lunedì 25 luglio 2016

La mia scuola - 6


Senz’altro in prima e seconda elementare usavamo per scrivere la penna-cannuccia col pennino. Ricordo almeno tre tipi di pennini: quello a forma di Tour Eiffel, quello diritto e quello a forma di cuore, il mio preferito (vedi foto, anche se il mio era di color argento). I banchi avevano il calamaio, e quando l’inchiostro era finito si chiamava il mitico bidello Venzin, alto, magro, naso lungo, che arrivava con la bottiglia dell’inchiostro e uno straccio per pulire le gocce. Ricordo che il calamaio aveva un coperchietto rosso, per chiudere e non far evaporare il liquido nero. Con Venzin lavorava da bidella anche la moglie, bassa e con problemi di udito. Erano anche i custodi della scuola. Nel quaderno avevamo sempre la carta assorbente, da utilizzare dopo la scrittura, per non sporcare la pagina. Non ricordo esattamente quando passammo alla stilografica con inchiostro incorporato, credo in quarta o in quinta elementare. Della refezione ricordo la pastasciutta a forma di conchiglia, con il grana attaccaticcio, servita nelle scodelle, e una ragazza più grande di me. Ricordo il profumo del suo grembiule bianco. Ricordo che dopo mangiato, se lei sedeva vicino a me, io reclinavo la testa sulle sue gambe. Era un po’ mamma un po’ ragazza, della quale certamente e segretamente mi innamorai.    

6-continua

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