Caro
Ettore, solo oggi arrivo a scrivere di te. Problemi di salute mi hanno tenuto
lontano dalla chiesa della Brunella, luogo del tuo funerale, e persino dal pc.
Ma oggi qualcosa scrivo. Ci siamo conosciuti alla Famiglia Bosina, anche se il
tuo nome era noto nell’ambito del giornalismo. Il decano dei giornalisti
varesini, Ettore Pagani, avvocato ma anche uomo di sport (praticato e poi
scritto). E allora ecco una foto che mi aiuta. L’ho rubata a Gianni Spartà. E’
il 1974, dopo anni di collaborazione lasci La Prealpina del lunedì (dove facevi
cronaca in sintesi di calcio, basket, ippica…) e continui solo con La Gazzetta
dello Sport, impegno che manterrai sino al 2000 e passa. Eccoti alla scrivania,
vedo il direttore Lorenzo Morcelli (mio preside alla Vidoletti), vedo un
giovanissimo riccioluto Fausto Bonoldi, vedo Spartà, Minazzi. Ed eccoci alla
Famiglia Bosina, luogo che ha visto il nostro incontro. Soprattutto legato al
Calandàri. Erano gli anni di Clemente Maggiora come factotum del Calandàri, ma
anche Clemente era costretto a chiedere aiuto, causa il trascorrere vigliacco
del tempo. E chi lo aiutò? Tu, caro Ettore. Suo braccio destro e poi, dopo la
morte di Maggiora, suo sostituto. Seguisti il ‘nostro annuario’ per qualche
anno, poi un giorno mi dissi: “Carlo, mi sembri la persona adatta per
continuare con il Calandàri. Mi sun pu ‘n ragazìn, l’è rivà ul to mument!”
Accettati felice ma anche timoroso, come sempre capita quando si accettano
scelte professionali che sono un po’ un rischio. Caro Ettore, eccoti in foto
con Filippo Brusa. Insieme, nel 2004, avete scritto il libro ‘125 anni a Varese
– Storia della Società Varesina Incremento corse cavalli’. Chi più esperto di
te, fantino provetto? E poi eccoti con la regiura Felicita Sottocasa Barlocci
detta Cicita, e infine (siamo nel 2019) il giusto riconoscimento che la
Famiglia Bosina ti ha voluto pubblicamente attestare, con un diploma in
occasione della Festa di San Vittore.
95
anni di vita intensa, una famiglia amata e numerosa, l’amore per la tua città,
la tua professione, la giusta dose di ironia che rende tutto più leggero.