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A
un’opera di narrativa chiedo di farmi commuovere e di permettermi di capirla: la
raccolta di racconti di Luca Doninelli, ‘La conoscenza di sé’ (La nave di Teseo editore) raggiunge il
primo obiettivo (alla fine) ma non il secondo. Ed è strano che alla fine dell’ultimo
racconto, storia di un vecchio professore e del suo allievo prediletto, mi sia
commosso, avendo capito ben poco. Del resto la commozione in me nasce
soprattutto con la musica, dove c’è poco da capire. Luca ha la mia età, è narratore
affermato e con questa raccolta di racconti è nella terna del Premio Chiara
2018. Quattro racconti, una qualità di scrittura essenziale, leggibilissima. E
il contenuto che non è alla mia portata, e in fondo un po’ mi dispiace di non
essere in grado di cogliere tutte le sfumature, i doppi sensi, il senso di
certi non sensi, le domande e le (poche) risposte. Il tema dell’omosessualità accomuna
i racconti, trattato certamente in modo originale. Doninelli teme di cadere
nella banalità, così fa di tutto per evitare questo rischio e ci riesce, facendo
provare al lettore (almeno al lettore d’intelligenza medio-bassa come me) un
certo spaesamento. Anche curiosità per cercare di capire, ma è uno sforzo che evito:
anche rileggendo i racconti con più attenzione, so che non andrei lontano. Non
amo tornare indietro nelle frasi: o il narratore mi cattura subito o scappo
avanti, cercando altre suggestioni. Sullo sfondo la Milano dell’oggi, zona
Brera e dintorni. I protagonisti sono giovani comunque colti, o adulti-anziani di
primo livello, docenti universitari, scrittori di grido, intellettuali
ricercati dai media. Vi sono chiari richiami alla vanità di un certo mondo, il
desiderio della fuga nella solitudine dei monti, per cercare di innamorarsi dei
fiori. E alla fine lo scrittore trova la forza-coraggio-istinto d’amare solo
ammettendo di essere un essere vivente qualunque.
Libro
interessante, per palati raffinati.
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