Se
penso a Claudio Lesica, classe 1956, prof di ginnastica anche lui in pensione
come me dal primo settembre 2018, penso a quel mese di settembre del 1975. Lo
incontrai per la prima volta al Centro Sportivo Fenaroli, a Milano, durante le
prove pratiche di ammissione all’Isef. Fui colpito più da sua sorella che da
lui, per il vero, ma anche da lui, un diciannovenne dalla parlata friulana e
dal fisico ben modellato. Pochi centimetri più alto di me, riusciva a
schiacciare a basket: il che non era da tutti. Venivano da Monfalcone, credo di
essere stato uno dei suoi primi amici. Giocava molto bene a basket, trovò
subito collocazione in una squadra allenata da Franco Passera. Tutte le mattine
prendevamo insieme il treno alla Nord, sino a Cadorna se avevamo le lezioni
teoriche alla Cattolica, oppure Bovisa, bus, tram e poi a piedi sino al Fenaroli,
in via Suzzani, estrema periferia di Milano. Il mercoledì avevamo ginnastica
artistica con il prof. Raimondo Albricci, che era di Varese, quindi ci
trovavamo da lui a Bosto e andavamo al Fenaroli in auto, un lusso. Ricordo che
sul treno saliva anche Claudia Luoni detta Yaya e a Gallarate la sua amica
Rossella Scarrone. Mi sembra di ricordare che anche lui, come me, si tolse
subito dalle palle uno degli esami più duri, Biologia. Frequentavamo però
ambienti diversi, a parte l’Isef, quindi a poco a poco la nostra amicizia si
defilò. Quando passammo di ruolo, nel 1984, lui scelse la Salvemini e io la
Vidoletti. Ci incontrammo per qualche sfida a basket, soprattutto il Trofeo
Monticelli, noi da loro o viceversa. Poi Claudio, seguendo l’esempio del suo
grande amico Maurizio Tallone (anche lui giocatore di basket, anche lui prof. di
ginnastica con mire da dirigente in giacca e cravatta) studiò per il 4° anno
Isef (la laurea), fece il concorso a preside e mise giacca e cravatta, una
scelta che per me non si pose mai: troppo diversi i due mestieri. Ero nato prof
e morivo prof. Claudio no. Ogni tanto chiedevo al mio amico Beppe Balsamo,
docente a Castronno e suo vicepreside, come si comportasse il mio amico
Claudio, e lui mi riferiva buone cose. Ho letto che è andato in pensione,
stanco della grande burocrazia che sta imbrigliando la scuola, stanco dell’invadenza
dei genitori. Invita a curare soprattutto i rapporti umani, da lì parte tutto.
Concordo.
Buona
pensione, amico mio.
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