martedì 26 maggio 2015

Lo schizzo del mercoledì

                                                                                        ph carlozanzi


UN OMBRELLO CONTRO L’ARIA
di carlozanzi

Il cielo aveva appena smesso di sgocciolare. Dalle nuvole grasse di una serata primaverile arrivò un sole caldo. Camminava previdente con l’ombrello in mano, non si sa mai. Guardò il tramonto è penso che l’ombrello avrebbe potuto lasciarlo nell’auto. Si diresse verso il centro città. Nell’aria traiettorie di rondini, sull’asfalto pneumatici e suole di scarpe indaffarate, stanche, svagate, annoiate, felici. Capì di appartenere all’ultima categoria. Il ritorno del sole, il tepore, quella cittadina che luccicava dopo la pioggia, la prospettiva immediata gli misero addosso una prepotente euforia. Aumentò il passo, sentì la vita esplodergli nel petto, pensieri positivi oliavano le ginocchia e le caviglie, il passo era svelto e leggero. Era il padrone di quel borgo, capace di tutto, pronto all’azione, pieno di idee, senza freni, senza limiti, privo di pessimismo. Nel camminare progettava, respirava tutto quel ben di Dio, sorrideva da solo, guardava le fioriere e ringraziava, il semaforo verde e si rallegrava.
L’estasi durò poco. Pensieri vigliacchi, malandrini, molesti giunsero a intossicare la luce. Se li stava inventando lui, per rovinarsi la serata, con quell’abilità tipicamente umana di non saper gestire la foga della mente. Ma aveva in mano l’ombrello e cominciò a menar fendenti contro quel nemico invisibile. Poi arrivarono le immagini delle infelicità altrui, realissime, che andavano subito scacciate per poter galleggiare in quell’eden serale. E allora altri colpi con l’ombrello, sciò, via, andatevene, lasciatemi in pace, ho diritto a quest’attimo di pace, se restate anche voi non c’è più gusto.
Chi lo vedeva non approvava quel suo comportamento balordo ma si sa, la gente in genere lascia fare. La punta dell’ombrello trafiggeva, con la lama dell’ombrello tagliava, l’aria era morbida, assecondava la sua pazzia. Ma arrivò quel pensiero e l’ombrello cozzò, si spezzò, gli restò in mano sghembo, ferito, penzolante. Lo lanciò in mezzo alla strada, un’auto frenò per non schiacciarlo, quella dietro riuscì a evitare il tamponamento per un pelo.
Troppo forte quel pensiero.

Invincibile. 


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