Non so quali siano le cause della morte di Leonardo Falabella, ma
sinceramente non mi interessa. E’ morto Leo, il mio amico Leo: questo conta e
mi fa star male. Ci eravamo conosciuti anni fa. Ancora ricordo la prima volta
che lo vidi, docente di educazione tecnica alla Vidoletti. Certo, la prima
impressione era di un uomo sovrappeso, ma a conoscerlo capii subito che era un
uomo abbondante in tutto: amicizia, cultura, simpatia, conoscenza, passione per
la vita e per l’Inter. Come non diventare amici? Infatti siamo diventati amici.
Diceva che ero un mito, seguiva ciò che facevo, sempre presente alla
presentazione dei miei libri, mi regalava la sua competenza in ogni campo. Soprattutto era un valido insegnante, amato dai suoi alunni. Grande lettore, ottimo architetto, stava curando proprio ora un’importante
ristrutturazione in una bella villa varesina, alle pendici del Sacro Monte.
Ogni tanto andavo a trovarlo nel suo studio in via Crispi, era bello parlare
con lui. Naturalmente un po’ lo sgridavo, sollecitandolo a fare movimento. Un
pomeriggio riuscii persino a portarlo lungo la rizzada della Madonna del Monte.
Eravamo d’accordo che ci saremmo tornati a breve. L’ultimo nostro incontro
risale ad un mesetto fa. L’ho beccato che stava gustando un gelato
all’Argentina, vicino al suo studio. Lo sgridai ma lui fu pronto a rispondere:
“Guarda, è uno dei pochi gelati che ho mangiato quest’estate, ma me lo voglio
proprio gustare. Non ho sensi di colpa. I sensi di colpa rovinano il piacere
del momento. Del resto sì, è vero, sono sovrappeso e devo dimagrire, chi ha il
mio peso non vive a lungo, ma gli esami sono buoni, la pressione sotto
controllo. Lo so che sembra impossibile, ma i miei esami sono non dico
perfetti, ma quasi.” Dialogavamo spesso con messaggi su messenger. Naturalmente
si parlava anche della nostra amata Inter, Ormai la parte era chiara: io ero
quello preoccupato, deluso, poco fiducioso, arrabbiato per una squadra di polli
che perde lo scudetto per un errore clamoroso del portiere e che inizia male il
campionato, lui il tifoso vero, fedele, certo della vittoria. Infatti mi
sgridava: “Ma che tifoso sei?” mi diceva. L’ultimo nostro messaggio è stato una
premonizione. Leggeva il mio blog e spesso commentava i miei post. Avevo
scritto un post sulla morte (tanto per cambiare), dicevo che tutti pensano al
proprio funerale e se lo immaginano con tanta gente, possibilmente addolorata.
Lui aveva risposto che gli capitava di pensare al suo funerale, ma non con la
mia visione. Lui si preoccupava per chi avrebbe dovuto reggere la cassa, quindi
si riprometteva di dimagrire. Una nuova promessa di movimento e di salita lungo
il viale impegnativo delle cappelle. Amava la musica, Vasco Rossi in
particolare. Seguiva l’atarassia, filosofia che predica il distacco, la
superiorità nei confronti delle cure della vita. Non ho mai capito se credesse
o non credesse in Dio. Pubblico l’ultima foto che gli ho fatto, durante il
vernissage ad una mostra. E’ insieme all’amata moglie che, come me, lo sgridava
perché non faceva tutto il possibile per dimagrire un po’.
Sì, potrei continuare a lungo ma a che serve? Leo, il mio caro amico Leo
non c’è più.
Era anche il mio amico Leo. Un grande uomo. Mi mancherà tantissimo.
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