L’esame di terza media è sempre stato per me, docente di educazione fisica, il momento più pesante dell’anno scolastico. Per fortuna avevo colleghi con i quali dialogare un po’. Leo era fra questi. Un giorno mi disse: “Ci scommetti che faccio canestro nel cestino con questo pezzo di carta appallottolata?” Il cestino era a molti metri di distanza. Dissi: “E’ impossibile ma se ci riesci ti scrivo un raccontino.” Tirò e fece canestro. “Ora tu scrivi” mi disse. E così feci, buttai giù un raccontino umoristico, solo per Leo. Ora, che Leo non c’è più, lo rendo pubblico. In sua memoria.
***
Ciuff
Sulla scena del crimine (anche un semplice esame di terza media può diventare pericoloso) abbiamo un prof di ginnastica palesemente obeso, che si distrae con un prof di tecnologia, secco e brizzolato. Davanti a loro, seduto, impaurito, boccheggiante, claudicante nell’eloquio, sudato, abbiamo Carlo Figliozzi, e già si capisce da quel cognome che butta male: dopo Fantozzi, tutti gli ozzi propiziano la caricatura.
La
sottocommissione giudicante è attenta e comprensiva, a parte i due prof
sopraelencati, ed escludendo la docente dalla parlata toscana, che maneggia il cellulare.
A dire il vero anche la prof di prima lingua inglese sbadiglia e sonnecchia,
salvo poi lanciare un urlo, trattenuto all’ultimo, quando sente il Figliozzi
chiamare il londinese Big Ban Big Bang, una g in più esplosiva. Ma eccezion
fatta per questi quattro, i rimanenti prof sono professionalmente inappuntabili.
E con loro anche il presidente di commissione, un tipo del sud, che spesso
interviene nel colloquio regalando ai presenti la sua cultura a largo raggio.
L’obeso
sussurra al secco: “Scommessa?”
“Ci
sto.”
“Cena?”
“Cena.”
“Dove?”
“Sceglie
chi vince.”
“Bene…e
allora parto.”
“Per
dove?” fa il brizzolato.
“Ti
spiego” e appallottola un pezzo di carta. “Se faccio ciuff da qui nel cestino,
paghi tu.”
Il
secco guarda oltre il candidato, ad almeno cinque metri di distanza. Scrolla il
capo: “Non ce la farai mai, la palla è troppo leggera, svolazzerà.”
“Hai
scommesso.”
“Ho
scommesso.”
La
prof toscana ora si è alzata e risponde a una chiamata del marito, nascondendo
la voce dentro il palmo della mano, accucciata in un angolo. La prof di
inglese, dopo la castroneria di Figliozzi, si è svegliata, ma ora sonnecchia la
prof di musica.
L’obeso,
che ha lanciato la scommessa, sta per intervenire, agganciandosi all’imbarazzo
silenzioso di Figliozzi, ma il prof di arte lo precede. Si alza in piedi,
allunga un libro, sorride, prende fiato, prepara il terreno alla suspance,
quasi dovesse regalare all’uditorio una domanda nuova di zecca. “Senti,
Figliozzi” e si avvicina ancor più al ragazzo. “Hai parlato della seconda
guerra mondiale, del Giappone, dei kamikaze….ma in arte? Mi sapresti fare un
collegamento? Noi abbiamo studiato un autore…analizzato un quadro…” e sorride e
intanto apre a metà il libro, tanto che Figliozzi (che stupido non è) riesce a
sbirciare, riconoscendo il Guernica di Pablo Picasso.
“Guernica,
di Pablo Picasso” dice il candidato.
“Bravo,
Figliozzi, bravo…prosegui pure.”
Il
prof di ginnastica ritrae la mano, attende la prolusione di Figliozzi, altro
silenzio e allora parte lui: “Ragazzo mio, sai che non faccio quasi mai domande,
la mia è una materia pratica, ma la sorte oggi è caduta su di te. Cosa vi ho
ripetuto sempre in questi tre anni?”
Figliozzi
sorride, sa come rispondere: “Che non dobbiamo giudicare le persone dall’aspetto
fisico, che il nostro prof di ginnastica è obeso ma conta ciò che dice, non ciò
che fa, cioè nessun tipo di sport, né ciò che appare, cioè un gran mangione.
Che lo sport fa bene, rende magri come il prof di tecnologia, potenzia gli
apparati, soprattutto quello cardiocircolatoriorespiratorio…”
“Ti
interrompo, Figliozzi..sento che sai. E allora ti faccio una seconda domanda:
parlami della tecnica del tiro libero nel basket, ma ti voglio facilitare, ti
faccio un esempio pratico, sicché tu possa essere agevolato nel rispondermi” e
a quel punto, allibiti i colleghi, l’obeso si alza in piedi e con tecnica
sopraffina lancia la palla di carta nel cestino distante, la piccola sfera
bianca sfiora i capelli di Carlo e fa ciuff. “Ecco, ragazzo mio, ora parla tu.”
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