giovedì 11 aprile 2024

Dino, numero 11


 





Non fu lui a sceglierlo, ma il numero 11 era l'ultimo rimasto fra le canotte della Ignis basket Varese, e Dino la indossò senza far troppe storie. Io allora, inizi anni Settanta, ero in tribuna al Palazzetto, mentre Dino Meneghin, pivot, 2 metri e 04 e due spalle da paura, fisico già plasmato da anni di allenamento e grinta da combattente, stava diventando il punto di forza della leggendaria Ignis, che in quegli anni vinse tutto. Classe 1950, veneto giunto a Varese a 8 anni, statura ereditata da un bisnonno, svelto di battuta e di ironia, ma al contempo gran lavoratore in palestra e leader in campo, Dino Meneghin finì la sua carriera a 44 anni, Varese e poi Milano, nove operazioni, molti infortuni (non era uno che si risparmiava in campo) ma soprattutto vittorie memorabili. Una leggenda, e la leggenda ha parlato ieri sera a Varese, invitato alla Primavera della cultura del Premio Chiara, intervistato da Flavio Vanetti, accolto da Bambi Lazzati e da un pubblico di vecchie glorie, di compagni di scuola del Menego, di varesini d'antan e di giovani cestisti che sognano, come sognò lui per tanti anni. Commovente il docufilm a lui dedicato, che ha impreziosito una serata indimenticabile, soprattutto per uno come me, che è cresciuto conservando negli occhi le gesta mirabili di quegli atleti in canotta gialloblù: Meneghin, Raga, Morse, Flaborea, Ossola, Rusconi, Bisson, Zanatta, Vittori.... 
Concludo questo breve post con una foto di qualche annetto fa, la sola che mi ritrae con il grande (e grosso) Dino, giusto per far notare che io non sono proprio un fuscello e tutto sommato sono alto 1.80, ma rispetto a Dino sono un nano!

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