sabato 23 febbraio 2019
Silence
Ieri sera, su RaiMovie, ho visto un bel film, 'Silence', diretto nel 2016 da Martin Scorsese, tratto dal romanzo del 1966 Silenzio, di Shusaku Endo, interpretato da Andrew Gartfield, Adam Driver e Liam Neeson. Il silenzio è il silenzio di Dio, indifferente nei confronti di tre missionari gesuiti portoghesi, arrivati in Giappone per annunciare la salvezza portata dal Cristo cattolico. Siamo nel 1600, il grande inquisitore giapponese stronca senza pieta, con mezzi barbari (che il film non risparmia di mostrare) il tentativo di diffusione del cristianesimo nel Giappone buddista. Due dei tre missionari infine fanno apostasia, rinnegano la loro fede e si adattano alla cultura e alla religione nipponica. Il regista non prende posizione, non si schiera, non parteggia. Capisce lo spirito missionario che anima i gesuiti, ma pare comprendere anche la reazione dei giapponesi, gelosi della loro cultura, della loro fede, timorosi di subire aggressioni coloniali. E su tutto il grande, imbarazzante silenzio di Dio, che pare indifferente, assente verso chi offre la sua vita per testimoniarne la presenza salvifica. Scene di grande crudeltà, domande senza risposte, un mare burrascoso, il dramma di dover scegliere, per i preti, perché i fedeli, pur rinnegando Cristo, venivano giustiziati ugualmente se il prete non rinnegava il Salvatore. Un film che non risolve nulla, che non dà risposte a domande che non ne possono avere, un film che ripropone il mistero di Dio, quel Cristo morto in croce che compare sino all'ultima sequenza, scandalo e speranza, presenza reale o inventata capace di far morire gli uomini.
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