ph carlo meazza
Oggi il mio amico Arnaldo Bianchi, bibliotecario poeta, ha vissuto la sua ultima giornata di lavoro. Ho pensato di salutarlo con un pezzetto, che il quotidiano La Prealpina ha pubblicato domenica 17 ottobre, compresa la bella foto di Carlo Meazza.
Lo saluto anche da qui, riproponendo il saluto scritto
Per
oltre quarant’anni Arnaldo Bianchi ha vissuto fra i libri, le riviste, i
giornali, volto noto, occhi ed occhiali assai conosciuti alla Biblioteca Civica
di Varese. Fra i suoi compiti, la cura dei quotidiani. Sarebbe quindi bello per
lui sfogliare per l’ultima volta (da lavoratore) La Prealpina e trovare queste
parole di saluto perché Arnaldo oggi, martedì 19 ottobre 2021, chiude il grande
libro della professione di bibliotecario, per aprire quello (negli auspici
sempre voluminoso) della pensione. Eccolo Arnaldo a metà degli anni Ottanta, in
piedi su una sedia a far ordine fra plichi di carta stampata, nella foto di
Carlo Meazza, che allora (direttore della biblioteca Guido Belli) fotografò in
una preziosa pubblicazione i lavoratori e i clienti della teca dei libri di via
Sacco, ala destra del Palazzo Comunale. Bianchi già da anni era al servizio
della pubblica lettura. Preciso, gentile, competente…e poeta. Sì, non tutti i
varesini sanno che Arnaldo Bianchi (figlio d’arte, anche il padre Amedeo era
poeta e narratore) è ottimo poeta, con una decina di raccolte pubblicate. E
allora non allunghiamo il brodo, arriviamo al dunque, cioè ad una poesia da lui
scritta addirittura nel dicembre del 1973. Aveva diciannove anni, era studente
universitario e già tessitore di parole. Questa poesia, che troviamo nella
raccolta ‘La vecchia casa’, la sua prima raccolta organica di liriche, ci pare
carica di speranza, quella che occorre sempre nella vita, da dipendenti e da
liberi pensionati: Sono incerto come un’ombra di tiglio./Tra il silenzio e
la morte un gusto d’erba,/un volo d’uccello, del fumo./Anche le case sono
belle/quando s’aprono al cielo/e bevono il mattino.
Nessun commento:
Posta un commento