Enea
Biumi è in fase di seconda giovinezza. Da sempre attivo nel mondo delle
lettere, anche quando era docente di italiano negli istituti superiori, era
però restio a dedicare troppo tempo alla scrittura, sia perché il lavoro era
costante, sia per un riguardo diciamo di tipo morale: in fondo la scrittura non
è un po’ una perdita di tempo? Per fare del bene all’umanità, può bastare
mettersi a tavolino ed inventare storie? La pensione ha liberato Enea da questi
riguardi e oggi la penna scivola veloce, sia in poesia che in prosa. Ora è il
tempo della prosa, ma già una raccolta di poesie ha un contratto firmato e fra
poco sarà in stampa. Stiamo all’oggi e alla raccolta di racconti ‘La maestrina
del Copacabana’ (Genesi editrice). Si tratta di cinque racconti, meritevoli del
premio ‘I Murazzi per l’inedito 2020’, premio già vinto nel 2018 con il romanzo
‘Rosa fresca aulentissima’. Cinque racconti, che richiamano alla mente pagine
di Piero Chiara, ma anche di Giovannino Guareschi ma soprattutto ci riportano l’Enea
Biumi che avevamo incontrato con il romanzo sopracitato. Lo ritroviamo come
suonatore di pianobar nel primo racconto, quello che dà il titolo alla
raccolta; lo rivediamo come professore nella seconda storia (Bocciofila Cartabbia);
ecco il suo amore per la poesia, soprattutto per Giuseppe Ungaretti, nel terzo
racconto (Una corolla di tenebre). E chi è ‘Aristide Giovanni Principe Turibbio’
se non l’autore, quindi ogni uomo, posto di fronte all’epilogo, al soffrire nel
disfacimento e nella perdita, che si affida ai ricordi delle bravate giovanili
per sopravvivere? Infine l’ultimo racconto, ‘Il Windsurf’, un fitto dialogo,
uno sparlare e parlare dei fatti altrui. Biumi non si affida all’originalità
stilistica, che nella ricerca del nuovo dimentica la leggibilità: punta ad
essere facilmente inteso soprattutto con dialoghi invitanti, frasi brevi,
periodi mai complicati, dove non manca il dialetto bosino ma anche il latino,
parole ricercate (e qui il professore ogni tanto prende la mano) ma nel
complesso la lettura scivola veloce nella discesa del piacere, che ogni lettore
ricerca. Una scrittura popolare e insieme raffinata, una trama mai banale ma
nemmeno indecifrabile. E sotto sotto c’è l’autore, con il suo antimoralismo, la
sua capacità di accontentarsi godendo del quotidiano, il suo sguardo distaccato
e insieme accogliente verso i peccati degli uomini, più disposto ad accettare
cadute incespicando nei sassi della passione, piuttosto che il peccato di
eccesso di giudizio e pregiudizio. Valga a completamento di questa mia
sintetica analisi la motivazione della giuria del premio ‘I Murazzi’: “…I
cinque racconti risultano ambientati nell’arco di anni che vanno dagli albori
del fascismo fino all’affermazione in Italia della civiltà dei consumi e del welfare,
ma mantenendo uno sguardo di particolare attenzione alle tradizioni del ceto
contadino e per lo più piccolo borghese…Lo stile narrativo è allo stesso tempo
facondo e schietto, con un timbro di astuzia popolare che mette a fuoco la
gioia di vivere, ma anche gli inciampi della malasorte e la tentazione ai
sotterfugi o agli inganni…”
Un
assaggio? Eccolo, preso dal primo racconto:
“Sì,
ma anche quel seno…” balbettò la preside.
“E’
una donna, del resto…figlia di sua madre” e nell’affermarlo, ella cercò di
mettere in risalto quello che ormai non c’era più: i suoi anni infatti stavano
mostrando tutta la loro esecranda malignità per aver fatto decadere la
prosperosità di un tempo…
Come
già scritto, Enea Biumi (pseudonimo di Giuliano Mangano), docente in pensione,
ama la narrativa, la poesia, la musica, il teatro. Da nomade interiore, ama
spaziare nei campi dell’arte e lungo le strade del mondo. Ha al suo attivo
svariate pubblicazioni in prosa e poesia, collaborazioni a riviste. Consiglio
di prendere visione del suo blog (il blog di Enea Biumi).
Il
libro è presente in alcune librerie varesine, lo si può ordinare online anche
alla casa editrice (genesi@genesi.org) o
direttamente all’autore, che ha una pagina facebook.
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