Mons. Enrico Manfredini,
prevosto in Varese: non l’ho conosciuto, a parte vaghe immagini degli anni
Sessanta, qualche messa in basilica a San Vittore. Ma questo ‘uomo nuovo’ è
tornato spesso nella mia vita. Me ne parlava mio zio, l’architetto Bruno
Ravasi, che con Manfredini collaborò al restauro delle chiese del centro: la
Basilica, San Giuseppe, Sant’Antonio alla Motta, San Martino. Tornò il suo nome
molti anni dopo, quando entrai a far parte del Gruppo Missionario decanale, che
il sacerdote (nel frattempo diventato vescovo a Piacenza) aveva fondato: ricordi
di lui nelle parole di don Giulio Greco, Rina Monti, Romano Zangarini. E ne
parlava con enfasi don Vittorio Pastori, il Vittorione, che ebbi modo di incontrare
più volte, e che aveva scelto la via missionaria africana grazie al suo
prevosto. Nasceva allora, proprio a Piacenza, ‘Africa Mission’. E ancora lui,
Manfredini, tornò quando incontrai la realtà del consultorio La Casa di Varese,
altro anello nella lunga catena che Manfredini (infine arcivescovo di Bologna) realizzò
nei suoi anni varesini.
Lunga premessa per dire
che chiuderà lunedì 6 maggio una interessante mostra a lui dedicata. Titolo: ‘E
venne un uomo nuovo: Enrico Manfredini’. Ancora due giorni per visitarla nella
sede di Varese Vive (vicino all’ingresso dei Giardini Estensi, in piazza della
Motta). Un video e numerosi pannelli, foto e testi, un prezioso ricordo che il Decanato
di Varese (molte le istituzioni coinvolte) ha voluto dedicare ad un sacerdote
speciale.
La mostra è stata curata
da Anna Aquila, Giulio Cova e Carlo Baroni. Designer: Andrea Benzoni.
Dopo il 6 maggio, la
mostra troverà nuova collocazione nella scuola che proprio a Manfredini è stata
dedicata, alla Valle Olona.
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