Auguri per gli ottant'anni del grandissimo Eddy Merckx, nato in Belgio il 17 giugno 1945. Devo soprattutto a lui il mio grande amore per la bici. Lo ammiravo negli anni Sessanta e Settanta, vincitore di (quasi) tutto. Una sola volta lo vidi non attraverso il mezzo televisivo ma in carne ed ossa, sebbene per pochi, indimenticabili istanti. Era il 1974, il Giro d'Italia faceva tappa al Monte Generoso, un arrivo in salita davvero duro, in una giornata di gran sole. Ero a pochi metri dal traguardo, devo ammettere che non mi fece una grande impressione: in maglia rosa mi parve appesantito, sudatissimo, stanco morto. Prese oltre due minuti dal vincitore Fuente, due da Felice Gimondi. Perse quel giorno una grande occasione il neoprofessionista Baronchelli, che non riuscì ad approfittare della giornata no del 'cannibale' e finì per perdere il Giro per soli 12 secondi! Lo vinse Eddy: era il suo quinto Giro d'Italia. Pedalando da Mendrisio verso il Gaggiolo, esaltato per ciò che avevo visto, sognavo intanto una bici da corsa (ero in sella alla Gloria di mio padre, una bici senza i cambi), in seconda battuta arrivi solitari al termine di lunghe ascese, tornanti, folla plaudente a bordo strada. A parte le folle plaudenti, per il resto i miei sogni si sono avverati: la bici da corsa ce l'ho, arrivi solitari (perché partito da solo) in alto a mitiche salite li ho vissuti e forse ancora li rivivrò, quindi mi merito, da parte di Eddy, almeno una stretta di mano.
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