Paolo Vittori, per me, studente delle medie alla fine degli anni Sessanta, il numero 9 della grande Ignis, un giocatore che poteva sembrare 'lento', non un fulmine nel rientro in difesa, un gigante quando si trattava di tirare oltre la linea dei tre punti (che allora non c'era), soprattutto da posizione centrale: un tiro elegantissimo, senza eccessiva elevazione, che aveva ampie possibilità di finire con un ciuff. Paolo Vittori, per me, anni dopo, allenatore della pallacanestro femminile varesina ma soprattutto anima del Trofeo Garbosi, E ora Paolo Vittori scrittore, che si è raccontato in un libro, presentato ieri in Camera di Commercio: 'No gavevo premura - La pallacanestro di Pasolo Vittori' (edizioni Sunrise Media).
No gavevo premura è la giustificazione, detta in goriziano, che Paolo dava al suo allenatore Vittorio Tracuzzi, che lo rimproverava di correre poco. "Non ho fretta" rispondeva Paolo, che non ha mai amato correre ma ha corso il giusto per diventare un campione di basket, prima nell'Unione Ginnastica Goriziana, poi nel Simmenthal Milano e infine (e per fortuna) nella Ignis.
Tanti amici ieri sera, dai rivali di Cantù Marzorati e Recalcati, a Toto Bulgheroni, a Meo Sacchetti, all'attuale capitano della OJM Varese Giancarlo Ferrero, dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana (in video apparizione) al sindaco di Varese Davide Galimberti eccetera eccetera. Un giusto omaggio ad un atleta-allenatore-dirigente che molto ha dato a Varese e alla sua gioventù.
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