venerdì 16 febbraio 2018

Il seme di Dino

                                                                                                    ph carlozanzi


Mi perdonerà l’amico poeta Dino Azzalin se apro il pezzo con un ricordo di gioventù non proprio poetico, del resto è lui stesso ad affermare di essere un uomo anche carnale. Se penso a Dino la prima immagine mi porta alla fine degli anni Sessanta, all’oratorio Molina di Biumo Inferiore. Vedo tanti ragazzi con i pantaloni corti, soprattutto la domenica pomeriggio. E vedo alcuni personaggi, a gareggiare con la potenza dei rutti. Senz’altro trovo Roberto Troian (oggi giornalista Rai), Mauro Serragli (oggi missionario Comboniano) ma vedo anche lui, Dino, che forse non ruttava in compagnia ma certamente era fra i tifosi più accaniti. Perché il ragazzo Azzalin era un monello. Poi non lo vedo più per almeno vent’anni e me lo ritrovo agli inizi degli anni Novanta, addirittura medico dentista e poeta. Lui, il Dino dei pantaloni corti. Probabilmente è stato proprio Azzalin ad invitarmi nella giuria del Premio di poesia Eraldo Benvenuti. Lì ho conosciuto fra gli altri i poeti Mauro Maconi, Arnaldo Bianchi, il giornalista Diego Pisati e quella nuova versione di Dino, riveduta e corretta, trasformata. Da allora ci siamo sempre frequentati e reciprocamente seguiti, sulla via della scrittura, noi, ragazzi del Belforte. Ed ora eccolo di nuovo, davanti alla sua nuova raccolta poetica, che arriva dopo oltre undici anni di digiuno (almeno come pubblicazione) dei versi, e di spazio alla narrativa. Ieri sera il Salone Estense era colmo di amici, estimatori, lettori di Azzalin, e riempire una sala con la poesia non è poco. A fare gli onori di casa il borgomastro Davide Galimberti, che ha salutato i presenti, affermando: “La sala è piena,  si vede che il poeta Azzalin ha seminato bene.” Già, perché la raccolta ha per titolo ‘Il pensiero della semina’, e il fatto che sia stata pubblicata da Crocetti è già di per sé una garanzia.
L’argilla ha acceso il grano/e il limo si è fatto uva./La povertà era il nostro tempo/e i ragazzi il frutto del raccolto./Fu un gioco di trincee l’infanzia/e dietro i sacchi di frumento/il dopoguerra preparava un altro/pensiero della semina.
Ecco un assaggio. 65 poesie (come gli anni del poeta), divise nelle quattro stagioni. Ci ha pensato il giornalista Diego Pisati ad introdurre l’autore, parlando fra l’altro del narcisismo, inevitabile per chi appone una firma su un suo scritto, poeta, narratore o giornalista che sia. Ma lo ha fatto con garbo, ripercorrendo poi la carriera letteraria di Azzalin, ormai pluridecennale, partita nel 1985 con la poesia, e precisamente con la raccolta ‘I disordini del ritmo’. Poi altra poesia e la narrativa, fra i molti libri cito il Diario d’Africa e i racconti ‘Il segreto di Lei (Storie d’amore e di buio)’ edito da ES. E ora di nuovo la forma di estrema sintesi che è la poesia. Un verso può introdurre più di altri in questo libro:
La perfezione della semina/non è mai nel seme/ma nella speranza.
Viviana Faschi ha letto alcune liriche, quindi il brindisi per questo aperitivo con l’autore che ci è parso assai gradevole.
Prosit, caro Dino.



1 commento:

  1. Ottimo curriculum che ha inizio da quel "sapore di fanciullezza" ma che, giustamente ha fruttato bene.

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