martedì 8 marzo 2022

Metti in Circolo la bontà


 





Il 2 luglio del 2011 nasceva a Varese la Fondazione 'Il Circolo della Bontà'. Soci fondatori Antonio Franzi, Ermanno Montoli, Gavino Sanna, Giuseppe Zamberletti, Gianni Spartà (presidente), Gabriele Albertini e Walter Bergamaschi. Scopo: prendersi cura di chi si cura, cioè aiutare a vivere nel modo migliore il tempo gramo della degenza in ospedale a Varese. A dieci anni abbondanti, ieri sera si è tenuto un talk-show per celebrare l'evento, presso la Sala Montanari a Varese. Il giornalista Antonio Franzi ha coordinato la serata, che ha avuto come esordio un omaggio floreale alle donne presenti, nel giorno a loro dedicato. Dopo un minuto di silenzio, per avvicinarsi nella condivisione al dramma della guerra in Ucraina, ha preso la parola il presidente della Fondazione, Gianni Spartà, che ha ripercorso le tappe dei due lustri di attività della Fondazione, ricostruzione storica facilitata anche dalla proiezione di un video. Si è quindi passati alle testimonianze degli ospiti, intervistati da Franzi: Battistina Castiglioni (cardiologa), Patrizia Tomasin (direttrice professioni socio-sanitarie Asst 7 laghi), Fabio Lunghi (presidente della Camera di Commercio), Daniele Bellasio (direttore del quotidiano La Prealpina), Fabio Bombaglio (vicepresidente della Fondazione) e Gianni Bonelli (direttore generale dell'Asst 7 laghi).  
Dieci anni di bene, tanta generosità, aiuti a chi soffre. Ecco, in questo articolo di Gianni Spartà apparso sul 'Calandàri dra Famiglia Bosina par ur 2022', la storia e il perché di questa importante ricchezza varesina.


Il grande cuore di Varese

di Gianni Spartà

 

Settemila donatori hanno consentito alla Fondazione Circolo della Bontà di acquistare e consegnare macchine salvavita a ospedali in affanno durante la pandemia. Un pianoforte e un murales simboli della splendida gara d’amore. Perché una fondazione che per il Covid, contro il Covid, ha donato agli ospedali del territorio macchine salvavita, respiratori, ecografi, camici, mascherine, tecnologie d’avanguardia per analizzare i tamponi, adesso ha commissionato un murale a un artista di strada? Perché sempre questa Fondazione mette un pianoforte nella Hall del Circolo, lo chiama MI FA SOL BENE e un giorno che un giovane medico lo suona dopo una giornata in Terapia intensiva - era distrutto - questa esibizione ripresa in maniera del tutto casuale, finisce sulle tv di mezzo mondo, niente meno che sulla Bbc in prima serata?

Beh queste domande sono lecite: dobbiamo sostenere, aiutare, affiancare, ricreare un ponte tra i cittadini e i loro ospedali, dobbiamo fare in modo che la loro fiducia non venga meno. Vero. Verissimo. Ma se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa portandosi via una generazione, togliendoci il respiro; se ci ha toccato l’anima, oltre ad aver devastato tanti corpi, beh ci sta cambiare il punto di vista: gli ospedali non sono solo sale di rianimazione, camere operatorie, regni della clinica, sono anche luoghi di civiltà. E ora o mai più la civiltà, che poi significa esistere, esige condivisione, compassione, umanità, attenzione per la bellezza.

Che cosa più dell’arte cura questi valori: da qui il progetto CurArti della Fondazione Circolo della Bontà.

A Bergamo hanno piantato alberi per ricordare i loro morti, a Varese grazie all’arte di Andrea Ravo, che è di queste parti ma ha sparso il suo talento in mezzo mondo, abbiamo secolarizzato un San Sebastiano assistito da una vedova, Irene, che l’ha portato a casa sua e si è preso cura di lui. Lui che insieme con San Rocco è invocato a protezione delle peste.

