Il grano sta crescendo, sono solo, posteggio l’auto, mi avvicino
alle spighe e rivedo Alessandra, il suo desiderio di sdraiarsi lì in mezzo,
nella natura, quelle parole del suo ultimo pomeriggio di vita. Il grano
visto da vicino è meno attraente. Mi guardo intorno, un’auto passa
veloce, il verso ripetitivo di grilli e cicale è disturbante. Muovo qualche
passo fra le spighe d’aprile che mi arrivano al ginocchio, sono in
compagnia di uno spaventapasseri, marionetta immobile, secca e malvestita
che mi guarda sotto il suo cappellaccio. Mi sdraio. I baffi del
grano mi pungono alle braccia ma ciò che più mi irrita è lo zampettìo
degli insetti sul collo, sulle parti nude. Una cavalletta mi salta sul
naso, mi metto seduto e la scaccio schifato. Abbraccio le ginocchia e
mi guardo intorno. Il grano mi copre, nessuno può notare questo
mio modo particolare di salutare un’amica ma non c’è poesia, manca
il vento fresco che piega gli steli, è lontana la bella luce del tramonto
che lucida i colori. Strappo una spiga, la terrò in auto per ricordo....
dal romanzo 'Nudo di uomo'
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