mercoledì 22 dicembre 2021

Il racconto di Simone

 


 

Puntuale, come ogni anno, ecco il racconto di Natale del mio amico Simone. 



Caldè

di Simone Mambrini



 

“Ma cosa ci fa quel sacco di plastica informe in mezzo ai pacchetti sotto l'albero?”

La domanda, pur fatta a bruciapelo, non mi aveva sorpreso; del resto era oggettivamente un luogo insolito dove mettere il sacco del bucato da lavare, proveniente dalla casa di riposo.

“Quello è il regalo di mio padre. Lo scarto domani.”

Risata, “sei sempre il solito” e via. Ma stavolta mi son sentito in dovere di spiegare.

No, no. E' proprio un regalo, per me. E' la presenza silenziosa di chi non ha mai fatto grandi discorsi (non era nemmeno nelle sue corde) ma che coi fatti e nel silenzio ha educato.

Come quella volta che era domenica e si è partiti tutti per il lago; destinazione Sarigo, da amici di famiglia. Al lago si poteva andare in tre modi, in famiglia: bardati da picnic e con tutta l'attrezzatura per pescare, oppure bardati ma senza pescare, l'attrezzatura in auto “solo per provare le canne”, come diceva lui. Il che consisteva nel lanciare l'esca in acqua, esattamente come quando si pescava, e l'umore della mamma, inizialmente contrario, si trasformava ironicamente in un “permesso di pesca differito”.

E il terzo modo? Semplicissimo, era quello per il quale, considerato l'umore materno, non si poteva nemmeno pensare di portare l'attrezzatura. Motivo per cui quella volta che eravamo attesi da amici il vestiario era consono e adatto alla giornata estiva: pantaloni lunghi e polo.

Arrivati al porticciolo di Caldé, concessione di sosta per poter guardare i pescatori. “Almeno quello...”. Si respira l'aria più fresca, con quel profumo tipico dell'acqua del Maggiore, portata dallo stesso vento che lo increspa, e intanto lui sale sul muraglione gironzolando intorno ai pescatori, per sbirciarne mosse, trucchi, attrezzature e soprattutto i cestini del pescato. Improvvisamente uno di loro, che ha l'aria di non essere nemmeno molto esperto, si agita. Ha abboccato, e sembra grosso. Di lì a poco si crea un piccolo pandemonio. E' troppo grosso. E' enorme, affiora un secondo e gli esperti sentenziano: “E' una tinca! Enorme! Non ce la puoi fare con quella canna e quel filo, da arborelle. Taglia il filo, altrimenti spacchi anche la canna!”

Tecnicamente avevano ragione: per puro caso, nuotando, una tinca molto grossa era accidentalmente incappata nell'amo; nemmeno aveva tentato di prenderne l'esca, si era impigliato di lato, nelle branchie. Una bella sfortuna per il pesce ma anche per il pescatore, a sentire i colleghi. Ma ce n'era uno, sul pontile, vestito ‘della festa’ e senza ferri del mestiere, che di diverso aveva anche il parere.

“Non tagli il filo, per l'amor del cielo, glielo lasci anzi, lo faccia stancare!”

Il pescatore non si sentì di disobbedire a nostro padre, che appariva autorevole e sicuro, tra il disappunto degli esperti del luogo, che scuotevano la testa o lo prendevano blandamente in giro.

Nostra madre guardava la scena tra lo sconsolato e il divertito.

Alla fine si fece dare anche la canna, e cominciò a lottare lui, col pesce. Sfiancandolo, dopo interminabili minuti. E cosa c'era altro da fare, se non ridare la canna al fortunato vincitore della lotteria lacustre della domenica, e scendere in acqua con il “guadino” (termine tecnico che indica il bastone con la rete, dove si conclude la faccenda)?

Pesce preso, grandi applausi di tutti, complimenti dei pescatori, grandi pacche sulle spalle al papà, foto di rito del tizio con la sua preda, lunga dallo stinco a mezza coscia, saluti finali e spariscono tutti. Rimaniamo lì, noi figli, mia madre che guarda lui. Bagnato completamente dai piedi, scarpe comprese, fino a dieci centimetri sopra alla cintola. “Neanche la polo hai salvato!”, ma rideva, sicura che a Sarigo i Montalbetti avrebbero provveduto a rivestirlo, in un modo o nell'altro. Cesare aveva più o meno la stessa taglia...

E lui lì, scaricato in apparenza da tutti i suoi osannatori, felice come un bambino davanti all'albero di Natale.

E a noi figli rimaneva una lezione da imparare, senza grandi discorsi appunto, ma solo con l'esempio. In tre punti.

Se qualcuno ha bisogno di aiuto e se tu sei quello che glielo può dare, aiutalo.

Non ti attendere ricompense, gratitudine particolare: sii felice del fatto di averlo potuto aiutare, e goditela.

Se vai al lago in gita con papà, porta un cambio completo di riserva.

 


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