giovedì 7 ottobre 2021

Indrèe, indrèe


 

Il 28 ottobre del 1951, giusto settant'anni fa, iniziarono i lavori per l'edificazione della grande chiesa dei frati della Brunella. Me lo ricorda l'amico giornalista Pierfausto Vedani, in un articolo uscito anni fa sul Calandàri dra Famiglia Bosina. I frati erano tornati a Varese nella primavera del 1938, due per la precisione, in arrivo dal convento di Busto Arsizio: fra Domenico Portesi e fra Leandro Maino. Poveri in canna, come si conviene per i francescani, presero alloggio in un rustico edificio da restaurare alla Cascina Brunella. Anni dopo ecco il progetto di una nuova chiesa, opera dell'architetto milanese Giovanni Muzio, molto noto, che realizzò in quegli anni anche la Basilica dell'Annunciazione a Nazareth. 

In merito alla costruzione del 'cupolone' varesino, mi sovviene un simpatico aneddoto, che vide protagonista uno zio di mia moglie, giunto a Varese dalle Marche negli anni Cinquanta in cerca di fortuna e utilizzato subito come manovale nella costruzione del sacro ed imponente edificio. Ad un certo punto un operaio urlò al giovane ed inesperto magùtt, nell'idioma locale: 'Indrèe, indrèe...' ma il parente non si mosse, perché intento a contare e a domandarsi perché quell'uomo continuasse a ripetere 'In tre, in tre...': questo lui capiva, da marchigiano. Probabilmente venne poi spinto lontano, per evitare un incidente sul lavoro. 

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