ph carlozanzi
No, niente immagini tradizionali di Loreto, della basilica...Non dimentichiamo che la Madonna di Loreto è patrona di tutti gli aviatori.
giovedì 31 agosto 2017
Luce
ph carlozanzi
Ieri sera, mezz'ora dopo il tramonto, una luce suggestiva e misteriosa ha colorato il cielo marchigiano.
Ieri sera, mezz'ora dopo il tramonto, una luce suggestiva e misteriosa ha colorato il cielo marchigiano.
La voce del mare
ph carlozanzi
Qualche notte fa, verso le ventitré, sono sceso in spiaggia, curioso perché la voce del mare era davvero potente. Dopo una serata di nuvole, il cielo era terso ma il mare era arrabbiato; sputava contro di me la sua voce minacciosa e un vento non freddo, che quasi mi buttava a terra. Davanti a me solo nero, qualche rara luce all'orizzonte. Il solo pensiero che qualcuno potesse navigare in quel momento, in quel mare, mi atterriva. Così ho preferito le stelle e la luna.
Qualche notte fa, verso le ventitré, sono sceso in spiaggia, curioso perché la voce del mare era davvero potente. Dopo una serata di nuvole, il cielo era terso ma il mare era arrabbiato; sputava contro di me la sua voce minacciosa e un vento non freddo, che quasi mi buttava a terra. Davanti a me solo nero, qualche rara luce all'orizzonte. Il solo pensiero che qualcuno potesse navigare in quel momento, in quel mare, mi atterriva. Così ho preferito le stelle e la luna.
Crema
ph carlozanzi
Amo
il mare delle corse sulla riva, dopo il nuoto e la doccia. Sensazioni da ex triathleta.
Il corpo seminudo, bagnato, si asciuga al sole, stella fresca. Altra doccia all’arrivo,
amo il mare delle docce, sempre in costume e hawaiana, infine il piacere della
cremacorpo, perché la pelle vecchia possa durare ancora un po’, senza
scandalizzare troppo.
Tramonto
ph carlozanzi
Alle
diciannove e trenta il sole scappa dietro i colli marchigiani, dalle parti di
Recanati. Stasera l’ho catturato al volo, di corsa a prendere la macchina
fotografica, per metà era già annegato.
Il
tramonto, dal Foscolo in avanti...che dico...da sempre, è presagio di morte.
Sto scoprendo anche la morte laica, il piacere tragico della quiete dopo la
lotta, la liberazione da sofferenze più atroci. San Francesco la chiamava
sorella morte per altri motivi, porta verso l’Incontro. Io non ho tutta quella
fede, e non temo il giudizio di Dio (non che non meriti un castigo) perché il
mio Dio è un Padre buono. Più che sorella, direi amica, che ci aiuta nel
momento del bisogno.
mercoledì 30 agosto 2017
Albe
ph carlozanzi
Per me la vita dovrebbe limitarsi all'alba. Il resto è un di più, non sempre piacevole.
Ul bamburìn di Nanni
Se penso a Nanni Svampa, trovo che somigliava molto a Bonimba, e risento soprattutto una canzone in dialetto milanese, 'Ul bamburìn du la mièe dul ghisa', che tanto mi divertiva da ragazzo. L'immagine di questo vecchietto 'aggrappatto' alla moglie di un ghisa, che moriva nell'estasi d'amore, era uno spasso. Ciao, Nanni.
Colli
ph carlozanzi
Amo i colli marchigiani, sui quali ho ambientato la prima parte del mio nuovo romanzo.
Amo i colli marchigiani, sui quali ho ambientato la prima parte del mio nuovo romanzo.
