Pierluigi Tamborini, già giornalista al Gazzettino di Treviso e oggi narratore e animatore culturale nella città veneta, ha letto in anteprima il mio romanzo 'Nudo di uomo' e ha steso questa recensione, che trovo bello condividere.
NUDO
DI UOMO di Carlo Zanzi
Ritratto
di una società senza veli, anatomia di uomini e donne in cerca di
un’improbabile redenzione, autopsia di una coppia. Il tutto condito da un succo
concentrato di sentimenti forti, crudi, a volte essenziali come l’aria da
respirare. Se dovessi raccontare in tre sole righe l’essenza dell’ultimo
romanzo di Carlo Zanzi, ecco lo avrei già fatto. Eppure ci sarebbe molto altro
da dire nell’umana vicenda che vede Danilo e Rosa, una coppia di mezza età, al
centro di una vicenda dai toni serrati, un fluttuare ondivago tra passato e
presente con qualche timido tentativo di sbirciare in un futuro dai contorni
incerti e dalle prospettive irreali.
Danilo
racconta la sua vita, il suo triste mènage a trois, moglie non amata e figlio
praticamente inesistente e ripensa spesso alla gioventù, a quel vivere immersi
in un mare di speranze che non prevedevano alcun fallimento ma soltanto
certezze. Nel fare questo l’autore rimanda a quegli anni, tra i Cinquanta e i
Settanta nei quali molti di noi hanno percorso le stesse strade, hanno vissuto
vite parallele molto simili, hanno dato del tu alla vita che si faceva avanti
in modo prepotente. Ci guardiamo in uno specchio dove possiamo riconoscerci. Il
tutto con uno stile essenziale, incalzante che non ci lascia il tempo di
respirare, perché il tempo corre inesorabile, ombre minacciose si fanno avanti
e bisogna bere dal calice della vita, anche se spesso è un liquido amaro e che
non dà conforto.
E
che cosa ce lo può dare? L’amore con i suoi inganni? Il sesso, che spesso ti
porta diritto ai tradimenti, sul bordo di abissi da cui stare lontani? La forza
di una fede che non c’è? O il coraggio che come ben sappiamo se uno non ce l’ha
non se lo può dare? Giriamo in un labirinto di domande come mosche impazzite
senza trovare una via di fuga, forse perché semplicemente questa via non
esiste. E tutto sembra calcolato, tutto porta ad un finale inaspettato ma con
il senno di poi crudelmente logico.
Ma
allora è un libro dove non alberga la parola speranza? Forse no, forse, come
diceva un grande poeta, forse il cuore ci resta. Ma è una risposta individuale
nel segno di un’opera aperta che lascia ad ogni lettore il giusto spazio per
potersi guardare dentro e darsi una sola precisa risposta.
Ho
apprezzato molto il canto corale messo in opera dall’autore. Non parla solo
Danilo in prima persona, parla anche Rosa, poi entrambi entrano nel gioco
neutro di un narratore esterno mentre intorno a loro fluttuano amici
d’infanzia, primi amori mai dimenticati, altre donne dagli occhi pieni di
promesse.
E
in tutto questo ecco il mettersi a nudo, con coraggio, vivisezionandosi. Non è
mia abitudine citarmi ma in questo caso c’è una frase di un mio romanzo che mi
sembra calcare alla perfezione. “Arriva sempre il momento di confessare, abbassare
la serranda e fare l’inventario. Del negozio o della vita non fa differenza. Siamo
sempre e comunque in vendita.”
Ecco
perché Danilo siamo tutti noi, ecco perché Rosa e tutti gli altri, siamo sempre
noi. Oserei dire perfettamente imperfetti, inseriti nostro malgrado in un gioco
più grande delle nostre piccole esistenze, e costretti a ballare un tango di
cui troppo spesso non conosciamo i passi.
Se
cercate un libro da leggere sotto l’ombrellone, allora girate con sollecitudine
alla larga. Se invece volete armarvi di coraggio, mettervi a nudo e guardare
dentro ad uno specchio che potrebbe rivelare qualcosa di voi che preferireste
tenere lontano, beh allora forse è questo proprio il libro che fa per voi.
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