Inaugurata
ieri, sabato 24 aprile, la mostra personale dell’artista Giorgio Vicentini. Il
pittore indunese espone alla Galleria Ghiggini di via Albuzzi 17, a Varese,
sino al 5 giugno (info www.ghiggini.it).
Classe
1951, la vicenda artistica di Vicentini parte con un gesto di coraggio, un
sacrificio offerto all’arte: nel 1974, a 23 anni, lascia la facoltà di Giurisprudenza
per tentare la carriera di pittore. Studi a Milano e via. Un rischio che quasi
50 anni dopo vede Giorgio Vicentini premiato dal suo pubblico, dai suoi
estimatori, in un affidarsi ai colori che -come sottolinea l’artista- si fidano
di lui.
‘Sono
qui’: questo il titolo della personale, che regala gli ultimi lavori di Vicentini,
probabilmente condizionati anche dalla pandemia, almeno a giudicare dai toni ‘cupi’,
dove si impongono i grigi, i marroni.
Chiediamo
allora a Vicentini qualche tocco di spiegazione alle sue opere astratte.
“Ho
voluto approfondire il legame fra il perimetro e l’area” ci racconta. “Il
perimetro è maschio, l’area è femmina. Senza un perimetro non c’è un’area.” Una
valorizzazione del ruolo maschile? Chi ama l’astrattismo alla Vicentini avrà
modo di osservare, di domandarsi, di immaginare un’interpretazione.
Mostra
elegante e curata, a partire dalle mascherine personalizzate. Sono compresi
anche alcuni disegni, probabilmente notturni, stando a ciò che scrive
Vicentini: “La prima luce dell’alba invia i suoi raggi. Nel mio studio il tempo
è sospeso. Accendo le otto lampade al neon. Osservo i disegni notturni
accumulati sul tecnigrafo di legno. Sulla scrivania, che era di mio padre, il
portamine, lo smatphone e il mio notebook occupano lo spazio centrale…”
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