Il mare che amo
ph carlozanzi
Il
mare che amo è il miracolo del sole che torna dalle acque dell’Adriatico: nel
silenzio. Amo il mare quieto e calmo, che facilita il nuoto. La potenza delle
onde mi ricorda che sono appena più del nulla. Mi mette soggezione. Penso a chi
in mare ci va per lavoro. Prego per loro. Amo il mare che è sole potente che mi
asciuga, dopo il nuoto. Solo quei pochi minuti, fra il fresco e l’asciutto. Poi
la pelle scotta e comincia il fastidio. Amo il mare al tramonto, quando la luce
non abbaglia, il calore non soffoca, una patina d’oro rende il mondo più
prezioso.
venerdì 25 agosto 2017
La poesia di Arnaldo
ph carlozanzi
Lo so, i poeti sono spesso malinconici. Arnaldo Bianchi non fa eccezione, e nel cercare la sua poesia mensile, ad agosto ho trovato soprattutto tristezza. Del resto anch'io ieri pensavo ai miei sessant'anni, un'età dalla quale è difficile ricavare ancora meraviglia, stupore, attesa, brividi....Si pensa di saper tutto, di aver tutto sperimentato....si chiama disillusione....Questa poesia di Bianchi un po' rispecchia alcuni miei pensieri di ieri, che già non sono quelli di oggi.
La voce si confonde nell'abisso
non riconosco né il premio né il castigo
automatico è il vivere, scontato il morire
non so a chi chiedere perdono
di quello che non ho fatto.
Arnaldo Bianchi
agosto 2010
Lo so, i poeti sono spesso malinconici. Arnaldo Bianchi non fa eccezione, e nel cercare la sua poesia mensile, ad agosto ho trovato soprattutto tristezza. Del resto anch'io ieri pensavo ai miei sessant'anni, un'età dalla quale è difficile ricavare ancora meraviglia, stupore, attesa, brividi....Si pensa di saper tutto, di aver tutto sperimentato....si chiama disillusione....Questa poesia di Bianchi un po' rispecchia alcuni miei pensieri di ieri, che già non sono quelli di oggi.
La voce si confonde nell'abisso
non riconosco né il premio né il castigo
automatico è il vivere, scontato il morire
non so a chi chiedere perdono
di quello che non ho fatto.
Arnaldo Bianchi
agosto 2010
Acqualagna
Ormai è la sola cartolina che ricevo in un anno, ma anche in questo 2017 è arrivata puntuale la cartolina degli amici Shalom, che ringrazio...Umbria nel cuore...amici nel cuore.
Tommy coccolato
Mio nipotino Tommaso è fortuna e supercoccolato. Può infatti disporre, oltre che di mamma e papà, di quattro nonni e di ben sei bisnonni! Più di così!
Doppia pensione
I miei più sinceri auguri agli amici Gloria e Adelio, che hanno avuto la fortuna di meritarsi la pensione nello stesso spazio temporale, cioè in questa estate del 2017.
Ad multos annos!
giovedì 24 agosto 2017
Contro la scuola
CONTRO
LA SCUOLA
Sarà
nelle librerie di tutta Italia, alla fine di questo agosto, l’ultimo libro di
Riccardo Prando (in alto, in uno scatto di Carlo Meazza), docente, giornalista e narratore varesino. Il volume ha per
titolo: ‘Contro la scuola’. Sottotitolo: ‘Perché opporsi a un modello educativo
che privilegia la burocrazia a scapito della cultura. E riduce lo studente a
numero.’
Prando,
dopo oltre trent’anni di insegnamento, ha sentito l’urgenza di scrivere queste
pagine che non sono un saggio sulla piega burocratica presa dalla scuola
italiana negli ultimi anni, ma piuttosto il diario di un prof. preoccupato di
sentirsi annoiato nel suo lavoro, e di scorgere sbadigli di noia nei suoi
alunni.
