giovedì 13 dicembre 2018

L'istrionico Silvio Raffo

                                                                                  ph carlozanzi



LA VOCE DELLA PIETRA

Quando nel 1996 uscì per Il Saggiatore il romanzo ‘La voce della pietra’, del varesino Silvio Raffo (noto sino ad allora soprattutto come prof e poeta), i commenti furono positivi e arrivò anche qualche premio letterario. Poi la pietra tacque sino a qualche anno fa, quando dal romanzo venne realizzato negli Usa un film dall’omonimo titolo. Nel 2018 il film è arrivato anche in Italia e, con perfetto tempismo, la casa editrice romana Elliot ha ristampato il romanzo, mettendo in copertina un’immagine tratta dal film, ora anche in dvd.
I varesini hanno avuto modo di vedere il film anche in città, e oggi in Biblioteca Civica abbiamo assistito alla presentazione del romanzo. Da par suo, Silvio Raffo ha dato una nuova prova delle sua abilità istrioniche e affabulatorie, che non sono di tutti gli scrittori, in genere più abili nello scrivere che nel parlare. Del resto Raffo avrebbe voluto fare l’attore, e ha rinunciato a teatro e cinema per la scuola, che su di lui ha sempre esercitato un fascino particolare. “Quando entro in un’aula entro in paradiso” ha ammesso oggi, sebbene Raffo sia in pensione, dopo essere stato apprezzato docente di lettere al liceo classico ‘Cairoli’ di Varese. Con Raffo hanno parlato del volume la docente Vittoria Trotti Gnocchi e Luca Traini, che lo scrittore ha definito “uno dei miei alunni più geniali.”
Interessante la genesi del romanzo, che ci lasciamo raccontare da Raffo stesso: “Ero seduto su una panchina ai Giardini Estensi. Non compro mai i giornali ma quel giorno un soffio di vento fece arrivare una pagina di un quotidiano vicino ai miei piedi. Lessi fra gli annunci che a Milano un padre chiedeva assistenza per suo figlio, che aveva subito un trauma. Mi recai immediatamente, pensando di poter conciliare il mio ruolo di docente con quello di assistente di questo ragazzo. Che incontrai, un bellissimo giovane di nome Massimo: la madre era andata via di casa e lui non parlava più, mutismo isterico. Non potei accettare quell’incarico perché era a tempo pieno, non avevo letto attentamente l’annuncio. Ma quel giovane mi rimase dentro e così anni dopo divenne il protagonista del mio romanzo, che è la storia, il combattimento fra Jacob e Verena, la donna che deve aiutarlo a recuperare la parola.”
Silvio Raffo, a ruota libera, ha poi ammesso di aver molto apprezzato il film, che sebbene con inevitabili cambiamenti rispetto al testo da lui scritto, non ne ha assolutamente alterato la sostanza. Ha poi ampliato il raggio d’azione, facendo cenno ad altri suoi romanzi, che vedono quasi sempre come protagonisti un giovane problematico, un adulto incaricato di aiutarlo a trovare la normalità, la figura della madre che primeggia rispetto alla figura paterna (“ho qualche problema con i padri” ha detto il poeta e narratore varesino).  Le storie di Raffo sono quasi sempre drammatiche, complesse, domina la scena l’azione psicologica. “Il mio lato oscuro lo metto nei libri” ha concluso Silvio Raffo “perché chi mi conosce sa che sono un tipo ben diverso, non certo chiuso in me stesso, tormentato, angosciato. Chi legge i miei libri si sorprende nel trovarmi assai differente da come uno si sarebbe immaginato, scorrendo le mie storie.”

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