Stefania Belmondo, lo scricciolo della Valle Stura


Interessante incontro ieri pomeriggio, venerdì 7 novembre, nell'ambito di GLocal, festival del giornalismo locale. Nell'aula magna dell'Università dell'Insubria, in via Ravasi, a Varese, ha preso la parola (e lo sa fare bene, visto che oggi commenta per la Rai le gare di sci nordico) Stefania Belmondo, la seconda donna più medagliata (dopo Arianna Fontana) in Italia, sommando le medaglie olimpiche e mondiali. 10 medaglie alle Olimpiadi e 13 ai Mondiali per Stefania, lo scricciolo della Valle Stura, 1.58 per 45 chilogrammi, valori fisiologici eccezionali, una grinta ineguagliabile, doti che le hanno permesso di dominare la specialità della fatica per una decina d'anni, inizio e fine carriera impreziositi da due ori olimpici. La Belmondo era a Varese, invitata a parlare sul tema 'Prepararsi alle Olimpiadi, una strada lunga quattro anni'. Con lei, seduti al lungo tavolo, altri personaggi. Anzitutto Giuseppe Gazzotti detto Pippo, il tecnico casbenàtt che è stato allenatore della Belmondo, che l'ha vista crescere, affermarsi, che l'ha seguita con le amorevoli cure dovute ad un talento enorme, che non può essere sprecato; due giornalisti, entrambi di VareseNews: Damiano Franzetti e Francesco Mazzoleni. E infine due medici: Serena Martegani e Giorgio Ferriero. Si è parlato di alimentazione, di riabilitazione post-traumatica, di doping, delle emozioni che accompagnano e seguono un'impresa sportiva. Stefania Belmondo non ha fatto sconti a chi ha fatto uso di sostanze dopanti: "Non capisco come si possa gioire sul podio, quando si sa che ci si è dopati. Quello è un furto. Oltretutto ci si rovina la salute."




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