Il
docente di lettere di scuola media inferiore denuncia anzitutto lacune nelle nuove
indicazioni didattiche: la scuola è diventata quella del saper fare e non del
sapere, contano le competenze, poco valore è dato alla fatica dello studio,
ogni attenzione è rivolta a chi manifesta difficoltà, agevolando il suo compito
di studente e appesantendo (con relazioni, schede da compilare, questionari da
crocettare…) il lavoro dei docenti, in primis del docente coordinatore di
classe, che per lo più è l’insegnante di lettere. Riccardo Prando sa molto bene
cosa significhi passare ore ed ore a compilare la moderna modulistica, un pro-forma
senza sostanza. Eppure consideriamo il titolo forte ‘Contro la scuola’
fuorviante, perché in fondo Prando punta anzitutto il suo sguardo, il suo
interesse, diciamo pure il suo amore di insegnante verso gli alunni, dialoga
con loro, li sprona a sognare, ad amare la poesia, la prosa, a non farsi soffocare
dalla tecnologia, dalla vita virtuale, dalla continua tentazione di evitare la
fatica del vivere, che per loro è anzitutto la fatica di studiare. E’ un libro
poetico; Prando (amante della natura) spesso inizia i suoi brevi capitoli con
descrizioni di albe e tramonti, di neve e di pioggia e di sole, di montagne lontane
per poi scendere con lo sguardo sui giovani allievi, chini sui libri, non di
rado con sonno arretrato e scarse tracce d’entusiasmo. Ma proprio quando la
delusione sale arriva la frase, la confidenza, la dimostrazione inattesa che
ciò che si è seminato qualche frutto lo sta portando. Perché i docenti questo
chiedono: la conferma di aver lasciato una traccia, di aver dato una mano in un
tratto di cammino. Duecento pagine (arricchite dalla prefazione del poeta
Davide Rondoni) nate di getto, ricche di umanità, di passione per una
professione poco apprezzata. Scrive il prefatore Rondoni: ‘Diceva Pèguy che
ogni crisi di civiltà è una crisi di insegnamento. E invece tutti coloro o
quasi che hanno osservato questa crisi
per cercare di capirla e domarla non hanno guardato lì, all’insegnamento. Hanno
guardato altrove: nelle banche, nelle aziende, nei vaticini quasi tutti
sbagliati degli economisti, nelle prime pagine dei giornali sempre lontani
dalla vita reale.’
Scrive
l’autore, nel post scriptum finale: ‘…Credo che il mestiere più antico, insieme
a quello più bello, sia insegnare. Non dico in una classe, dico in una vita.
Trasmettere agli altri ciò che si conosce, in termini di contenuti disciplinari
o di esperienze personali, è strutturale alla natura umana…’
Riccardo
Prando, in questo libro, non ha fatto altro che continuare ad insegnare.
La quiescenza di Roberto
Scopro su Varesenews che il mio amico Roberto Fassi ha raggiunto l'età della quiescenza. E' in pensione dal prossimo primo settembre. Abbiamo lavorato insieme al settimanale Luce. Maestro, poi direttore didattico, quindi dirigente scolastico, in ultimo alla media Dante. Molto bene. Ama fotografare, ama scrivere....non farà certamente girare i pollici. Buona pensione!
Insonnia
Più
di un mio amico soffre di insonnia. So di che si tratta, perché anch’io ho
avuto di questi problemi, un po’ di anni fa, e ogni tanto (per fortuna
raramente) una notte in bianco ce la piazzo. In quel tempo di veglia notturna
ho elaborato una mia tecnica di riposo (niente di rivoluzionario) che condivido
volentieri,.
1) Niente
tele, libro da leggere, luce accesa….
2) Quando
si decide di dormire, luce spenta e ricerca del massimo relax. Corpo disteso,
cercare di allentare ogni tensione, ogni rigidità.
3) Più
si invoca il sonno, meno arriva. Se dite ‘Devo dormire’ partite già malissimo.
Il sonno arriva come un ladro, all’improvviso, quando meno ve l’aspettate, quando
non lo invocate, come una bella donna che si concede quando vuole lei, non a
richiesta.
4) Il
problema più grande di chi soffre d’insonnia è il pensiero: ‘Ora non mi riposo,
come farò ad affrontare la giornata domani?’ Questo pensiero insistente è una
condanna, così non ci si addormenta più.
5) Bisogna
essere convinti che, anche in caso di notte in bianco, il corpo certamente si
riposa, ma anche la mente. Certo, non con la completezza di un bel sonno
ristoratore, ma si riposa.
6) Nel
mio periodo di insonnia non ho mai fatto uso di medicinali per il sonno. So che
sono molto utilizzati. Consiglio di non prenderli, almeno in una prima fase.
