giovedì 1 febbraio 2018

Vita o sopravvivenza?


Sono figlio del boom economico, non ho fatto la guerra, probabilmente sono cresciuto se non nella bambagia certamente non su una tavola da fachiro, non ho mai saltato i pasti, sono nato e cresciuto in una fetta del mondo privilegiato, eppure a volte la vita (non tanto per me, in questo momento, ma per persone vicine a me) mi pare davvero una valle di lacrime. Non sono dotato della capacità di isolarmi nel mio star bene, pensando –Finché non capita a me, me la godo…- Vedo, leggo, so, e pur nel mio egoismo soffro per chi è nella zona della valle che regala solo, soprattutto lacrime. Soprattutto mi pare che regni la legge della sopravvivenza. La frase ‘Viviamo alla giornata’ sta a significare che tirare sera non è una pacchia ma un succedersi di eventi faticosi, sicché è meglio non pensare alle grane del domani, perché ‘a ciascun giorno basta la sua pena’. Soprattutto uno si pone domande di senso: ma perché siamo venuti al mondo non dico solo per soffrire, ma certamente non solo per gioire? Perché spesso ci manca il fiato, siamo in affanno? Sopravvivere, cioè non vivere pienamente, e per pienamente intendo liberi di camminare (non dico realizzare) verso i nostri sogni, i nostri desideri: ecco, sì, vorrei per tutti una vita, non una sopravvivenza.  

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