martedì 9 novembre 2021

La fatica


 


Ho sempre preferito la fatica fisica a quella intellettuale, il movimento-sport allo studio. Ho sempre detto ai miei alunni che le due Esse della Vidoletti sono Sport e Studio, entrambe importanti, anche se a volte può prevalere l'una sull'altra (dipende anche dalle fasi della vita). 

Nella mia esperienza, sin da giovanissimo, la fatica fisica (se la fatica è moderata, accettabile, roba da 100 pulsazioni al minuto per intenderci) mi permette di distrarmi, di pensare, di ammirare. Molte mie idee non dico geniali (non esageriamo) ma carine sono nate camminando, correndo, pedalando, nuotando, sciando. Nel movimento si può assaporare la dolce sensazione di una parvenza di unità fra corpo e mente. Certo, il movimento ha indubbi risvolti positivi non solo sulla mente ma anche sul corpo...fa piacere, soprattutto con la peregrinazione degli anni, mantenere uno stato di forma accettabile.

La fatica intellettuale, pur necessaria, mi gratifica meno. Addirittura, in una fase precisa della mia vita, ha ottenuto l'effetto contrario. Uno studia per ampliare le conoscenze e quindi capire di più il mondo, per essere più consapevole, per trovare un senso (se mai è possibile) all'esistere, al vivere e al morire. Quando (non per obbligo scolastico ma per interesse) ho voluto approfondire un tema di quelli fondamentali, mi sono perso, rischiando addirittura di smarrire la fede in Dio, un lumicino che per fortuna sono riuscito a non soffocare del tutto. Ampliare le conoscenze non regala certezze ma le toglie, non regala sicurezza ma senso di profonda ignoranza. Tutto traballa, molto è mistero. Più si sa, meno si sa. 

Meglio dunque non conoscere? Mah...vedete un po' voi...

Ho scelto due foto emblematiche, scattate stamani al Campo dei Fiori: in alto l'isolino Virginia con i rimasugli della nebbia mattutina, la nebbia frutto del sapere. In basso la cima del Cannoncino, in alto niente nuvole, cima raggiunta grazie alla fatica fisica.  


 

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