7) A
cosa pensare? A tutto meno che al fatto che bisogna addormentarsi.
Possibilmente pensare a qualcosa di positivo, anche se la giornata (o il
periodo) che ci attende non sono il massimo della vita. Fare dei tentativi
anche di annullare ogni pensiero, anche se è impossibile.
8) Può
essere utile ripetere frasi (la classica conta delle pecore e altro animale!). Nel
mio caso ho trovato giovamento dalla ripetizione delle preghiere.
Auguri, Adriano
Felice compleanno al mio amico Adriano, eccellente ciclista. In foto (accosciato a destra), ottobre 2007, 100^ salita al Campo dei Fiori.
mercoledì 23 agosto 2017
Leo a un passo dal cielo
Il mio amico e collega Leo è in vacanza in Val Pusteria, e ieri ha scarpinato sino al lago di Braies, dove è ambientata la ben nota fiction 'A un passo dal cielo', con Terence Hill. Chissà mai che Leo, incontrando Terence (nei panni di don Matteo, però) si sia lasciato convertire? Scherzi a parte, avanti con le passeggiate, caro Leo.
martedì 22 agosto 2017
Auguri, Cesare
Felice compleanno al mio amico Cesare (primo a destra), detto il leghista del Sud o anche la marmotta della Grigna. Se penso a lui non posso non rivedere le nostre imprese sportive, le corse lungo la spiaggia di Porto Recanati, le partite a tennis a Villa Toeplitz, i giri in bici (forse uno solo, per la verità) e le passeggiate in montagna (soffriva un po' di vertigini), le partite a calcio dagli Alberti (non veloce ma dal piede bene educato) e altro ancora. Non lo vedo da un po', non so come sia messo come forma fisica, spero non si sia dimenticato che lo sport è salute. Un abbraccio.
lunedì 21 agosto 2017
Enrico da spiaggia
Il mio amico Enrico non è certo un tipo da spiaggia, come è dimostrato dal suo recente megagiro sui monti della Valle d'Aosta. Ma il mare con la mtb è un'altra cosa.
Non è spacciato
Lo davo già per spacciato l'ultimo gelso del viale Aguggiari, e invece l'amico Roberto Gervasini mi ha rassicurato: ha perso solo i rami, si è trattato di una potatura sostenuta, per cause di tempesta, ma a primavera tornerà più rigoglioso di prima. Roberto aggiunge che quel gelso è il sopravvissuto di un lungo filare di gelsi, cresciuti sul terreno dei Gervasini, che abitavano alle spalle del distributore di benzina Q8 (oggi sorge una palazzina a tre piani). Giulia Gervasini, classe 1889, è stata maestra elementare a S.Ambrogio per oltre 40 anni. La coltivazione dei bachi finì con la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a Roberto per questa opportuna precisazione.
domenica 20 agosto 2017
L'ultimo gelso
ph carlozanzi
La tempesta che venerdì sera ha strapazzato Varese, causando danni ingenti, ha spezzato definitivamente la vita all'ultimo gelso del viale Aguggiari, malandato e incerottato testimone dell'età contadina. Come ricorda il bel libro 'Alberi & Varese' di Carlo Meazza e Daniele Zanzi, quel gelso era il reduce di un lunga schiera di questi alberi, che nell'Ottocento e primi del Novecento erano molto amati e curati dai varesini, perché le loro foglie erano il sostentamento dei bachi da seta. Non poche famiglie (e non solo contadine) lasciavano spazio in casa per 'produrre' i bachi e quindi la seta, richiesta e fonte di ricchezza. Varese era ricchissima di gelsi bianchi, originari della Cina, che venivano coccolarti, potati ogni anno, in attesa delle foglie fresche e gustose. Il gelso del viale Aguggiari, già tenuto insieme con una corda (foto in alto), senza proprietari e senza cure, non poteva reggere alla tempesta e si è spezzato. Ora resta il tronco, strozzato dall'asfalto e dai palazzi e dalle auto.
