E’
mia consolidata abitudine, dopo cena, nelle sere più luminose dell’anno, quando
il dì resiste a lungo prima di lasciare il passo alla notte, camminare lungo i
viali di Villa Toeplitz a Sant’Ambrogio Olona. Ho la fortuna di abitare a cento
metri dall’imponente cancello in ferro battuto. Cammino adagio, nel silenzio,
fra canti d’uccelli, gli ultimi cri cri dei grilli campagnoli e i primi,
zigzaganti voli dei pipistrelli: una preghiera rivolto al vicino camposanto,
uno sguardo ai giochi immaginando bimbi felici, la curva sulla sinistra, l’ampio
panorama verso Induno, il Monte Orsa, il Generoso, alla mia sinistra la Villa. Continuo
in salita, il castagneto, la piscina quadrata con le quattro rane dalla bocca
che sputa acqua, quindi il grande prato, i giochi d’acqua, la scalinata, la fontana
circolare, la collina che sale, abbracciata dal bosco. Mi siedo su una delle
panche vicino al campo da tennis, guardo il tramonto e penso. Immagini,
ricordi, pensieri distratti e un senso di riconoscenza per la pace, la
bellezza, la quiete. Oltre gli alberi davanti a me vedo i palazzi edificati
negli anni Sessanta, che da via Vico salgono in via Casluncio, alloggiati sopra
la collina dei Barù. La riconoscenza si fa vicinanza alle mie radici paterne.
Noi siamo Zanzi Barù, perché i miei avi venivano proprio da quella collina. Mio
padre Mario, negli anni Trenta, giocava su quelle balze cariche di alberi da
frutta, allungando la vista oltre il confine di Villa Toeplitz, sperando che la
bella proprietaria ancora una volta invitasse lui e tutta la sua classe della
scuola elementare ‘Canetta’ ad una merenda in villa. E con mio padre ecco mio
zio Francesco, suo fratello, che fu giardiniere dei Toeplitz ed era solito
ricordare, da fungiàtt sopraffino, la raccolta di meravigliosi porcini negli
angoli del parco che lui ben conosceva ma che non amava rivelare. Quindi,
quando anche l’abbondante chiarore estivo si rabbuia, mi alzo e torno a casa.
Dal
mese di maggio del duemilaventuno, cioè da quando è andato in stampa e ho avuto
la possibilità di leggerlo, ho uno strumento in più per amare villa Toeplitz e
il suo parco. Devo quindi riconoscenza a Bruno Belli, che ha raccolto il suo
sapere ‘toeplitziano’ nel volume ‘Villa Toeplitz di Varese’, edito da
Macchione. Centocinquanta pagine in carta patinata, arricchite da preziose foto
d’epoca e foto attuali di Eugenio Manghi.
Belli
non è certo uno che improvvisa, che fa le cose alla carlona, come diciamo noi lombardi.
Ama approfondire, documentarsi, scavare nel passato con una precisione
certosina. Il libro in questione è quindi un concentrato di dati e nomi, di
note critiche e di aneddoti per lo più sconosciuti. Si parte con brevi
considerazioni storiche sui soggiorni in villa a Varese dal XVII al principio
del XX secolo. Il secondo capitolo è dedicato a Jozef Leopold Toeplitz e alla
moglie Jadwiga Mrozowska: se il banchiere Toeplitz ha messo i soldi, la bella moglie
(attrice, esploratrice, scrittrice, donna dai molti interessi) ha immaginato e
realizzato i suoi sogni nella villa e soprattutto nel parco. Detto dei coniugi
Toeplitz, l’autore si sofferma con accuratezza nella descrizione della
proprietà: villa e parco. Quindi si va oltre i Toeplitz, con i nuovi
proprietari e infine l’acquisto da parte del Comune di Varese, il parco reso
pubblico e molto frequentato. Il capitolo quinto descrive il patrimonio arboreo
(davvero sorprendente) e la fauna. Infine (oltre alle già citate immagini) un’appendice
è dedicata al rapporto attuale fra la Villa e l’Università degli Studi dell’Insubria.
Si
legge in quarta di copertina: ‘Il complesso di Villa Toeplitz è uno dei
massimi esempi di eclettismo architettonico che si riflette adeguatamente nel
parco, considerato oggi uno dei dieci più belli d’Italia…Fu soprattutto Edvige
Toeplitz, donna di molteplici interessi, a disegnare il parco secondo la
propria sensibilità e le suggestioni in lei nate durante il viaggio in Kashmir…La
villa, acquistata dal banchiere Giuseppe Toeplitz nel 1914, fu ampliata e
disegnata secondo le esigenze dei proprietari, che ne allestirono così un
unicum in Italia…’
Il
volume può essere acquistato nelle librerie varesine o tramite il sito
www.macchionepietroeditore.it
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