Era
dal 12 luglio del 1996 che dovevo vendicare l’affronto del Mortirolo. Nella mia
lunga carriera di ciclista scalatore ho sempre avuto una regola ferrea: la
salita è valida se non si mette mai il piede a terra. Tutta d’un fiato va
pedalata. Ebbene, solo in tre occasioni ho messo il piede a terra, e una quel
12 luglio. Partii spavaldamente da Ponte di Legno alle 5.18 del mattino, alle
6.45 ero all’Aprica, alle 7.50 partenza da Mazzo di Valtellina, il versante più
duro del Mortirolo, in 12 km 1300 metri di dislivello, una salita considerata
fra le più dure d’Europa, la salita che ha fatto conoscere al mondo Marco Pantani
nel Giro del 1994. Evidentemente volevo imitare Pantani ma ben presto capìi che
ero stato presuntuoso. La salita mi buttò giù dalla bici dopo pochi km. Arrivai
al passo soprattutto a piedi. Potevo lasciar perdere quell’affronto? Certamente
no. Molti anni dopo, con un rapporto consono (30-23/25), partendo direttamente
da Mazzo, stamani, 12 agosto 2017, ci ho riprovato. Adagio adagio, senza
curarmi del crono finale ma puntando ad arrivare (senza mettere il piede a
terra), godendomi anche il paesaggio, in cima ci sono arrivato: un’ora, 31
primi, 20 secondi. Lo so che non è un tempone, ma da quel 1996 sono passati 21
anni, e sono felice così!
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