La tempesta che venerdì sera ha strapazzato Varese, causando danni ingenti, ha spezzato definitivamente la vita all'ultimo gelso del viale Aguggiari, malandato e incerottato testimone dell'età contadina. Come ricorda il bel libro 'Alberi & Varese' di Carlo Meazza e Daniele Zanzi, quel gelso era il reduce di un lunga schiera di questi alberi, che nell'Ottocento e primi del Novecento erano molto amati e curati dai varesini, perché le loro foglie erano il sostentamento dei bachi da seta. Non poche famiglie (e non solo contadine) lasciavano spazio in casa per 'produrre' i bachi e quindi la seta, richiesta e fonte di ricchezza. Varese era ricchissima di gelsi bianchi, originari della Cina, che venivano coccolarti, potati ogni anno, in attesa delle foglie fresche e gustose. Il gelso del viale Aguggiari, già tenuto insieme con una corda (foto in alto), senza proprietari e senza cure, non poteva reggere alla tempesta e si è spezzato. Ora resta il tronco, strozzato dall'asfalto e dai palazzi e dalle auto.
sabato 19 agosto 2017
Auguri, Alessandra
Felice compleanno a mia cugina Alessandra (al centro del gruppone). Avanti, con abbondanza di sorrisi.
Auguri, Marco
Felice compleanno al mio amico Marco. E sono 60...cifra tonda! Ma finché avrà la bici come amica (eccolo, secondo da destra, salita allo Stelvio, incontro con Re Gustav Thoeni), niente pancia e niente pensieri tristi! Avanti così!
Povertà
Possibile che i panorami debbano essere sempre e solo MOZZAFIATO? Fateci caso. Anche giornalisti 'famosi' non vanno al di là del mozzafiato. Per trovare un aggettivo diverso, bisogna passare ai narratori di spiccata originalità. Il primo aggettivo che viene è quello che conta. Povertà lessicale. Se poi andiamo agli argomenti, fateci caso ancora una volta: di che parlano i sessantenni? Malanni, pensione, figli, nipoti...i più temerari osano: 'Bisogna vivere alla giornata, godersi ogni attimo.' Povertà di contenuti.
Narcisismo spinto
Parlo anzitutto e soprattutto per me, ma noto che c'è qualcuno che addirittura mi supera. Sono in buona compagnia. I social, e fb in particolare, hanno aperto le gabbie e il narcisismo corre fuori. Chi pensa di poterselo permettere, pubblica primipiani a raffica, ma non manca il narcisismo intellettuale, l'abbondanza di pareri, citazioni, caramelle di saggezza, disquisizioni su ogni argomento.
Il pubblico applaude con i like, e noi andiamo a letto contenti.
Qualcuno ha detto che chi è famoso su fb è paragonabile a chi è ricco a Monopoli. Forse non ha tutti i torti.
giovedì 17 agosto 2017
Una borraccia di latte
Mio nipotino Tommaso detto Tommy ha preso senz'altro da me per ciò che riguarda la prima colazione. Io la faccio alle 5.45 e poi torno a letto un'oretta, e così Tommaso. Se non deve andare al nido, verso le 7.30/8.00 si sveglia, bisogna fargli trovare subito una borraccia di latte pronta, sdraiato la prende, se la beve ad occhi chiusi, poi chiede il ciuccio e si riaddormenta. Ho ripensato al 6 luglio 1952, Col du Galibier, Tour de France, lo scambio di borraccia fra Coppi e Bartali, il mistero (fu Coppi o Bartali a chiederla e a berla con voracità?), il piacere del bere quando si ha sete. Il piacere del sonno. Il bello della vita, quando è piacevole.
Croci a Barcellona
Croci a Barcellona, croci in tutto il mondo...poi uno fa finta di non vedere, deve liberarsi dal potere del male, deve dimenticare, ma il male fa più rumore del bene...il male fa male.
Auguri, Ezio
Felice compleanno al mio amico Ezio che finalmente ha scoperto (non più giovanissimo) la validità del movimento, il piacere del cammino, il 'sapore' delle endorfine.
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