La scena di George de la Tour, pittore francese cinquecentesco, è notturna, caravaggesca, con quella combinazione di linee e ombre. Ma sullo sfondo la luce di una candela tiene vivo un bagliore. E’ la metafora di quanto è accaduto.

Fate conto che Irene stia inoculando il vaccino salvifico nelle carni di San Sebastiano. Adesso questo murales ricorderà ai posteri che le hanno dato voce i cittadini attraverso una Fondazione.

E’ stato bello vedere Andrea Ravo che pareva suonare un’arpa pizzicando muri con la sua bomboletta. E’ stato bello sentirgli dire: ho lavorato accanto a musei cattedrali palazzi del potere in mezzo mondo, sono stato ambasciatore dell’inarrivabile cultura italiana, ma dipingere la parete di un ospedale della mia terra, in questo momento, mi dà una forte emozione. Ma è stato bello sapere che, grazie alla professoressa Anna Maria Ferrari, che con spirito di solidarietà guida e partecipa al progetto CurArti, duecento studenti dei licei hanno seguito a distanza (ci erano abituati) il lavoro di Ravo. Il quale ogni tanto si fermava e gli spiegava la sua tecnica. E poi nelle aule virtuali insegnanti entravano nei particolari con lezioni di storia dell’arte.   

Bene, San Sebastiano s’è affidato a qualcuno. Lo stesso hanno fatto migliaia di benefattori, più di settemila per la precisione,  sostenendo, attraverso le raccolte fondi del Circolo della Bontà, la mano caritatevole di Irene. Per mesi negli ospedali di Asst Sette Laghi hanno capito che mentre là dentro medici e infermieri curavano e lo facevano con fatica qui fuori qualcuno si prendeva cura di loro.

Mettersi al servizio di una comunità da un punto di osservazione che torna a essere strategico: la sanità pubblica, cioè la salute di ciascuno. Riscoprire il ruolo dei privati a beneficio di luoghi socialmente rilevanti: gli ospedali di Varese e del Verbano. Con questi obiettivi è nata nel novembre del 2011 la Fondazione “Il Circolo della bontà” (www.ilcircolodellabonta.it). La gestisce un consiglio d’amministrazione composto da professionisti e imprenditori, la sostengono le risorse iniziali di benefattori che hanno accettato in chiave moderna una sfida antica, la pervade uno spirito volontaristico e rigorosamente no profit che persegue una necessità riassumile in uno slogan: prendersi cura.  Perché una Fondazione generalista destinata a dare valore aggiunto privato a un servizio che è pubblico e che ci paghiamo con le tasse (evasori a parte, sanguisughe di servizi rubati)?   E perché chiamarla così, ‘Il Circolo della Bontà’? Due risposte. La prima: la sanità ha conti precari, rossi come quelli di tutti gli altri bilanci statali, aiutarla con responsabile civismo era encomiabile facoltà, è diventato indispensabile bisogno. La seconda: bontà è un valore che pare dimenticato in tempi di cinismo. Fa più effetto di solidarietà, sussidiarietà, ma bontà è una parola universale. Un’indagine statistica, seriamente condotta, segnala che in Italia circolano beni senza eredi per 105 miliardi di euro. E’ stato definito il “tesoro della solitudine” e da questa realtà, verificata, siamo partiti per costituire questo tipo di Fondazione che potremmo definire autenticamente civica. Il messaggio è stato subito raccolto da una serie di soggetti: la Fondazione Cattaneo in persona di Achille e Roberto Babini, Paola Bassani in ricordo del marito Giovanni Valcavi, che fu presidente del Circolo, Ginetta Bianchi, personaggio conosciutissimo (ha lasciato  un immobile all’ospedale impegnandolo a girarlo alla Fondazione), l’industriale Francesco Piero Macchiu, I dipendenti degli ospedali, raccolti sotto il cappello del Cral, sono stati i primi a dire: noi ci crediamo, ecco il nostro contributo. La porta è aperta a tutti. Per il bene di tutti.


 

 

 

 

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