mercoledì 27 giugno 2018

Jurenito fa Forty-one (41)


Jurenito, al secolo Umberto Bellodi, esce in questi giorni con un secondo disco autoprodotto. Dopo Forty (40), chiaro riferimento all’età dell’autore, ecco Forty-one (41).
Jurenito, ancor più che nel primo lavoro, fa tutto da solo: canta e suona. Unica collaborazione quella di Valentina Zanzi, fotografa e videomaker, che ha realizzato fra l’altro alcuni video delle canzoni, che presto gireranno in internet.
Polistrumentista, artista eclettico e creativo, amante della musica elettronica, dopo Forty (molto lontano dai miei gusti musicali) ora con Forty-one si è avvicinato a sonorità che più mi appagano, soprattutto quando tocca corde acustiche e si avvicina alla musica country-folk americana. Una recente intervista sulla rivista specializzata OUBLIETTE MAGAZINE (a firma Luca Dainese) elogia il nuovo lavoro, fa paragoni con il miglior David Crosby, con Bon Iver e la musica californiana. I testi (tutti di Jurenito, a parte Posto 7) sono in inglese.
Ecco una veloce carrellata dei testi tradotti.



A-Song for David (Canzone in LA per David)
Lascia che il suono crei nuove onde, lascia che si gonfi e prenda peso, ululando squilli risonanti. Quando accordo diversamente la mia chitarra raggiungo nuove colline e, nel mezzo, c’è il tuo podere.

E’ questa una delle mie preferite. La musica accompagna il testo, crea onde, segue i dolci contorni delle colline. La voce, abilmente trattata con supporti elettronici, è suggestiva e coinvolgente. Si tratta di un omaggio a David Crosby, che era solito accordare le chitarre in modo inusuale, alla ricerca di nuove frontiere sonore.


Mockin’ (Imitare)
Quando l’estate mi rende nostalgico, nella città non trovo un posto che sia mio. Mi sento come a piedi nudi su vetri rotti… rompi il mio silenzio con i tuoi sospiri, fallo per me. Ciò che chiamo casa è il mio amore apolide.

Rispetto a A-Song for David, qui il ritmo è incalzante, le strofe vengono ripetute e l’utilizzo di un banjo a sei corde mi fa pensare a mio fratello Mock, the banjoman, morto in estate, un tempo che rende nostalgico l’autore. E in effetti si tratta proprio di un omaggio a Mock, che è stato Mokkato (imitato) in questo brano. Del resto Mock e Jurenito si sono conosciuti nel 2015, e proprio il polistrumentista varesino, autodidatta e produttore dei suoi dischi, in qualche misura è stato di esempio a Bellodi. 



Posto 7 (Posto 7)

Credo sarò da qualche parte vicino al molo. Forse leggerò, la linea dell’orizzonte è così meravigliosa. Mi nutrirò di dolore e pensieri, forse mi sazierò… la linea dell’orizzonte è ancora meravigliosa. Perso in un posto dove nessuno rialza le tue cadute, perso in una strada dove il pericolo è in agguato, vienimi a prendere e riportami a casa. Biasimo il sole del mezzogiorno, che scotta. Lo vedrai sulla mia pelle, il tuo profilo al confronto è così meraviglioso. Biasimo gli sguardi delle persone che si voltano dall’altra parte. Come sai non so essere accondiscendente, e il tuo profilo al confronto è sempre così meraviglioso. A nessuno importa se un altro giorno è passato. A nessuno importa se un altro giorno se ne è andato. Vienimi a prendere e riportami a casa.

Posto 7 (la sola con parole non di Jurenito ma di Valentina Zanzi) è fra le più delicate, una dolce canzone d’amore che mi ha ricordato sonorità alla Simon and Garfunkel.

Forty-one (Quarantuno)

Quando tutto sembra perduto o minaccioso, le navi hanno due opzioni: andare alla deriva o tornarsene indietro mettendosi in salvo con il mare in poppa, perché la fuga è spesso l’unico modo per tenere il tuo amore al sicuro. L’unica via è la fuga. Quando tutto è troppo. Dopotutto.

Ed eccoci alla canzone che dà il titolo al nuovo disco di Umberto Bellodi, una delle mie preferite (giustamente merita il titolo), arricchita da un video di Valentina Zanzi, che gira con abbondanti visualizzazioni su facebook. Sonorità della West Coast (CSNY) mi paiono se non evidenti, almeno abbondantemente percepibili.


Dogs Around (Cani intorno)

Barcollano come cani, latrando, e non sono in grado neppure di trovare i loro ossi. Barcollano come cani, lamentandosi, e non saranno in grado nemmeno di pagare i loro prestiti. Spremendo le loro intelligenze come se fossero rane, gracchianti, non ne caverai nemmeno una goccia. Spremendo le loro intelligenze come se fossero rane, piagnucolanti, non sarai in grado di ripulire il loro passato

Assoli di chitarra elettrica con il distorsore, per una canzone che è aspra nel testo e nella musica, più vicina a sonorità del primo cd di Jurenito, Forty.









Daylord  I (Il giorno del Signore) Il giorno, la luce del giorno, all’improvviso, ci insegue: ci porta dove non vorremmo andare. Vela i nostri occhi, si porta via il nostro respiro: ci porta dove non vorremmo andare. Ecco il sole, la più bella delle meraviglie. Ecco il sole, siamo stanchi e gli ubbidiamo. Poi giunge la sera, per restare, e si ciba di noi.

Questo testo raccoglie con abbondanza le suggestioni del poeta Puccio Chiesa, nella lirica qui riportata:
 Il giorno ci insegue da subito Ci porta dove non vorremmo andare Ci copre gli occhi Ci toglie il fiato Il sole è sempre la prima delle meraviglie Siamo stanchi e obbediamo Poi arriva la sera, e si ciba di noi.
Con uguale titolo (Daylord II) vi è poi una versione solo musicale.


Yet another alphabet song (Nient’altro che un’altra canzone dell’alfabeto)

A per Allusione
B per il Cieco (Blind)
C sta per i Collari
D per lo Stupido (Dumb)
E per le vostre Aquile (Eagles)
Furia e grida
G per i vostri Ringhi (Growlings)
H per i vostri Heil!

Io sono il vostro giullare
(Joking) Che si fa beffe di tutto
(Key) La Chiave del mio gioco è
(Laughring) Deridervi

(Mind) Fate attenzione ai vostri limiti
Non alle vostre ossessioni
(Over) Sempre, sempre, sempre e per sempre
(Playing) Impegnati a interpretare i vostri ruoli

Quietamente esigenti
Rozzamente aggressivi
(Solely) Unicamente sguaiati
(Terribily) Grottescamente seducenti

(U) Voi vi voltate
(DOUBLE U-r) Per sembrare in numero doppio
(X-actly) Ma più precisamente
Y perché non vi decidete a
(Z) farla finita?!

E dopotutto questa non è nient’altro che un’altra canzone dell’alfabeto

Si chiude con un divertimento rock, una canzone dell’alfabeto che permette a Jurenito di giocare con le lettere dell’alfabeto e con le corde della chitarra.

Che dire? Lavoro interessante, originale, adatto a chi ama la musica sperimentale, testi ermetici e motivi non certamente orecchiabili. Lavoro di un musicista impegnato a seguire strade nuove.




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