venerdì 1 giugno 2018

Lo giuro

                                                                                      ph da google immagini

I neoministri del cosiddetto governo del cambiamento stanno giurando fedeltà alla Patria e alle sue leggi. Fra questi due varesini, entrambi in quota Lega: Giancarlo Giorgetti e Marco Bussetti (foto). Forse perché vicini alle idee del senatur Umberto Bossi e del suo 'figlioccio' Matteo Salvini, pensando al giuramento ho pensato al grido che le nuove reclute lanciavano verso il cielo: 'Lo giurate voi?' e tutti, in coro: 'Lo giuro!' ma alcuni, bricconcelli, ne approfittavano per urlare: 'L'ho duro!' Quello però era un giuramento comunitario, nessuno veniva scoperto, questo è singolo e nemmeno il prode Umberto, quando divenne ministro, ebbe il coraggio di pronunciare quella frase irregolare davanti al Capo dello Stato. E certamente non lo faranno i due varesini. Scusate se tendo a sdrammatizzare, ma i capelli bianchi mi permettono di allargare il campo, di non farmi suggestionare dalla solennità dell'evento. Fare il ministro è certamente un ruolo importante, una gravosa responsabilità, un traguardo raggiunto ma saranno più gli oneri che gli onori. Accetta tale compito chi ha una grande stima di sé, chi è disposto a sacrificare quasi tutto il suo tempo per la Nazione, chi sa che non potrà raccogliere tutto ciò che spera di raccogliere. Un Ministro, come pure un presidente del Consiglio, ha le mani legate, molti vincoli, molti equilibri da trovare, molti compromessi da siglare, e soprattutto non ci sono i quattrini, quindi la vedo dura. Le rivoluzioni, quelle che cambiano davvero (non sempre in bene) nascono dal sangue, tutte le altre sono soprattutto parole. Si chiede 100 (in campagna elettorale) per ottenere magari 10, e questo il popolo elettore non sempre lo comprende. Per questo, fossi nei ministri giuranti, sapendo di aver fatto talune promesse da marinai, non dormirei sonni tranquilli. Soprattutto un paio di loro. Non Marco Bussetti, che di promesse non ne ha fatte (forse le farà). Ricordo un Silvio Berlusconi deluso, davanti a Santoro, che disse: 'Il presidente del Consiglio in Italia non ha potere, decide la burocrazia, i burocrati....' Sono i cosiddetti funzionari di Palazzo che ti dicono se una cosa si può fare o se è meglio lasciar perdere...certo, alla fine decidono i politici, ma sono sempre loro che poi se ne vanno a casa.  
Ciò premesso, rinnovo gli auguri al nuovo governo e soprattutto a Marco, che conosco. Non sono certo un disfattista, ma ho l'età per essere realista. 
'O, che grigiume...dove sono i sogni? Dov'è l'entusiasmo? Così si resta immobili...'
Giusto, è bello sognare, sperare, progettare, cambiare in meglio, ma concedetemi un po' di disillusione. E una frecciatina finale: i neoministri attimi di entusiasmo li vivranno senz'altro, quando andranno a leggere le cifre del loro conto in banca. Mi riferisco allo stipendio, naturalmente! 

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