In foto vedete il ciclista belga Wout van Aert. Ieri, al Tour de France, ha vinto una supertappa, con la doppia ascesa del Mont Ventoux, una salita che parte nei boschi e poi si apre ad un paesaggio lunare, una immensa duna del deserto. Wout è uno dei giovani più promettenti del ciclismo mondiale: vince in volata, a cronometro, in salita. Non può non ricordarmi il grande Eddy Merckx.
Uno vede questa foto, o una foto di un gruppo di ciclisti professionisti: colori, luccichio, biciclette stupende...calzine belle bianche... e dice: faccio anch'io il ciclista, troppo bello. In verità è come per il volo delle rondini: uno spettacolo poetico, ma mortale per gli insetti che finiscono dentro al becco dei volatili. L'apparenza inganna. Quei corpi abbronzati, tonici, magri, tirati a lucido in realtà sono carichi di cicatrici, di dolori, di fratture che si saldano, di abrasioni che si asciugano al sole. C'è tanta tanta fatica, a volte anche per mantenere la velocità del gruppo, per stare in gruppo, non dico per vincere, che è impresa titanica. C'è rivalità e lotta ai confini del sopportabile: per chi vince una tappa al Tour cambia la vita.
Tutto ciò per dire che quando vedete una gara di ciclismo non fatevi ingannare dall'apparenza.
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