martedì 19 dicembre 2023

Il racconto di Simone

 


Si può sapere.

 

Il paese si trovava a una certa distanza dal borgo grosso, e quando perse la propria indipendenza entrando a far parte della sua amministrazione vi fu, fra gli abitanti, chi salutò la cosa con gaudio, immaginando un futuro roseo.
Vi fu anche, però, chi diffidava, quasi prefigurando il fatto che i vari personaggi che si sarebbero succeduti nel compito di amministrare avrebbero consentito, e a volte determinato, il fatto che la distanza chilometrica del vecchio paese nel corso degli anni sembrasse moltiplicata, invece che diminuita.

L'uomo pensava a queste cose, mentre nel traffico procedeva verso la casa dei suoi genitori; e in effetti trovava naturale che i suoi ex compaesani nel definire loro stessi preferissero l'aggettivo derivante dal nome del paese, a quello della città.

Facendo attenzione a non perdersi il momento in cui, lungo il viale, in uno dei pochi spazi lasciati liberi dalla furia costruttrice si poteva ancora godere della vista dei monti, pensava alle cose che doveva fare. Ma era assillato anche da una preoccupazione, da diverso tempo; si trovava in una di quelle crisi che ogni tanto gli capitavano. Sentiva che le cose nella sua vita procedevano come stancamente, come se non avessero un motivo, una ragione di essere. Si impegnava nel lavoro, cercava di tenersi in forma, si dava da fare, ma gli sembrava che le cose avessero perso il gusto.

Arrivato al cancello, si trovo' davanti il prete, “in divisa e con gli arnesi”, come aveva letto in un bel libro. “Ciao Don, è  già ora di benedizioni natalizie? Siamo solo in ottobre! Mi stai diventando come il supermercato che ha già in vendita i panettoni?”

“Questa battuta me l'hanno già detta in dodici, oggi. Se voglio girar tutte le case devo iniziare presto. Come faccio a vederli tutti, i parrocchiani, altrimenti?”

“Ma sì, lo so; me l'ha detto la mamma, che tu fai così: e sei anche l'ultimo parroco che ha una parrocchia e non una mezza provincia...”

Entrarono, accolti dalla coppia di anziani, contentissimi della visita, che fu velocissima.

“Aspetta Don, ti accompagno. Sei stato un fulmine.”

“A volte basta poco, ed è dalle piccole cose che nascono quelle grandi. I tuoi sapevano che sarei arrivato, e hanno già fatto il presepe. Anche lì la statuina più importante è quella più piccola.”


         Uscirono.

“Questa casa è già benedetta dalla presenza dei tuoi genitori, Lorenzo. Vengo a trovarli, appena posso.”

Rientrato in casa, osservo' per un lungo istante i suoi genitori, l'uno intento a leggere, l'altra a lavorare a maglia.

“Ma si può sapere di cosa siete contenti?”, chiese. Perché si vedeva, che erano contenti.

“E come si fa a non essere contenti dopo la benedizione della casa?”, sua madre, prontamente.

Suo padre si alzò, e gli disse “Vieni con me.”, e si spostarono nella camera da letto. Prese una cartelletta dalla libreria, e da lì una matita, ormai corta. Uguale a quella che usava per scrivere i suoi bigliettini per i figli, quando si alzava presto per andare a lavorare; dando un compito per la giornata, oppure solo un pensiero, a volte (almeno nelle intenzioni) divertente. Concludendo sempre con un'esortazione a fare la cose per Bene. Maiuscolo.

“Vedi Lorenzo, quello che ha detto il Don sulle cose piccole mi ha fatto venire in mente questo: sai che è stato il primo regalo che mi ha fatto la mamma?”.

Non lo sapeva.

“Non eravamo ancora fidanzati. Una cosa da poco, forse, con un biglietto che diceva che con questa potevo scrivere quelle tremende battute che la facevano stare bene. Da lì ho iniziato a capire che non le ero per niente indifferente. Da lì ho iniziato a capire che forse ero chiamato a farle compagnia, perché questo rendeva tutto più bello. E' così che per me ha più senso tutto, anche la fatica. Perfino il dolore.”

Quella sera un uomo ripercorse la stessa strada dell'andata, sorridendo, con una matita che ballonzolava sul cruscotto.

 

 

Simone Mambrini


Nessun commento:

Posta un commento