ph carlozanzi
Nei momenti storici bisogna esserci. Cento volte Tre Valli che si chiama così anche se da anni non si toccano le tre valli prealpine (Valganna, Valcuvia e Valtravaglia) per ragioni di danèe; un secolo, e allora non mi sono accontentato di piazzarmi in via Virgilio, a Sant’Ambrogio, quattro foto e via. Anche perché in questa edizione non passavano da via Virgilio, quindi mi sono impegnato un po’ di più, raggiungendo lo strappo del Montello dentro una giornata che davano di pioggia molto forte e invece la pioggia c’è, ma si trattiene. Partenza da Busto Arsizio, sede della Eolo Kometa, la squadra di casa, quella capitanata da Ivan Basso, Ivan il terribile da Cassano Magnago. Partenza dalla Eolo come per le donne, che stamani hanno disputato la loro prima Tre Valli, con vittoria in volata di una cubana, Arlenis Canadilla Sierra. Eccomi allora alle prime rampe del Montello, quattro uomini davanti, il gruppone variopinto a qualche minuto, praticamente non piove. Speriamo duri, questi ragazzi fanno già fatica abbastanza. E infatti vengono su dal Montello come lepri in fuga. Una ventina di minuti, quaranta all’ora di media, ecco un altro passaggio: sempre i quattro ma il gruppo recupera. Qualche goccia ora cade e penso che non deve esagerare, come invece ha fatto la scorsa domenica alla Parigi-Roubaix: tutti hanno visto come è arrivato infangato il vincitore Sonny Colbrelli, che si è gettato a terra dopo il traguardo e pareva un morto fissato dalla cenere e dai lapilli del Vesuvio a Pompei. Che poi noi tifosi di ciclismo guardiamo quella sofferenza non perché siamo sadici, non godiamo della sofferenza altrui, godiamo nel vedere come questi eroi superano freddi per noi impossibili, abrasioni per noi insopportabili, fatiche disumane ma per loro umane, quindi fattibili. La nostra gioia è nel vedere che qualcuno ce la fa. Altro passaggio dal Montello, ora sono sempre in quattro ma è cambiata la composizione e c’è persino Tadej Pogaciar della UAE Emirates, astro nascente del ciclismo internazionale, due Tour de France già in cassaforte. Ma ora piove un po’ di più e al passaggio successivo piove bene. Quindi è tempo che vada a casa, perché il ciclismo si gusta meglio alla tele, dove ti fanno vedere i dettagli, dove segui i corridori come se pedalassi con loro. Eppure dovevo esserci, per capire, per sentire il vento buono del gruppo, il rumore metallico del cambio di rapporto, per avere un’idea più reale della velocità che raggiungono questi uomini molto magri e troppo coraggiosi. Quasi folli. E dovevo scattare qualche foto. Per dire che c’ero. Poi divano, al caldo, distaccato, nella comodità mentre i corridori ora sono zuppi di pioggia e Tadej, uno dei miei idoli, buca, quindi è risucchiato dal gruppo. Peccato. A 33 km dall’arrivo sono avanti in sei, un gruppo ristretto con Pogaciar, Nibali e tanti altri big viaggia a 36”, c’è il muro di Morosolo da affrontare due volte. Tanta fatica e poi si avvantaggiano De Marchi e Formolo e se la giocano loro, che velocisti non sono ma devono fare la volata e Alessandro De Marchi batte di centimetri Davide Formolo, terzo Tadej Pogaciar, a dare lustro al podio varesino. Piove ma non diluvia, gli atleti del pedale hanno onorato con il sudore la Tre Valli centenaria.
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