sabato 30 marzo 2019

La recensione di Tamborini


Pierluigi Tamborini, già giornalista al Gazzettino di Treviso e oggi narratore e animatore culturale nella città veneta, ha letto in anteprima il mio romanzo 'Nudo di uomo' e ha steso questa recensione, che trovo bello condividere.



NUDO DI UOMO  di Carlo Zanzi

Ritratto di una società senza veli, anatomia di uomini e donne in cerca di un’improbabile redenzione, autopsia di una coppia. Il tutto condito da un succo concentrato di sentimenti forti, crudi, a volte essenziali come l’aria da respirare. Se dovessi raccontare in tre sole righe l’essenza dell’ultimo romanzo di Carlo Zanzi, ecco lo avrei già fatto. Eppure ci sarebbe molto altro da dire nell’umana vicenda che vede Danilo e Rosa, una coppia di mezza età, al centro di una vicenda dai toni serrati, un fluttuare ondivago tra passato e presente con qualche timido tentativo di sbirciare in un futuro dai contorni incerti e dalle prospettive irreali.
Danilo racconta la sua vita, il suo triste mènage a trois, moglie non amata e figlio praticamente inesistente e ripensa spesso alla gioventù, a quel vivere immersi in un mare di speranze che non prevedevano alcun fallimento ma soltanto certezze. Nel fare questo l’autore rimanda a quegli anni, tra i Cinquanta e i Settanta nei quali molti di noi hanno percorso le stesse strade, hanno vissuto vite parallele molto simili, hanno dato del tu alla vita che si faceva avanti in modo prepotente. Ci guardiamo in uno specchio dove possiamo riconoscerci. Il tutto con uno stile essenziale, incalzante che non ci lascia il tempo di respirare, perché il tempo corre inesorabile, ombre minacciose si fanno avanti e bisogna bere dal calice della vita, anche se spesso è un liquido amaro e che non dà conforto.
E che cosa ce lo può dare? L’amore con i suoi inganni? Il sesso, che spesso ti porta diritto ai tradimenti, sul bordo di abissi da cui stare lontani? La forza di una fede che non c’è? O il coraggio che come ben sappiamo se uno non ce l’ha non se lo può dare? Giriamo in un labirinto di domande come mosche impazzite senza trovare una via di fuga, forse perché semplicemente questa via non esiste. E tutto sembra calcolato, tutto porta ad un finale inaspettato ma con il senno di poi crudelmente logico.
Ma allora è un libro dove non alberga la parola speranza? Forse no, forse, come diceva un grande poeta, forse il cuore ci resta. Ma è una risposta individuale nel segno di un’opera aperta che lascia ad ogni lettore il giusto spazio per potersi guardare dentro e darsi una sola precisa risposta.
Ho apprezzato molto il canto corale messo in opera dall’autore. Non parla solo Danilo in prima persona, parla anche Rosa, poi entrambi entrano nel gioco neutro di un narratore esterno mentre intorno a loro fluttuano amici d’infanzia, primi amori mai dimenticati, altre donne dagli occhi pieni di promesse.
E in tutto questo ecco il mettersi a nudo, con coraggio, vivisezionandosi. Non è mia abitudine citarmi ma in questo caso c’è una frase di un mio romanzo che mi sembra calcare alla perfezione. “Arriva sempre il momento di confessare, abbassare la serranda e fare l’inventario. Del negozio o della vita non fa differenza. Siamo sempre e comunque in vendita.”
Ecco perché Danilo siamo tutti noi, ecco perché Rosa e tutti gli altri, siamo sempre noi. Oserei dire perfettamente imperfetti, inseriti nostro malgrado in un gioco più grande delle nostre piccole esistenze, e costretti a ballare un tango di cui troppo spesso non conosciamo i passi.
Se cercate un libro da leggere sotto l’ombrellone, allora girate con sollecitudine alla larga. Se invece volete armarvi di coraggio, mettervi a nudo e guardare dentro ad uno specchio che potrebbe rivelare qualcosa di voi che preferireste tenere lontano, beh allora forse è questo proprio il libro che fa per voi.




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