Finalmente
la Madonna del Campo dei Fiori è tornata a completare la colonna, rimasta
orfana della sua statua dal 2013. Per me, appassionato di questa montagna, che
risalgo in bicicletta centinaia di volte l’anno, era una mancanza grave, una
perdita, una menomazione, una preghiera interrotta proprio su in cima alla
salita, ad uno degli ultimi tornanti prima di arrivare sul piazzale del
cannoncino.
Ho
cominciato a intuire i primi movimenti positivi nel mese di giugno del 2021,
quando una mattina due alpini stavano guardando la zona della colonna
incompleta, situata vicino alla deviazione per la pensione Irma. Ho chiesto
notizie e mi hanno detto che stavano tagliando l’erba e preparando la piccola
collina, affinché accogliesse degnamente la sacra Vergine restaurata. Lunedì 19
luglio vedo un trattore con un lungo braccio meccanico e un camion scoperto. Mi
fermo ed ecco finalmente la statua, adagiata sul fondo, pronta per essere
issata sulla cima. Quindi il momento solenne, la benedizione, il 10 agosto (non so ancora l'orario dell'evento).
La
storia della Beata Vergine del Campo dei Fiori ha inizio nel 1938, quando non
si sa bene chi decide di dare sacralità alla montagna varesina per eccellenza,
al regiù delle nostre Prealpi, ponendo una colonna con una statua della
Madonna. Quella del 1938 era in bronzo, a capo coperto: altro non è dato
sapere. Ci penserà un fulmine, per niente rispettoso della Madre di Gesù, a
lesionare l’opera bronzea. Siamo nel 1965. Uno fra i primi ad interessarsi ad
una possibile sostituzione della statua è il professor Salvatore Furia, il
padre dell’Osservatorio Astronomico, un uomo che su al Campo dei Fiori ha speso
la sua vita, le sue ricerche, le sue passioni. Viene incaricato dell’opera lo
scultore Luigi Tardonato, che sceglie di rifare la statua ma a modo suo, con
materiale più povero (la terracotta), certamente più economico del bronzo. E
decide di non copiare esattamente le sembianze della Vergine originale: ecco
allora una Madonna senza velo, coi capelli sciolti, che sale da una nuvola. Nel
1968 la nuova statua viene inaugurata. Un po’ di anni resiste ma il materiale
non è l’ideale per una statua posta a mille metri, sul culmine di una colonna,
soggetta a sollecitazioni, vibrazioni, oltre che alle intemperie. Così l’opera
si deteriora. Il Comune di Luvinate, ove risiede la Madonna prealpina, prende a
cuore l’iniziativa del restauro, che parte nel 2013 e trova molti operatori, ma
soprattutto un anonimo benefattore che paga le non indifferenti spese. Lo
studio di architetti Bertolini-Galli è incaricato di predisporre un progetto adeguato,
vi operano anche Cristiana Alexy, consulente alle strutture Marco Carcano,
restauratrice Maria Pia Navire. Il lavoro è più lungo del previsto, si operano
migliorie per favorire la staticità, la resistenza ad alta quota, e soprattutto
si attende il parere favorevole della Sovrintendenza alle Belle Arti, che
arriva il 13 maggio 2021. E così Lorenzo Martinoli di Barasso e i suoi uomini
possono, il 19 luglio, riporre la Madonna al vertice della colonna.
Ieri l'ho fotografata.
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