venerdì 19 novembre 2021

Andrea Vitali intervista Piero Chiara


                                                                                              ph carlozanzi


Fra gli scrittori italiani di successo, Andrea Vitali è quello che conosco meglio, non perché ho letto tutti i suoi romanzi (ne pubblica uno all’anno!) ma perché è venuto spesso a Varese, lui del lago di Como, è mio coetaneo e ho seguito (all’inizio anche con un po’ di invidia) tutta la sua brillante carriera. Iniziata brillantemente insieme alla (meno brillante) mia, perché lui partecipò e vinse il Premio Mont Blanc all’inizio degli anni Novanta, io partecipai e persi. Poi vinse il Premio Chiara (io partecipai e non arrivai nemmeno nella terna) e lì cominciai ad intervistarlo per La Prealpina e ci conoscemmo. Poi venne ingaggiato dalla Garzanti e partì a vendere un sacco di copie. Andrea in questi anni l’ho visto spesso, più volte l’ho intervistato, sono sinceramente felice per lui, che ancora ha l’abitudine di scrivere prima a matita su una risma di fogli A4, poi batte al computer, che ha ancora la bella abitudine di mantenere la vena creativa, di vendere assai (milioni di copie in tutti questi anni, tradotto in svariate lingue) e di salutare senza alcuna ‘supponenza’ gli estimatori come il sottoscritto. Questo pomeriggio Vitali era a Varese non per parlare dei suoi libri ma dello scrittore che – a detta di molti – più gli somiglia, e cioè Piero Chiara. Si è immaginato una intervista al narratore luinese. Tutto ciò nell’ambito del Premio Chiara e più in particolare delle iniziative a contorno della mostra al Castello di Masnago, che presenta i Piaceri di Piero Chiara, una mostra che proseguirà sino alla fine di dicembre, e forse sino alla fine di gennaio 2022.

Presenti le anime del Premio, Romano Oldrini (che ha definito Vitali “una macchina da guerra”) e Bambi Lazzati, buona affluenza nella Sala degli Svaghi al castello varesino, il Vitali affabulatore ha regalato una piacevole serata ai presenti. Vitali, medico prestato alla letteratura, medico tornato in campo come volontario vaccinatore (e questo certo gli fa onore), è definito da una mia amica “uno scrittore che non si smette mai di rileggere”, da Corrado Augias (Il Venerdì di Repubblica) “So per certo che questo scrittore è tra i massimi di quell’esigua pattuglia della narrativa italiana che vuol mettere sotto gli occhi del lettore storie ben congegnate, con personaggi ricalcati evidentemente dal vero, salvo l’aggiunta di quel tanto in più che li rende appunto ‘romanzeschi’.”

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