, in provincia di Agrigento, il 12 maggio 1889. Studi classici, Prima Guerra Mondiale con i gradi di sergente, quindi il ritorno, il matrimonio con Giuseppina, quattro figli: Filippina, Salvatore, Brigida e Domenico. Nel frattempo il fascismo domina la scena, Calogero non si iscrive al partito unico, manifesta le sue idee, intorno a lui nascono sospetti, maldicenze, minacce. Il podestà di Favara lo esorta a ravvedersi, Calogero capisce che è tempo di rischiare, di cambiare aria, vince il concorso per un incarico amministrativo al Comune di Varese, nel 1931 arriva nella perla delle Prealpi, dove comunque il fascismo c’è eccome. Fa carriera, è preparato, preciso: nel 1937 Marrone è dirigente dell’Ufficio Anagrafe, sotto di lui 12 dipendenti. Ma l’Italia entra in guerra, dopo l’8 settembre del ’43 Varese è in mano ai tedeschi e ai fascisti, Calogero sa qual è il suo compito di uomo giusto: aiutare chi dai tedeschi e dai fascisti è vessato. Nel suo ufficio a Palazzo Estense passeranno centinaia di persone, riceveranno documenti falsi, grazie ai quali avranno salva la vita. Innumerevoli le testimonianze di chi riceverà un aiuto da Calogero. Scrive Trifirò: “Calogero aveva dunque trasformato il proprio ufficio di Palazzo Estense in una trincea antifascista, dalla quale combatteva con le armi della burocrazia, con la penna, i timbri, le cartelle anagrafiche, ma soprattutto con l’intelligenza, la determinazione, l’onestà, lo spirito di sacrificio al servizio delle persone…”

Il 31 dicembre del ’43 un anonimo (forse addirittura chi, gonfio d’invidia, voleva scalzarlo dal suo ufficio) lo denunciò. Sospeso dall’incarico con effetto immediato, in attesa di giudizio, Marrone venne più volte inviato, da chi aveva a cuore la sua vita, a scappare in Svizzera, perché le accuse contro di lui non lasciavano scampo, lo avrebbero certamente arrestato. Ma il funzionario rifiutò, temendo soprattutto ripercussioni alla sua famiglia. Il 7 gennaio del ’44 venne arrestato ed ebbe inizio il suo calvario: carcere dei Miogni a Varese, poi Como, poi San Vittore a Milano, a settembre il campo di transito di Bolzano-Gries e infine, il 15 ottobre 1944, è sul treno piombato verso il lager di Dachau, in Baviera dove il 15 febbraio 1945 (data presunta) morirà per tifo petecchiale. Il calvario di Marrone è un crescendo di stenti, atrocità, vessazioni, fame e fatica, sopportati (molte le lettere ai familiari) con coraggio e fede cristiana. Il suo eroismo rimase praticamente sconosciuto per mezzo secolo, sino alla già citata ricerca di Giannantoni-Paolucci, che ha ridato alla memoria storica e alla giusta ammirazione un uomo che non poteva essere dimenticato. Ed ora questo nuovo libro, un altro tassello, un altro regalo postumo a questo Giusto delle Nazioni: lo ha riconosciuto tale lo stato di Israele, ancor più spetta a noi, varesini, conoscerlo ed apprezzarlo.

 


3 commenti:

  1. Grazie Carlo. Come sempre sei molto attento alle vicende varesine, in specie culturali. Il tuo è un atto di generosità e di libertà che apprezzo molto e in cui ritrovo la mia vocazione.

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  2. grazie unknown..per me è un piacere....

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  3. Davvero costerebbe così poco agli insegnanti delle scuole varesine ricordarlo ai propri alunni quando affrontano quelle tragiche pagine di storia...

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