Era
il 1954 quando Giorgio Lotti, giovane fotografo milanese, venne ingaggiato dall’Agenzia
Giancolombo, fra le più importanti all’epoca in Italia. Dieci anni dopo entra
nello staff del settimanale Epoca, e lì rimarrà sino alla chiusura nel 1997. Oltre
vent’anni dopo Lotti, classe 1937, non ha ancora riposto la macchina
fotografica, scatti dopo scatti che si aggiungono alle 250.000 foto, conservate
nei più prestigiosi archivi e musei del mondo. Lavorando per Epoca ha seguito i
più importanti avvenimenti mondiali, ma non solo. Bernardo Bertolucci lo vuole
accanto a sé sul set de L’ultimo imperatore (1987) e Il tè del deserto (1990). Dagli
anni Novanta Giorgio Lotti è varesino d’adozione, segue le vicende della nostra
terra prealpina, disponibile a dare consigli a chi intende intraprendere il
mestiere di fotografo. Molti i riconoscimenti ottenuti, ultimo in ordine di
tempo quello che riceverà il 24 agosto a Spilimbergo, il prestigioso Premio
Friuli Venezia Giulia, per la sua prestigiosa carriera. Dal 24 agosto al 22
settembre aprirà a Palazzo Tadea di Spilimbergo la mostra di Lotti ‘Cina Cina
Cina’.
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