lunedì 5 maggio 2025

I 'Soggetti smarriti' di Gianni Spartà

 




Alcune sezioni della mia libreria sono dedicate ad autori varesini. Non poteva mancare la sezione Spartà. Non ho tutti i suoi libri ma un buon numero, sufficiente per aver assimilato lo ‘stile Spartà’, che si ripropone anche nel suo ultimo lavoro, che verrà presentato mercoledì 7 maggio, ore 20.45, Sala ‘Ambrosoli’ a Villa Recalcati, piazza Libertà, a Varese, nell’ambito della Primavera della Cultura-Premio Chiara 2025. Si diceva dello ‘stile Spartà’: si tratta di una scrittura originale, consolidata in una carriera giornalistica che proprio in questo 2025 raggiunge il traguardo dei 50 anni di iscrizione all’Albo dei giornalisti professionisti della Lombardia. Gianni Spartà, messinese di nascita, varesino da sempre e una laurea in giurisprudenza, ha preferito lasciare la pergamena nascosta nel cassetto, perché dal cassetto ha estratto storie su storie, cronaca raccontata che è andata accumulandosi in faldoni impolverati, un peso che una scaffalatura in legno non ha più retto, gettando in terra ciò che reggeva. Evento reale o immaginato, per dare il la al nuovo libro? Poco importa, come poco importa che i fatti raccontati non siano in ordine cronologico, ma gettati in pagina col desiderio di confezionare un libro che è ‘un giro sulle montagne russe della memoria: pensieri sparsi, salti in avanti e passi indietro, il sotto prima del sopra con un occhio ai lati, a costo di sembrare strabici.’ Questo si legge alla fine del testo in quarta di copertina del libro che ha per titolo ‘Soggetti smarriti’ (Macchione editore). Il sottotitolo (originale la copertina, pensata dalla figlia dell’autore, Francesca) è: ‘Mille storie cadute dall’alto’. E così, dopo ‘Questa è la storia’, ‘Se lo dice lei’ e ‘Tutta un’altra storia’, la trilogia fa quattro con un altro volume, arricchito dalla prefazione di Giangiacomo Schiavi, firma del Corriere della Sera. Già, ma di che si parla? Nel solco tracciato dai tre precedenti titoli, Spartà ci prende per mano in un ipotetico anno, da novembre a novembre (più i titoli di coda), descrivendo personaggi locali, nazionali e internazionali, eventi lieti o drammatici, congiunture epocali o incontri con personaggi minori, maggiori nella loro unicità. Tenendo fede alla sinteticità giornalistica (capitoli di poche pagine), sfrondando il suo scrivere da ogni banale appesantimento, citando spesso frasi illuminanti di altri, l’autore ci mette naturalmente del suo e quel volto riappare, quell’episodio si materializza, badando bene di non dare giudizi affrettati, perché evangelicamente la zizzania non va separata dal buon grano ma va fatta crescere insieme. Altro non aggiungo, invitando alla lettura delle oltre trecento pagine del volume, arricchito dalle immagini a colori dell’Agenzia Blitz. Mi permetto solo un paio di richiami, presi dal prologo e dall’epilogo. Il libro, dedicato alla moglie di Gianni, Paola, definita ‘la mia bussola’, è alla memoria di Ezio Motterle, un giornalista varesino che ho avuto anch’io l’onore di conoscere e di apprezzare. Fra i ringraziamenti finali ecco il nome di Mario Lodi, ‘il mio primo direttore che mi insegnò, da giovane cronista, a conservare scritti, fotografie e a tenere diari.’ Un consiglio che Gianni Spartà ha seguito alla lettera, tanto da mandare in pezzi uno scaffale di legno. Incidente provvidenziale, perché l’obbligo a riparare il danno ha generato ricordi, e soprattutto il desiderio di scrivere, affinché si concretizzi ciò che Spartà spera, citando a pagina 11 lo scrittore Alessandro D’Avenia: ‘A te che leggi, scambiamoci l’anima: a questo serve leggere. Magari qualcosa ti è sfuggito.’  


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