Molto molto bene. Una
buona notizia mi giunge in questo pomeriggio accaldato di luglio, dove il caldo
in aumento ammoscia e avvilisce: il mio amico Enea Biumi (al secolo Giuliano Mangano)
mi comunica di aver vinto il Premio Tirinnanzi 2023, per la sezione silloge in
dialetto lombardo. E il suo è il nostro amato dialetto bosino. E non è uno sfulcìtt,
cioè un trucchetto, uno scherzetto che mi vuole tirare l’amico, ma è vero. E,
guarda caso, la sua raccolta di poesie si intitola proprio Sfulcìtt
(Lupi editore). E non saranno nemmeno truccati i 2500 euro che Enea si porterà
a Varese, perché il Tirinnanzi è uno fra i premi di poesia (in italiano e in
dialetto lombardo) fra i più ambiti, seri e monetariamente remunerati. E’ un
premio nato a Legnano nel 1980 per ricordare Giuseppe Tirinnanzi, imprenditore
e uomo di lettere. Il primo presidente di Giuria fu Piero Chiara. Per ciò che
sappia io, non ha mai vinto il premio un varesino. Certamente con il dialetto ci
avrà provato Natale Gorini, forse in italiano Silvio Raffo o altri, ma solo il
nostro Enea alza la coppa del vincitore. Mi ha promesso che mi pagherà da bere,
ma dovrò attendere sino al 25 novembre quando, nel pomeriggio, al Teatro
Tirinnanzi di Legnano, si svolgerà la cerimonia di premiazione.
Enea Biumi è docente di
lettere (in pensione), narratore e poeta (sia in italiano che in dialetto),
fisarmonicista, cantante, attore e chi più ne ha più scriva.
Quando uscì il libro dissi
ad Enea che non conoscevo il termine dialettale sfulcìtt. “Lo diceva
sempre mio padre quando giocavamo a carte” mi rivelò. “Uè, fa mia sfulcìtt,
diceva sempre.”
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